Amag-Acos, D’ascenzi: “Arrobbio non sa di cosa sta parlando”

Non è facile capire cosa sta succedendo nel mondo delle multiservizi della provincia di Alessandria. Siamo andati a chiedere spiegazioni a Mauro D’Ascenzi (nella foto), ex amministratore delegato di Acos e profondo conoscitore del mondo delle multiutility.
Ma ricapitoliamo la vicenda, per chi si fosse perso qualche puntata. Tutto è partito dalle dichiarazioni del presidente di Amag SpA, Paolo Arrobbio, che ha manifestato l’intenzione di “riportare Gestione Acqua in ambito totalmente pubblico”.
“Riteniamo sia anomalo – ha spiegato Arrobbio – che Gestione Acqua debba gestire il servizio idrico integrato soggiacendo a logiche di natura privatistica, in quanto il socio di controllo è partecipato da un soggetto privato (Iren) che esprime gli organi delegati”.
La sua dichiarazione ha provocato immediata risposta da parte dei gruppi consiliari del Pd di Alessandria e Novi, dove sono all’opposizione. Per i Dem le dichiarazioni di Arrobbio hanno il “solo intento di coprire e mascherare le difficoltà in cui il gruppo Amag che versa” e “la volontà di acquisizione di una partecipata di un comune su quella di un altro comune come se fosse ad uso e consumo della maggioranza politica pro-tempore che guida Novi e Alessandria sembra rispondere a logiche legate alla volontà di un capo partito piuttosto che alle esigenze di crescita e di tutela dei servizi per i cittadini”.
A stretto giro la replica (questa volta a titolo personale) di Arrobbio. “è la legge a stabilire che l’acqua, bene comune e primario, deve essere sotto il totale controllo pubblico” e “riteniamo sia anomalo che Gestione Acqua debba gestire il servizio idrico integrato soggiacendo a logiche di natura privatistica, in quanto il socio di controllo Acos Spa è partecipato da un soggetto privato Iren società quotata in Borsa che esprime gli organi delegati”. 

Come dicevo, per capirci qualcosa siamo andati a sentire l’opinione di Mauro D’Ascenzi. «Non è vero – ci ha detto – che l’acqua deve essere sotto il totale controllo pubblico, come dice Arrobbio, che forse non sa o finge di non sapere. La legge prevede che possano esistere tre tipi di soggetti gestori: totalmente pubblico, a partecipazione pubblica e privata, totalmente privato. In passato, ci fu una proposta di referendum che proponeva la gestione totalmente pubblica dell’acqua, ma la corte costituzionale non ammise il quesito. Inoltre, Iren è una azienda a maggioranza assoluta pubblica, visto che i soci sono i comuni di Genova, Torino, Parma e Reggio Emilia, con una piccola quota di azionariato diffuso”.

Paolo Arrobbio

Quindi Arrobbio sbaglia. 
«Ha detto una tale castroneria, che a me suscita qualche sospetto…»

Che tipo di sospetto? 
«Per fortuna le cose non stanno come dice Arrobbio, ma credo che lui lo sappia bene. Gestione Acqua è contitolare della concessione del Servizio Idrico Integrato fino al 2034, insieme ad Amag e Comuni Riuniti Belforte. Se quindi non fosse legittimo l’affidamento a Gestione Acqua, non lo sarebbe neanche per Amag. L’autorità nazionale dei servizi idrici ha vagliato il contratto senza obbiettare alcunchè. Per questo penso che ci sia dietro qualcosa, cosa per ora non sono in grado di dirlo. Ma sicuramente lo scopriremo». 

Gestione Acqua è partecipata di Acos. Il 25% di Acos è in mano a Iren. Sono queste le quote a cui punta Amag? 
«Siamo in un paese libero. Se Amag ha tanti soldi nel cassetto e vuol tirarli fuori e posarli sul tavolo di Iren, è libera di farlo. Ma serve anche il parere degli altri soci, perché hanno un diritto superiore. Sinceramente, questa vicenda mi ricorda Totò che voleva vendere la fontana di Trevi, solo che in questo caso c’è qualcuno che la vuole comprare. Anche perché, se uno vuole fare una operazione del genere, non la annuncia sui giornali, se non dopo che l’ha portata a termine».  

Sarebbe un bene per Acos passare da Iren a Amag? 
«In 20 anni, da Iren non abbiamo avuto alcuna interferenza che non fosse altro che aiuti a migliorare. Lo dimostra la continua crescita economica e strutturale che l’azienda ha avuto. Amag può vantare la stessa storia negli ultimi 20 anni? Sinceramente, penso che Acos non abbia nulla da imparare da un socio come Amag. Aggiungo che, se Amag ha liquidità tali da poter spendere decine di milioni di euro per comprare le azioni di Acos, forse farebbe bene a cominciare con il dare quanto deve a Gestione Acqua. Mi risulta che sia una somma abbastanza ingente, a meno che tutto questo polverone non punti – fammi usare una frase da vetero comunista – ad un “esproprio proletario” di Gestione Acqua».

La struttura della festa dell’Unità in uso ad Acos

Anche quello sulle strutture della Festa dell’Unità usate da Acos è un polverone?
«Questa vicenda è semplicissima: io, come credo sappiano tutti, oltre che Ad di Acos ero e sono un militante della sinistra e facevo il cuoco alla festa dell’Unità. Quando le strutture non erano in uso, me le facevo prestare gratuitamente per Acos, facendo risparmiare all’azienda ogni anno migliaia di euro. Ho sbagliato? Penso di no, e lo farei di nuovo. La futilità del polverone sollevato su questa questione, lo dimostra tutto ciò di cui abbiamo parlato prima. Le questioni importanti di cui dovrebbero occuparsi i novesi sono ben altre».

D’ascenzi, in finale di intervista, ci ha annunciato che prenderà la penna in mano per dire la sua sul futuro di Acos. Attendiamo fiduciosi…

Intanto, ieri pomeriggio, sul tema è arrivata anche la dichiarazione ufficiale di Acos SpA, con un comunicato dal titolo: “Gestione Acqua non è in vendita”. 
La proprietà di Gestione Acqua – recita il comunicato – è prevalentemente pubblica ed appartiene ai Comuni del novese e del tortonese, attraverso ACOS, AMIAS, ASMT Tortona.Si ritiene che l’attuale assetto societario sia consono al perseguimento delle finalità istituzionali del Gruppo. Pertanto non sono all’ordine del giorno variazioni alla compagine societaria”.

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

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