Andrà tutto bene? Senza lavoro l’Italia non riparte

“Andrà tutto bene”: era questo lo slogan più utilizzato dai giornali e sui social e scritto su cartelloni e lenzuoli esposti su tanti balconi in tutta Italia; messaggio poi ripreso anche da diversi cantanti nei testi delle loro canzoni e da autori nei propri romanzi.
Un messaggio chiaro e forte nel fare squadra, per motivarci a stringere i denti durante questo periodo, il più complicato dal secondo dopoguerra, ma soprattutto un messaggio di speranza su come dovrà essere il futuro , il nostro domani. Ma è finito il tempo degli slogan , per andare tutto bene domani , uno dei tanti problemi da cui dobbiamo partire oggi è quello dell’emergenza occupazionale e del lavoro in generale perché, che sia chiaro per tutti, senza lavoro l’Italia non riparte.

Alla fine di questo mese scade, ad esempio, il blocco dei licenziamenti sul quale il governo, si spera, possa ascoltare ed accettare le richieste delle forze sindacali per una proroga del blocco al 31 ottobre (come richiesto) se non fino alla fine dell’anno o primi mesi di quello successivo.
E’ vero che non tutti i settori sono stati colpiti in egual maniera dalla pandemia, ma come ho spesso detto più volte in Consiglio Comunale qui a Novi, che sia una amministrazione comunale o un Governo nazionale, si deve lavorare per unire e non per creare differenze sociali che sono una delle piaghe della società di cui facciamo parte. Si sta piano piano ripartendo è vero, ma siamo ancora in una fase delicata e uno sblocco adesso potrebbe comportare una situazione sociale di difficile gestione.
Inoltre sarebbe importante continuare ad utilizzare la cassa ordinaria lasciando perdere l’idea della proroga selettiva che assicura protezione soltanto ai lavoratori di determinati comparti.

Ma una ulteriore proroga non è che risolve i problemi come un tocco di bacchetta magica ma al massimo li rimanda in là nel tempo soprattutto se nel mezzo non si riesce a mettere in campo una politica del lavoro seria e che stia al passo con i tempi cosa che al momento sembra fantascienza.
Servono delle riforme di buonsenso delle politiche utili a proteggere e al contempo promuovere le persone che lavorano o che sono inoccupate.
L’occupazione non la crei con decreti ma con investimenti, con politiche industriali e agricole serie, con un rilancio delle strutture, con la digitalizzazione e una innovazione della piattaforma (senza lasciare però indietro nessuno) e con un piano assunzioni serio che riguardi la sanità la scuola, riformando quest’ultima in maniera massiccia rivedendola in ogni ordine e grado.
Una riforma seria deve riguardare anche le pensioni, perché per alcuni posti di lavoro è impensabile continuare a lavorare dopo i 60 anni tra problemi fisici e non. Inoltre, bisogna garantire la sicurezza dei lavoratori e tutelarli perché avere ancora nel 2021 dei morti sul lavoro è inaccettabile.

E poi c’è il sindacato, quel sindacato che cerca di fare il compitino ma con sigle sindacali, soprattutto nelle sedi territoriali, che si fanno la guerra tra di loro per chi deve primeggiare ma che poi in realtà vengono viste da molti lavoratori, soprattutto i più giovani, solamente come quelli che cercano di portarti via un tot al mese e come quelli che se hai bisogno ti fanno 730 e Isee aggiungendoci ancora un tot a quel tot che già ti prendono ogni mese e tutto questo è profondamente sbagliato: anche qui serve ritornare a stare con tra e fra le persone innanzitutto ma facendo investimenti e inserendo giovani con idee e voglia di lavorare e mettersi in gioco.

Speriamo che vada davvero tutto bene.

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Luca Patelli

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