L’assessore Delfino “ribalta” il tavolo: è Acos che si può comprare Amag

L’assessore al bilancio Maurizio Delfino ha spiegato ieri sera in consiglio comunale come stanno – secondo l’amministrazione novese – le cose rispetto all’ipotesi di acquisto da parte dell’alessandrina Amag di Gestione Acqua, la partecipata di Acos che si occupa della gestione del servizio idrico nelle nostre zone. 

Dopo il voto sulle bilancio, che ha visto l’approvazione all’unanimità da maggioranza e opposizione (era assente il consigliere Bertoli) di due delle tre delibere al voto, l’assessore Delfino ha relazionato al consiglio sulla questione sollevata dal presidente di Amag Paolo Arrobbio. 

«Quanto emerso è disdicevole a va affrontato in maniera forte» ha esordito Delfino, che  ha illustrato lo stato attuale dei rapporti di tipo contrattuale tra Amag e Gestione Acqua. «Nel dicembre 2019 Amag Reti Idriche, Gestione Acqua e Comuni Riuniti Belforte hanno chiesto all’Ato la possibilità di avere una proroga della concessione che andava a scadere nel 2022». 
Ato è l’acronimo di Ambito Territoriale Ottimale e rappresenta l’area territoriale all’interno della quale viene organizzato il Servizio Idrico Integrato. In sostanza, è l’ente che coordina il lavoro delle aziende che in quell’ambito si occupano della distribuzione dell’acqua, e fissa le tariffe per i cittadini. 

«È stato stipulato un contratto di rete tra le tre società grazie al quale è stata ottenuta la proroga della concessione fino al 2034 – ha spiegato Delfino –  in questo accordo è stato definito un aspetto molto importante, che è la perequazione tariffaria.  Poichè i tre soggetti hanno fatto e fanno investimenti in misura differente, come rileva Arera nascono scompensi tariffari. Siamo di fronte ad una tariffa unica per tre soggetti differenti, che se agissero autonomamente avrebbero tariffe diverse con diverso rapporto ricavi-costi. Per questo è prevista una perequazione».

In sostanza, le tre aziende si sono impegnate a investire sulla manutenzione e il miglioramento alla infrastruttura della rete idrica. Visto che il rischio era che uno o più dei tre soggetti non effettuassero gli investimenti previsti, andando così ad aumentare significativamente (e ingiustamente) i loro margini di profitto, il contratto ha previsto una perequazione: chi ha investito meno, deve rifondere chi ha investito di più. 

Delfino ha indicato lo stato attuale degli investimenti: «A fronte di un totale di 69 milioni di investimenti, Gestione Acqua ne ha fatti 42 milioni, pari al 61% del totale, e Amag Reti solo 23 milioni, pari al 33%. L’azienda novese ha fatto forti investimenti, per i quali ha assunto mutui. Seguendo le regole del contratto sottoscritto, le tre aziende hanno dato incarico ad un consulente di livello nazionale che ha stabilito, soltanto per il 2021, che Amag deve 2.325.000 a Gestione Acqua, mentre Comuni Riuniti Belforte deve deve 47mila euro. A fronte di questi dati, Amag Reti Idriche ha contestato il risultato, dopo che aveva firmato il contratto di rete e dato incarico di fare i conti di perequazione». 

«Questo fatto è gravissimo – ha proseguito Delfino – perchè se Gestione Ambiente non ha questi fondi va in grossa crisi,  per una presa di posizione di Amag che non ha alcun fondamento. Un fatto tanto più grave, perché coinvolge aziende che operano sullo stesso territorio, con Amag che non vuole rispettate quanto è frutto di un contratto»

Ora cosa succederà? É lo stesso Delfino a prefigurare vari scenari. «Ci sono tre soluzioni a questo punto. La prima, un intervento dell’Ato  con cui sono stati definiti investimenti e tariffe, che richiami Amag. C’è il rischio che salti la concessione e si vada a un gestore unico, gestore che non può essere secondo me Amag visto anche il debito che ha con Gestione Ambiente. La seconda, una soluzione secondo me di buon senso che consiste nel sedersi intorno a un tavolo al fine di far riconoscere ad Amag  il contratto che ha sottoscritto. Terza soluzione, che temo come la più probabile, è il ricorso al tribunale. Il debito di Amag verso Gestione Acqua è molto ingente: oltre 2,3 milioni di auro all’anno per almeno 4 anni, ma si può andare ancora indietro. Temo che prevarrà questa terza strada, con tutte le perdite di tempo e gli oneri legali che comporterà il ricorso al Tribunale.» 

Delfino ha concluso il suo intervento con una proposta “shock” che ribalta completamente l’improvvida uscita di Paolo Arrobbio, che aveva esordito con l’intenzione di procedere all’acquisto di Gestione Acqua. «Concludo con una proposta che non vuol essere provocatoria – ha detto Delfino – visto che Amag Reti deve almeno 10 milioni di euro a Gestione Acqua, sia quest’ultima a comprare l’azienda alessandrina. È l’esatto contrario di quanto proposto da Arrobbio, ma visto il debito Gestione Acqua può comprare l’azienda dell’acqua di Alessandria, se non addirittura la capogruppo Amag»

Dopo Delfino, è intervenuto Rocchino Muliere che ha detto di condividere quanto esposto da Delfino. Per l’ex Sindaco «la posizone di Arrobbio meritava una risposta immediata da parte del sindaco. Quanto detto stasera da Delfino era da dire subito.  Non abbiamo capito la provocazione di Amag, basata su ragionamenti assurdi e sbagliati: come può un presidente di una azienda fare simili ragionamenti, essendo oltretutto consapevole del fatto che non sta rispettando un contratto?»

Muliere ha proseguito attaccando Cabella: «Sindaco, lei doveva rispondere immediatamente, e duramente, alle parole di Arrobbio. Il ragionamento fatto questa sera da Delfino è condivisibile, quando c’è stata ladecisione delle tre aziende di andare verso la perequazione tariffaria è stata una scelta gista e coraggiosa»
Per Muliere ora la questione va risolta politicamente: «Le due ammnistrazioni comunali, che hanno lo stesso colore politico, devono sedersi intorno a un tavolo ed evitare di andare in tribunale. Amag deve onorare il suo debito».
Infine Muliere ha sottolineato come siano necessari ancora molti investimenti sulle infrastrutture da parte di Gestione Acqua, a partire dal rifacimento della rete idirca del centro storico. 

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