Riprendiamo il viaggio, tutti insieme

Riprendiamo il viaggio. Tutti insieme: corresponsabili ed entusiasti del comune servizio, testimoni di Cristo, morto e risorto, per la salvezza del mondo, dentro ad un tunnel dove stiamo vivendo uno dei momenti più tristi della nostra storia moderna con la sensazione che il grido delle Lamentazioni risuoni per le nostre strade …

“il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare”. Ger. 14, 18. “Ah! come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo” (Lam 1,1). “Poiché il passato non rischiara più l’avvenire, lo spirito avanza nelle tenebre” A. de Tocqueville

Non ci rendiamo conto che la posta in gioco è altissima e portiamo dentro la convinzione che non tocca a noi, direttamente, risolvere i problemi provocati dalle svolte epocali. Tuttavia ci pare bene tenere presente questa situazione evitando così il rischio di “correre invano”.

Come antidoto a questo rilassamento riscopriamo la centralità del nostro essere cristiani.

“L’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 5,14) così da passare di conseguenza dalle opere di Dio (che caratterizzavano le parrocchie del passato, in cui importante era fare tante cose) all’opera di Dio, l’unica in grado di salvare. Dopo le tante analisi e le tante previsioni, è ora di chiederci come raggiungere le situazioni umane che “non ci chiedono più niente”. Si è conclusa la fase delle grandi analisi storiche e sociali: è l’ora delle iniziative.

Ci conforta veramente riconoscere che nonostante tutto le “misericordie del Signore non sono finite” (Lam 3,22). Tutto scorre e cambia e anche la nostra fede è chiamata forse a mutare qualcosa, a cambiare forme e usi che non sono più corrispondenti alle nuove esigenze, a lasciar cadere sovrastrutture e zavorre “per ritornare al centro” e fissare i nostri occhi sulle cose che davvero contano. Lo sappiamo: alla gente la Chiesa appare una cosa antiquata, le nostre proposte non sono più necessarie.
Qualche servizio religioso e di assistenza (dei bambini in particolare) e poi basta.

“I cambiamenti che gli uomini attuano senza l’aiuto dall’alto sono destinati ad arenarsi nella palude dell’autoreferenzialità e a morire nell’arido cerchio dell’egoismo”. Carissimi non stanchiamoci di fissare Cristo e di incontrare Lui. Il nostro essere cristiani non è un insieme di verità da credere infallibilmente (questo è dogmatismo), nemmeno un codice etico che ci dice cosa si può fare e cosa non (moralismo), il cristianesimo è essenzialmente l’incontro con una persona Gesù, viva qua e ora, Risorta e operante nella nostra comunità: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20) “Se il mondo non crede più in Gesù Cristo è perché una testimonianza non funziona: la nostra!” M.de Vesins

Tante volte abbiamo sperimentato la “presenza del Risorto” in mezzo a noi. Questo è quello che oggi ci fa gioire e ci dice di continuare: è Lui il punto di appoggio su cui far leva per sollevare il mondo. “A chi è disorientato, il testimone della speranza indica non cos’è la speranza ma chi è la speranza. La speranza è Cristo.” Don Pino Puglisi

La nostra fede in Cristo, morto e risorto per noi, ci offre la possibilità di leggere le vicende della storia con uno sguardo di speranza, virtù che ci sostiene nella prova e ci rende certi dell’eredità che ci attende. Anche questa lettera pastorale continua la riflessione delle precedenti, arrivando a definire alcune linee di attuazione delle Comunità pastorali. L’orizzonte è sempre il sogno di una Chiesa tutta missionaria (cfr. Evangelii Gaudium, n. 27) che vive con speranza la gioia dell’annuncio del Vangelo”. Mons. Vittorio Viola, Lettera Pastorale.

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Don Livio Vercesi

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