Storie di poltrone, temporali e… giri di valzer

Sono ormai trascorsi due anni dall’inizio dell’Era Cabella e ci si può concedere qualche ragionamento sull’operato della “granitica” maggioranza.
Se c’è un’attività in cui “quelli del buon senso” (si fa per dire) non sono rimasti immobili è la distribuzione di pani, pesci e … companatico.
Trionfato alle elezioni per ben 395 voti di differenza, il Sindaco eletto, mentre i suoi “aiuti in campo” si apprestavano ad imbandire la tavola, pare abbia pensato: “Ma perché è toccato proprio a me?” (i maliziosi sostengono che, se solo avesse avuto sentore della vittoria, avrebbe votato per Muliere); ma poi deve essersene fatto una ragione.
Le schede elettorali erano “ancora calde” ed il Mungitore esultava, anzi, saltellava, trotterellando come un vitellino su e giù per via Girardengo, ritenendosi l’autentico vincitore della competizione elettorale. Mentre, giulivo, festeggiava, pare che alla periferia della città, in una casa privata chiamata il “pensatoio”, medici, infermieri, portantini e portaborse si apprestassero ad elaborare strategie non già per il futuro di Novi, ma approntavano bisturi, pinze e forbici per dare un taglio netto, e senza anestesia, a tutto quanto era stato costruito in passato.

Contemporaneamente, congetturavano sulla spartizione di poltrone, poltroncine, seggiole, sdraio, amache e sgabelli (in novese: scagnèti).
Si dice che la conta sia andata così: “questo a me, questo a te, questo al Mungitore”. Però, arrivati a lui, sembra che tutti i convenuti abbiano sfoderato il celebre gesto dell’ombrello …ovvero l’azione compiuta piegando un braccio ad angolo retto e colpendo l’interno del gomito con l’altra mano (cfr. Alberto Sordi, ne “I Vitelloni”).
Il Mungitore avrebbe voluto, per grazia ricevuta, determinare la composizione della Giunta, ma altrove ognuno stava trattando per sé. “Le pouvoir c’est le pouvoir”: l’unità “granitica” della compagine che vantava aver tenuto insieme e condotto alla vittoria è parsa sbriciolarsi non appena chiuse le urne (proprio come i canestrelli della Pieve “pucciati” nel latte). 

Breve cronaca degli accadimenti: Diego dei selfie deve aver poggiato sul tavolo il suo pacchetto di preferenze, così come Poletto per Forza Italia: sono stati premiati. Sisti (con un quarto di preferenze ricevute rispetto a Poletto) è stato elargito più tardi, mentre si è vista esclusa la terza eletta di Forza Italia, da taluni appellata “Abbronzatissima”, che, successivamente, si è data alla fuga. Esclusa anche l’azzurra Signora Porta che, generosamente, si era astenuta dall’agone elettorale locale, pur avendo portato acqua al mulino cabelliano e che -si dice – il Mungitore avrebbe voluto come Assessore all’Urbanistica. Invece, tale carica è stata elargita ad una alessandrina, architetto, inviata (speciale) dalla Lega provinciale (forse ad Alessandria i posti erano esauriti), con scarsa conoscenza della città, magari incaricata del compito di portare la visione mandrogna della logistica e del terzo valico ferroviario a favore del capoluogo. Il Mungitore, poverino, ne ha patito: ha sopportato conati di stomaco, giurando battaglia contro la nuova venuta. Dolcino, invece, è riuscito ad entrare in Giunta, in virtù delle preferenze forse ottenute grazie agli innumerevoli caffè confezionati nella sua vita; infine, il posto a Cuccuru è parso dovuto, in quanto aveva fatto il salto della quaglia poco prima della campagna elettorale.

Le poltrone, però, erano a numero chiuso; taluni avevano pensato di rivolgersi ai mobilieri locali, per acquistarne altre: niente da fare, erano tutte esaurite. Qualcun altro (obtorto collo), ritenendo di aver dato tanto alla causa, era rimasto tristemente in stand by (in novese: a bocca asciutta), ma è stato ben presto tranquillizzato: infatti erano in arrivo nuove poltrone, diciamo di secondo livello, quali, ad esempio, quelle di Acos o della Fondazione Teatro. Tuttavia, si rendeva necessario operare in fretta, Cabella (“ben” consigliato, forse, dal nipote) aveva chiesto le dimissioni di tutti gli (odiati ?) predecessori presenti nelle aziende partecipate. La premura, però, è cattiva consigliera, e ha provocato al Sindaco il primo scivolone: infatti avrebbe dovuto essere lui, in quanto conducator, a revocare le nomine, e non gli occupanti a presentare le dimissioni. E così, mostrando un coraggio da leone, Cabella ha deciso di rinviare il tutto a data da destinarsi.

Frattanto le nubi si sono addensate sempre di più sulla Giunta cabelliana; da Nord (e da dove, se no?) c’era la minaccia di un forte temporale. La poltrona di Cuccuru ha iniziato a traballare e qualcuno, a bordo campo, già scaldava i muscoli, pronto a sostituirlo; anzi, in città si racconta che si atteggiasse come prossimo all’incoronazione, dispensando editti autarchici sulla gestione e del settore culturale, e del Teatro Marenco, su modello proloco: sei caldarroste, due fichi secchi e ‘n bicero ‘d vein. Insomma una “brancata” di amici e parenti arruolati a suonare, ballare e recitare, tipo “bufa e scrola”. Altri, invece, pensava che il “Marenco” e la cultura novese meritasse qualcosa di più: e questo è stato uno dei motivi per i quali ci ha … lasciato le penne. 

Cuccuru è stato poi licenziato in malo modo, dalla sera alla mattina, reo di non aver obbedito agli ordini provenienti non già dall’Ufficio del Sindaco, ma dal “pensatoio” precedentemente citato. Dolcino, dopo la breve e “brillante performance” assessorile, se ne è andato “spintaneamente”dalla Giunta (senza aver potuto preparare neppure un caffè), nell’attesa di trasferirsi a “brillare”altrove.

Uno dei due posti vacanti è stato quindi occupato da un altro alessandrino (Lega provinciale docet), destinato, si diceva, a fare le veci del Sindaco (non il vice: quello c’era già, nella persona di Diego, con delega ai selfie). Dunque, una sorta di commissariamento leghista del Sindaco a sua volta leghista, secondo i rumors provenienti da più parti. Il giovane Sisti, invece, è corso ad occupare la tanto ambita poltrona di Assessore alla Cultura, mentre terzi sono rimasti nuovamente in stand by. In questo tourbillon abbiamo anche assistito al semi-siluramento della Assessora all’Urbanistica (per accontentare il Mungitore, scalpitante come … i suoi tori) alla quale, appunto, è stata tolta la delega all’Urbanistica; dopo di ché il Mungitore ha assunto il ruolo di Assessore ombra all’Urbanistica per l’area del Maneggio, ma, nel frattempo, se ne è andato dalla maggioranza, forse scontento di non aver ottenuto incarichi per i suoi fans politici e non (nemmeno uno “scagnètu”).

E poi è arrivata la stagione della vendemmia; i mobilieri hanno incominciato le consegne delle nuove poltrone e Cabella, su indicazione del “pensatoio”, ha iniziato ad assegnare quelle della ammiraglia Acos. “Fusse che fusse la volta buona”, hanno pensato in molti, ma la stagione dei Rossi non era ancora arrivata. Comunque, per un breve periodo, la tranquillità pareva tornata; in realtà la calma apparente è durata fino al sorgere del sole. Qualcuno, forse, immaginava di godere di poteri illimitati, novello Superman o Wonder Woman, ben presto accorgendosi, però, che non era così. La poltrona, qualora ci fosse stata, non era una Bat-poltrona ed aveva poteri limitatissimi. In molti, comunque, battevano quotidianamente alla porta (anche fisicamente … e qualcuno, nostalgico, andava anche a fare un giro in bagno). E così, pian piano, le cambiali elettorali dei Rossi, dei bianchi e dei neri sono state assolte. Tuttavia, anche durante questo passaggio il numero delle poltrone non era infinito: nuovamente, c’è chi è rimasto in stand by.

Si è dunque giunti alle nomine del Consiglio della Fondazione Marenco: a quanto pare – e per fortuna – il teatro non sarà gestito con una visione da sei caldarroste, due fichi secchi e ‘n bicero ‘d vein
Ora, però, un nuovo temporale si sta addensando sulla maggioranza o presunta tale: la situazione in Consiglio Comunale è in continuo movimento.
Per la Lega, due anni fa, dalle urne erano usciti ben otto consiglieri, mentre oggi ne conta solo quattro (oltre al Sindaco, che non è un dettaglio). Se ne sono andati dapprima Saracino, tornato all’ovile, ovvero a Fratelli d’Italia; poi i tre consiglieri del Mungitore & friends. Forza Italia, che aveva ottenuto due consiglieri, ora ne ha solo uno, poiché la capogruppo è passata a Fratelli d’Italia. Ora, al di là degli aspetti formali, quel che resta della maggioranza avrà cinque consiglieri e altrettanti ne avranno i “fuori usciti”. Si dirà che, pur cambiando l’ordine dei fattori in Consiglio, il risultato non cambia; ma in Giunta non è così. 

La Lega, dimezzata in Consiglio, continua a mantenere lo stesso numero di Assessori, ovvero tre (oltre al Sindaco). Forza Italia, dimezzata in Consiglio, conta ormai solo un consigliere, ma tre importanti cariche, ossia Presidente del Consiglio, Vice-Sindaco e Assessore alla Cultura: qualche poltrona potrebbe ballare … Fratelli d’Italia, invece, ha raddoppiato la sua posizione, passando da zero a due consiglieri, ma non ha neppure un Assessore. Sbaglieremo, ma il capo storico di Fratelli…& Sorelle d’Italia, quello che alza il dito medio per fare i complimenti perché dalle sue parti si usa così, con il suo noto savoir-faire potrebbe passare all’incasso, magari chiedendo non per sé, ma per la nuova arrivata nel suo gruppo, un assessorato, magari uno di quelli oggi occupati da Forza Italia. Si profila una sorta di patto, che chiameremo il “patto della braciolata”, tra il Mungitore & Friends e i Fratelli e le Sorelle d’Italia, patto che scardinerebbe gli equilibri in Consiglio comunale e rimetterebbe tutto in discussione. Il teatrino continua … titolo della pièce: POVERA NOVI. Ci sarà un nuovo giro di valzer ? E chi ne farà le spese ? Forse Diego, il fotografo istantaneo ? Forse il diligente Sisti ? Oppure l’inossidabile Presidente del Consiglio ?

Intanto la città langue …

Il Malalingua

P.S. Il Mungitore, noto esperto di mobilità urbana, ha dichiarato ad un quotidiano: «I novesi non amano parcheggiare né in superficie, né sottoterra e, aggiungerei, neppure sospesi».Probabilmente sta studiando parcheggi volanti, provvisti di ali, spostabili da una parte all’altra della città. Da brevettare.

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