Il declino della civiltà occidentale

L’occidente sotto la guida della super potenza degli Stati Uniti da parecchio tempo dà chiari segni di decadenza. La comunità Europea da tempo ha rinunciato ai riferimenti delle sue radici derivante dal cristianesimo e si è adeguata, comodamente assecondata alla politica estera Statunitense, privandosi della propria esposizione comunitaria.

Oggi i fatti dell’Afghanistan, il precipitoso e disorganizzato abbandono dal paese teatro di guerra da vent’anni, ci lascia perplessi e timorosi per le future conseguenze.

Conseguenze che non si sono fatte attendere: il criminale atto terroristico all’aeroporto di Kabul ha causato morti e feriti tra la popolazione inerme in attesa di espatriare e negli stessi militari che ne dovevano garantire la sicurezza.

La guerra scatenata per estirpare le organizzazione terroristiche concentrate in quel paese, determinava l’occupazione militare che oggi presenta la crudele realtà del fallimento, nonostante un costo economico stratosferico ed un numero impressionante di caduti.
Il nostro paese ne ha preso parte, ha sostenuto enormi costi, sia economici sia di vite umane; è sempre vivo il doloroso ricordo dei nostri soldati uccisi.

Nonostante il grande impegno per modernizzare il paese, per imporre un sistema meno arcaico, l’obbiettivo non è stato raggiunto. Le forze cosiddette oscurantiste sono rimaste sorde ed alla fine hanno preso il sopravvento per la stanchezza di una campagna che si trascinava da tempo divorando sempre più risorse e vite umane.
Le guerre per loro natura sono l’espressione della massima crudeltà umana per venirne a capo bisogna mettere in campo determinazioni che vanno oltre la concezione dell’orrore.
A vittoria ottenuta si può imporre un proprio sistema di società e fin che non viene assimilato, progredisce solo sulla fermezza del deterrente che la determinazione del vincitore che sa esercitare o di imporre.
Infatti, l’esercito Afgano che doveva garantire i risultasti ottenuti, si è sciolto come neve al sole non appena sono venute a mancare le garanzie degli occupanti e le forze conservatrici, animate da una una ferocia inaudita e una organizzazione tribale, hanno ripreso il possesso del paese facilmente senza nemmeno combattere.

La popolazione più progressista sotto l’occupazione occidentale, conscia della crudeltà e la determinata ferocia dei vincitori, terrorizzata, si accalca per fuggire dal paese.
A cosa sono serviti 20 anni anni di occupazione? Per ritornare al punto di partenza, in più con la consapevolezza che le organizzazioni terroristiche hanno acquisito più determinazione e convinzione sull’efficacia dello loro azioni?

La risposta a questa condotta sta nella decadenza della società occidentale, nei principi che vengono sostituiti, dal lucroso profitto, profitto che tende ad essere concentrato in gruppi che condizionano il potere e la vita sociale, con la manipolazione dell’opinione pubblica e delle regole democratiche.

Il nostro paese è perfettamente allineato su tali principi, basta osservare il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, per prenderne atto. In virtù dei suoi riferimenti cattolici e cristiani, esposti a bandiera per palesare sani principi, esponendo un variegato contributo di idee atte a realizzare una società inclusiva con una distribuzione di diritti e risorse in modo che si arrivi garantire una vita decorosa anche ai più ambienti.

Certo il paragone con i fatti dell’Afghanistan appare sproporzionato ma se li si analizzano con una prospettiva di più ampio profilo, nella sinologia di intendi , riscontremo che le analogie si somigliano eccome! La spasmodica ricerca di concentrazione e la difesa del profitto nei gruppi assimilati al potere, in contrapposizione alla massa popolare ed in spregio alla dottrina cattolica – cristiana a cui pomposamente fanno riferimento, è alla base della concezione di esercitare il potere in sfregio al bene collettivo di riferimento.

Senza entrare in fatti specifici che pure sono molteplici ed alcuni raccapriccianti, basta osservare la difesa dei privilegi, la composizione dell’assemblea e la convinta ovazione che manifesta agli oratori contrari al concetto di inclusione, della povertà e delle condizioni di sfruttamento del lavoro, mistificandone le reale condizioni, sempre più misere e precarie. C’è una ragione se la ricchezza tende sempre più a concentrarsi verso determinate direzioni?

In sintesi è la concentrazione del potere economico che si coalizza per cupidigia e bramosia verso le risorse disponibili, utilizzandolo lo stato come una prateria di scorribande, e come arma: il consenso elettorale.

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Francesco Giannattasio

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