I guadògni ‘d Giandon

Con un messaggio cartaceo, che graficamente sembra disegnato con l’accetta, quel che resta della maggioranza novese annuncia il taglio dell’IMU, l’imposta che – per legge – viene applicata a chi è proprietario di immobili diversi dall’abitazione principale. Si dice sia un vantaggio per le attività produttive: affermazione vera quando chi gestisce è, al tempo stesso, proprietario dell’edificio ove insiste l’attività. Positivo, ad esempio, per una grande industria o una grande struttura commerciale, le quali, indubbiamente, ringrazieranno il Sindaco versando minori tributi rispetto all’anno precedente. Ma quando si parla di piccoli e medi esercizi commerciali, che, spesso, pagano anche una pigione (lo si sottolinea per chi, provenendo da fuori Novi, magari non conosce la realtà locale), le cose non funzionano così. In primo luogo sarà il proprietario dell’immobile e non il commerciante ad incassare la riduzione di imposta, il quale proprietario se – e sottolineiamo se – lo riterrà, potrà ridurre il canone d’affitto al gestore dell’attività commerciale. Dunque, il proprietario dell’immobile usufruirà dello sconto solo se praticherà, a sua volta, una riduzione del 30% del canone di affitto al locatario. A titolo di esempio, ci giunge notizia che: a fronte di una riduzione dell’IMU di 100 euro annue, il proprietario dovrebbe praticare una riduzione del 30% del canone di locazione, dunque a rinunciare a, diciamo, circa 1.000 euro annuiIl proprietario, in questo caso, esclamerebbe: “E chi sono io, Babbo Natale?!!”. E il mitico Bastiano aggiungerebbe: “I son i guadògni ‘d Giandon”. Ovviamente attendiamo fiduciosi di poter pubblicare una smentita.

In compenso, a fronte di un regalo – ad esempio all’Ilva, di 50.000 euro annui, che certamente non risolveranno i problemi della azienda, viene mantenuto l’aumento dell’IMU sulle seconde case per gli affitti a canone concordato che – e anche in questo caso saremmo lieti di ricevere una smentita – sono quegli alloggi affittati ad un canone ridotto per scopi, evidentemente, di carattere sociale. E pare si stia parlando, si badi bene, di più di mille alloggi affittati secondo tale canone.

Ai posteri…

Spanna: Antica unità di misura ormai in disuso, recentemente riscoperta nel basso Piemonte.

Un progetto “spannometrico”

Lo ammettiamo: moriamo dalla voglia di vedere (dopo aver già apprezzato le interessanti foto in technicolor relative alla pulizia stradale) il progetto per il recupero della Cavallerizza, conoscerne il contenuto e, possibilmente, il dettaglio dei costi, considerato che tale progetto è stato pomposamente denominato “Accademia Enogastronomica del novese”. “Un’idea”, per dirla con Giorgio Gaber … “un concetto, un’idea. Finché resta un’idea è soltanto un’astrazione”: il canterino Diego dovrebbe conoscere questa canzone.

La proposta – non si svela alcun segreto – è frutto di una mediazione tra quel che resta della maggioranza, nella persona del video-dipendente Diego (con il silenzio-assenso del sire Cabella) e il Mungitor cortese, delegato, senza essere in maggioranza, alla valorizzazione del manufatto di piazza del Maneggio e aree limitrofe. Indubbiamente si tratta di una zona strategica della città, sulla quale, nel tempo, si sono “scornate” diverse amministrazioni e per la quale, è bene sottolinearlo, ci sono interessi contrastanti. Ma, dopo le “rimozioni” dell’assessore all’Urbanistica e della Presidente della relativa commissione, la musica di certo cambierà, soprattutto grazie all’ impulso decisionistico del Sindaco, che ha assunto la responsabilità della delega.

A proposito della anomala delega al Mungitore sulla valorizzazione dell’ area, non si è ancora compreso cosa pensi colui che “puote”. Probabilmente “colui” è sempre troppo impegnato, unitamente agli amici con cui si riunisce, a distribuire “careghe e cadreghèini”.

Lo scontro, si ricorderà, si consumò tra Diego – che voleva aprire il Museo del Cioccolato a Palazzo Dellepiane – e il Mungitore, il quale, alla fine, l’ha spuntata davvero, deviando le possibili risorse sulla Cavallerizza (e, probabilmente, replicando in forma privata il gestaccio prodotto pubblicamente e con nonchalance da Ciapa musche). Come utilizzare piazza del Maneggio non è dato sapere; forse un megastore di carne equina, considerata l’antica funzione del fabbricato, ove non mancherebbero neppure i “salamèini id ‘iò” (1) e, per competenza, quelli bovini, nonché quelli d’asino, ma neppure il formaggio poiché, come dice il saggio,“la bocca no l’è straca se non la sa de vaca”.

Pare che la logica dell’operazione sia stata: prima pensiamo alla scatola- au scaturòn – come avrebbe detto il Mungitore, poi al contenuto. Proprio come accade nei negozi di scarpe: prima si compra una scatola bella, carina, colorata, magari infiocchettata, alle scarpe poi si penserà, sempre se si avrà tempo; così anche in sartoria, in cappelleria, nei negozi di apparecchi televisivi e di trita radici (per questo ultimo prodotto citofonare Diego, la scatola verrà consegnata a domicilio). È lapalissiano! Si pensa sempre prima all’ involucro, sul contenuto si riflette dopo, con calma… non bisogna mai avere sprescia

Entrambi i contendenti dello scontro erano talmente innamorati e convinti delle loro idee da gettarsi a capofitto sui milioni derivanti dalle compensazioni dei lavori del Terzo Valico. 

(Nota per il lettore: impostare la voce leggermente nasale e cantilenante). Dalla lettera apocrifa di Giampaolo ai novesi: “In quel tempo Diego aveva in mano le leve del comando, voleva portare a casa i quattrini per il museo della “cikulota”. Bisognava far presto. In quel tempo, Diego usava portar con sé una moderna scatola “magica”, denominata telefono, che produceva anche auto-immagini; dall’oggetto meraviglioso non si separava mai, neppure quando andava a coricarsi sul mesto giaciglio, o per adempiere ai suoi bisogni corporali. 
Un giorno l’uomo, voltando le terga ai convenuti, ripose in tasca la scatola magica, allungò la mano destra dietro la schiena e, socchiudendo leggermente le palpebre, attese qualche istante, fino a quando il Comune di Alessandria depose sul palmo della sua mano quanto aggradava … al Comune mandrogno stesso. Da gran signore, Diego non si mise a contare i cinque denari concessi: azione inelegante, non stava bene. Tanta era la sua euforia, da fargli dimenticare quanto Novi avrebbe potuto vantare, e, soprattutto, del danno che la città avrebbe subito rinunciando a ciò che, legittimamente, avrebbe potuto avere. Infatti Diego tornò a casa, gaudente del successo”.

Cosa saranno mai cinque milioni in più o in meno ? Era invece necessario far presto, forse per battere sul tempo l’insistente Mungitore. E fu così che il televisivo Diego, trionfante, annunciò all’attento cronista (il quale si stupì per non essere riuscito a prevederlo) che il Museo del Cioccolato era cosa fatta … salvo smentirsi il giorno successivo, quando, in Giunta, venne deciso di destinare i quattrini (dimezzati) all’altrettanto amata, ma dal Mungitore, “Accademia” (Accademia, ripetiamo, al momento costituita di sole parole).

Esiste forse un progetto ? Una relazione di massima? Uno straccio di documento ? “Na cosa”, come avrebbe detto la compianta Anna Marchesini? A quanto pare esistono solo parole (atte a far prendere aria alla bocca, commentiamo). Ci giunge infatti notizia – ma sarà poi vero ? – che, durante una Commissione comunale, il televisivo-Diego abbia affermato che il “progetto” (volendo, il lettore qui può ridere) sarebbe stato illustrato a voce al Commissario del Terzo Valico. Informato della faccenda, “u Sgumèin” avrebbe esclamato:“Ma benedet fieu, in ghe l’han mustrà a skora che “Verba volant, scripta manent”?!!! (2)

Inoltre, la valutazione dei costi per i lavori di recupero della Cavallerizza sarebbe stata fatta, diciamo, “spannometricamente”. Proprio come in salumeria, un tanto all’etto: “Sono venti grammi in più signora: che faccio, lascio ?”.

Roba da non credere, così come non si può credere che il Commissario statale possa avere accettato un’illustrazione orale di quello che è stato definito un progetto (anche se è pur vero che Diego: “con quella bocca, può dire ciò che vuole”).

Ignoranti quali siamo – come ebbe a dire, tempo addietro, una “ammiratrice” che, temporaneamente, siede in Consiglio comunale – non ci permettiamo di dare giudizi di carattere giuridico sulla “perdita” dei famosi cinque milioni, anche se c’è chi afferma che la “caduta” non sarebbe solo di stile e, anzi, potrebbe configurarsi come un danno dal punto di vista tecnico (lo diciamo per chi s’intende di cose tecniche) amministrativo. Uno scivolone, insomma, di cui sarebbero responsabili, pensiamo (beata ignoranza), anche i consiglieri comunali consenzienti. 

Dato che non si vuole infierire – affermazione sincera – speriamo davvero non sia così. Però, si sottolinea nuovamente, a rimetterci sono i novesi tutti, privati di una risorsa importante, che avrebbe contribuito a risollevare le sorti dell’economia cittadina in un momento così drammatico. E di questo, forse tecnicamente, ma certamente politicamente, prima o poi i responsabili dovranno rispondere. 

Istu lè sicuru (3), per dirla con Bastiano di piazza Dellepiane.

Il Malalingua

1) salamini di carne di cavallo
2) benedetto ragazzo, non gli hanno insegnato a scuola che le parole volano e gli scritti restano?
3) questo è certo.

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