Contestare le scelte di Israele non significa attaccare gli ebrei

La situazione Israelo-Palestinese rappresenta appieno il relativismo del mondo che stiamo vivendo. Se quello che sta facendo Israele ai palestinesi o viceversa, l’avessero fatto la Cina o la Russia ci sarebbero, forse, già le truppe pronte a partire; sicuramente ci sarebbe stato un movimento mediatico e politico quasi unanime che attaccava una delle due parti (solitamente la più debole, in nome della democrazia).

Voglio essere chiaro: qui non ci sono santi o diavoli; qui ci sono, come sempre, persone che muoiono. C’è un però… Israele è uno Stato che si definisce ebraico, nella cui macchina statale esiste una fortissima ingerenza culturale e religiosa. La popolazione israeliana è rappresentata politicamente, per la maggioranza, da Nazionalisti con forti spinte al militarismo, con forti alleanze, in particolare con gli Usa e vanta armamenti che non abbiamo manco in Europa. A questo si aggiunge il fatto che è uno Stato nato per un accordo avvenuto dopo la seconda guerra mondiale e il genocidio della Shoah, inserito forzatamente all’interno della Palestina (culturalmente Araba). Questi fattori hanno creato le condizioni perfette per un campo di battaglia perenne in Medio Oriente (roba che i Balcani possono solo accompagnare).

Quello che trovo sbagliato è che, per molti, attaccare le scelte strategiche e militari di Israele significhi attaccare gli Ebrei e, di conseguenza, essere visti come antisemiti… Anche No! Per fare un paragone: se critico la Russia, allora ce l’ho con gli ortodossi; se critico l’Italia, ce l’ho con i cattolici; o se critico la Turchia, ce l’ho con i Musulmani.

Raga, basta fare confusione tra Popolazioni, Stato e Religioni/cultura dominante! Sono tre cose distinte che hanno valori e ruoli diversi. Se nel 1947 anziché creare lo stato Ebraico (Ebraismo = Religione, quindi religioso) e lo stato Arabo (Arabo = Ramo semantico/Culturale, quindi non direttamente religioso) avessero fatto uno Stato libero, patria di tutte le religioni/popoli e garantito dalle Nazioni Unite sotto l’aspetto politico-militare, oggi, forse, parleremmo di un’altra cosa e, forse, ci sarebbero meno morti. Ma c’erano altri interessi, come quello di avere uno stato satellite che destabilizzasse il Medio Oriente, o come quello di avere uno stato alleato in posizione strategica in piena Guerra Fredda.

A me stanno sulle palle tutte le religioni, perché tutte, pur predicando la pace, venivano e vengono usate come pretesto dagli uomini per creare divisioni e guerre, in una sorta di perenne derby che non porta mai a niente, o meglio, porta ad avere morti. E che io ricordi, non esiste alcuna religione che ingaggi la morte.

Ps. giusto per chiarire un punto:- stato Ebraico (Ebraismo = Religione, quindi religioso)- stato Arabo (Arabo = Ramo semantico/Culturale, quindi non direttamente religioso anche se con una maggioranza Musulmana)

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Daniele Mascia

Un commento su “Contestare le scelte di Israele non significa attaccare gli ebrei

  1. La questione tra palestina e istraele è vecchia come il mondo, sono le facce contrapposte della stessa medaglia. Sono della stessa razza.
    Così come sono attualmente posizionato non potranno avere altro che un futuro di guerra, distruzione, dolore e miseria.
    Gli uni lanciano missili , giustificandosi che sono oppressi, gli altri rispondono con i bombardamenti giustificandosi che devono difendersi.
    Da questa situazione non se ne esce ed è inutile che la critica internazionale partecipi per una o l’altra frazione, entrambe producono morte e dolore e soprattutto odio.
    Il buon senso vorrebbe che trovassero il modo di convivere sullo stesso territorio con due governi coordinati e miranti al benessere collettivo in una patria comune. Devono andare oltre il fanatismo religioso e porre il fondamentale rispetto individuale come principio di convivenza.

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