La prova del fuoco (amico)

Dopo il disastroso voto di giovedì 17 giugno, con il quale è stata bocciata la delibera sulla alienazione delle quote di proprietà del CIT per il determinante no espresso dalla fuoriuscita azzurra ora (sorella) Fratelli d’Italia, i Sindacati dei lavoratori, giustamente, si sono dichiarati allibiti, sottolineando che la posta in gioco è costituita da decine di posti di lavoro.
Un quotidiano, il giorno successivo, ha tentato di far pronunciare in merito la “grande”protagonista del voto; ma la consigliera, avvocato Francesca Chessa, ha rilasciato soltanto la seguente dichiarazione: “A tempo debito esprimerò la mia motivazione politica. Per il momento mi astengo da ogni commento”.
Lunedì 21, dopo aver a lungo riflettuto, l’interessata – se pur tardivamente – ha spiegato al Consiglio comunale di aver votato contro perché, così come avevano già sostenuto i tecnici comunali, la delibera è illegittima “ab origine”.
Raccontano le cronache che, dopo il “patatrac” del 17 giugno, il sabato successivo si sarebbe svolta una riunione nella quale Cabella, finalmente, avrebbe battuto i pugni sul tavolo minacciando le dimissioni: ovvero, tutti a casa. Presumiamo che l’idea di perdere il tanto sudato cadreghino mobile (munito di rotelle per spostarsi, ma solo a destra) abbia turbato significativamente molti.
Lunedì 21 è stata convocata una nuova riunione del Consiglio, non in presenza e nemmeno in streaming, in quanto – a detta del Presidente del Consiglio medesimo – non sarebbe stato possibile effettuare una diretta a causa delle ferie di un dipendente comunale (sarà legittimo svolgere una riunione del Consiglio senza pubblico?). D’altra parte, si sa, che in casi come questi la “rivoluzione del buon senso” può attendere (fra l’altro il lunedì i parrucchieri osservano il giorno di riposo e martedì non ci si sposa e non si parte). Nella riunione doveva essere riproposta la delibera incriminata: una prova del fuoco, ma di quello amico.

Ma… colpo di scena! A poche ore dall’inizio della riunione, l’Assessore competente ha inviato una lettera a tutti i Consiglieri comunali, dichiarando di non poter partecipare, in quanto in viaggio per Roma, e che la modifica precedentemente richiesta non era (più?) necessaria, per le seguenti motivazioni: nella delibera del 3 maggio era scritto che il Comune voleva vendere l’85% delle azioni del CIT, ma l’operazione non poteva effettuarsi, in quanto si possono alienare esclusivamente le azioni in possesso del Comune, ragion per cui Novi può decidere e disporre solo delle sue quote (Ma va? Ma pensa …). Ricordate quando Totò aveva tentato di vendere la fontana di Trevi, pur non essendo di sua proprietà?!!

Totò mentre cerca di vendere la fontana di Trevi

Trascorse, però, poche ore – e dopo una inversione a U forse non figurata – l’Assessore competente Delfino è apparso ai convenuti come per incanto, via web. Si è presentato per sostenere la sua tesi, ma, forse provato dal viaggio, è apparso piuttosto nervosetto. Fatto sta che, con lungo discorso a sostegno della sua tesi, ha attaccato pesantemente molti componenti della Amministrazione e degli Uffici comunali. Persino il Sindaco, sortendo dal suo proverbiale riserbo, si è sentito pacatamente in dovere di chiedere scusa per le “frasi irriguardose” espresse. Altresì è da considerare che, in precedenza, Cabella, in palese contraddizione con l’Assessore, non aveva escluso un nuovo Consiglio straordinario, nel quale riproporre la delibera bocciata.

Delfino se l’è presa con l’opposizione di sinistra (la quale, come è noto, è responsabile di tutto lo scibile umano), con quanti non hanno votato la delibera del 17, con i funzionari comunali: Segretario generale in testa, Ragioniere capo e persino con i Revisori dei conti, rei di non essere d’accordo con le sue proposte. Lesa Maestà? Una congiura di Palazzo? (per la cronaca, se l’è presa anche con questa rubrica*).

Certo è che l’Assessore avrebbe dovuto spiegare – sarebbero bastati cinque minuti – per quale ragione il giorno 3 maggio fu votato (con una approvazione … per il rotto della cuffia) su sua proposta e contro il parere negativo, motivato, dei tecnici, tale documento. Sarebbe stato sufficiente spiegare perché in allora era stato scritto che si volevano vendere le quote del Cit e non quelle possedute dal Comune di Novi. Ad essere maligni, si potrebbe anche pensare si desse per scontato che gli altri Comuni, a guisa di soldatini, avrebbero obbedito; ma, evidentemente, in un mese e mezzo non è accaduto nulla. Come per altre questioni, il ruolo di coordinamento che spetterebbe a Novi, quale Comune centro zona, appare inesistente.

Sarebbe stato necessario, anche, spiegare che fretta c’era (maledetta primavera) di convocare con urgenza, in quattro e quattr’otto, il Consiglio Comunale per modificare la delibera (rischiando, come è avvenuto, di non avere la maggioranza) se tutto, invece, andava bene (madama la Marchesa). Quel voto, in realtà, cela ben altro problema: nessuno esercita un coordinamento dei Consiglieri comunali di quella che fu la maggioranza (se mai c’è stato).

Sarebbe stato necessario, inoltre, spiegare perché nel pomeriggio di lunedì 21, forse temendo un nuovo voto contrario del Consiglio convocato per la sera, l’Assessore abbia scritto a tutti i Consiglieri che non era necessario un nuovo pronunciamento sulla delibera bocciata qualche giorno prima, poiché andava bene quella del 3 maggio. Per poi apparire (inatteso) in Consiglio e lanciarsi nella lunga, pesantissima arringa, tollerata dal Presidente del Consiglio (va dove ti porta il cuore… ossia a destra) senza concedere possibilità di replica, costringendo così l’opposizione di sinistra, zittita, ad abbandonare la seduta. Nel suo curriculum il Presidente potrà sempre vantare di non aver dato la parola all’opposizione: un primato per Novi repubblicana, fatto mai accaduto al tempo del governo degli “odiati trinariciuti” (forse, come sostiene il Mungitore, Poletto è stanco e provato).

Non si offenda l’Assessore se diciamo che è stata fatta un po’ di confusione, forse troppa… confusione che permane. Avere tutti – o quasi tutti – contro non deve essere una gran bella esperienza, poiché, come lui stesso ha dichiarato nell’ultimo Consiglio Comunale: “…non c’è nessuna collaborazione dei dirigenti con la giunta novese”. Si può anche essere convinti delle proprie ragioni, ma, forse, qualche riflessione sulle critiche (pesanti) ricevute andrebbe fatta. Come direbbe Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta.

Il Malalingua

*Precisazione: a scanso di equivoci – che già ce ne sono – da una attenta lettura della rubrica di sabato scorso (forse conviene leggere sempre due volte e con calma) si evince che i traslochi a cui ci si riferiva erano quelli relativi al passaggio da un gruppo all’altro in Consiglio comunale e non già, come sostenuto dall’Assessore, il trasloco della Giunta Cabella dal Comune. Comunque se questo evento si verificasse, non saremo certo noi a stracciarci le vesta.

P.S.: In città si racconta che le “diplomazie” della maggioranza abbiano contattato il Presidente del Consiglio comunale per chiedergli, in forza di ragioni di maggioranza (o quasi), di rassegnare le dimissioni dalla carica, in modo da ripescare, al suo posto, la ripescata in Consiglio, la quale, a quanto pare, gradirebbe assai tale ruolo. Pare che la risposta di Poletto sia stata: “E chi sono io? Babbo Natale?!!”.

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