Progetto Anchise, 20 accessi in tre mesi in tutto il territorio novese

Anchise è una personaggio della mitologia greca. Fu un principe di Dardania ed il suo nome significa “curvo” oppure “storto”.
Anchise, oltre ad essere citato nella mitologia greca (ed essere il protagonista della leggenda in cui Zeus lo rese zoppo), è anche un personaggio della mitologia romana poiché viene indicato come padre di Enea.
Nella drammatica notte della caduta di Troia, Enea caricò Anchise sulle spalle, fuggendo quindi dalla città in fiamme. Anchise infatti secondo alcune fonti leggendarie era anche diventato cieco, oppure, secondo altre, paralitico.
Il progetto “Anchise”, di cui si è fatto promotore il nostro comune rimanda, in senso lato, al voler farsi carico di soggetti fragili che hanno bisogno di essere supportati. Aiutati. Come Anchise, il padre di Enea, fu portato a spalle da suo figlio nella fuga da Troia in fiamme gli anziani del nostro territorio, ho pensato, devono essere supportati in qualche modo, dai Servizi Sociali.
Detto ciò mi sono informata in cosa consiste questo progetto, di cosa si occupa. Di chi si fa carico.

Ringrazio gli operatori del Csp per le informazioni che mi hanno dato.

Iniziamo a spiegare il progetto da ciò che è stato scritto nella locandina informativa apparsa a settembre del 2021:

La locandina di presentazione del progetto Anchise


Ecco in cosa consiste il servizio: aiutare gli utenti anziani e fragili a fare lo Spid impegnando gli operatori del Csp.
Ho telefonato al Direttore del Csp per avere ulteriori dettagli che scendessero più in profondità sul servizio offerto.
Nessuna profondità, il servizio è proprio quello descritto nella locandina:  serve esclusivamente per aiutare gli anziani e le anziane sole ad attivare lo Spid in modo da favorire canali comunicativi con la pubblica amministrazione.
Ad oggi (da settembre) hanno usufruito del servizio 20 utenti. Solo 20 utenti, ripeto.

Questo servizio venne alla luce dopo che il comune decise di limitare gli orari dello sportello per i migranti che esisteva nella nostra comunità già da 21 anni.
L’assessore Marisa Franco, nell’aprile del 2021 dichiarò: “….Nessuno ha deliberatamente soppresso un servizio poiché l’affidamento alla cooperativa Azimut era scaduto il 31 dicembre, ma a causa della pandemia il servizio era stato prorogato. Lo sportello immigrati dovrebbe essere riferito solo ai cittadini residenti nel Comune di Novi. Anche se siamo centro zona. Tuttavia abbiamo contattato i Comuni limitrofi, per verificare il loro interesse a partecipare a questa attività. Se solo due hanno detto sì è evidente che non ne sentono la necessità…..Adesso – conclude – provvederemo ad affidare un incarico che consenta di liberare risorse dal bilancio a favore delle esigenze dei cittadini anziani…..” 
Il servizio, dunque, nasce in seguito alla chiusura dello sportello di mediazione culturale per gli immigrati.
Devo quindi fare due precisazioni sulle attività di mediazione culturale fatte dalle operatrici che lavoravano allo sportello immigrati.
Il loro compito era quello di facilitare la comprensione tra diversi soggetti appartenenti a culture diverse. Il mediatore è identificato da chi ha bisogno perché lo aiuta nella ricerca e soluzione del problema. Nel suo aiuto a chi ha bisogno egli ha un ruolo molto delicato, quello di rassicurare sulle sue intenzioni e aiutarlo nel disbrigo anche di attività burocratiche dal permesso di soggiorno al ricongiungimento famigliare.
L’importanza del ruolo del mediatore implica una scelta accurata e non frettolosa della persona che lo interpreterà, anche perché il buon esito della ricerca è anche nelle sue mani.
Personalmente posso affermare che, quando ancora lavoravo in Asl, in diverse occasioni abbiamo avuto bisogno della mediazione culturale sia in pronto soccorso che in altri reparti.
Detto ciò, prima di abbozzare il progetto “Anchise”, che secondo la nostra amministrazione doveva essere un “do ut des”, voglio ricordare che il servizio di mediazione culturale che si espletava all’interno dello sportello per gli stranieri (di qualsiasi nazionalità) seguiva all’incirca 12/15 ,persone al giorno. I giorni di copertura erano 4, mattino e pomeriggio. Quindi venivano seguiti, aiutati 60 persone alla settimana. Più di 3000 persone all’anno senza contare la mediazione fatta in Asl o nelle scuole.
Ben venga il servizio agli anziani che non riescono a prendere lo Spid, ma sicuramente questo servizio poteva essere iniziato senza bisogna di ridimensionarne un altro che serviva tantissimo.
Ora lo sportello per gli stranieri è aperto solo due volte alla settimana per un totale di sei ore. Mi dicono che è un servizio molto richiesto.
Magari sarebbe ora di ampliare entrambi i servizi,
Non soltanto la compilazione dello Spid, ma cercare un aiuto concreto perché le famiglie degli anziani fragili come si sa, già da alcuni anni hanno trovato anche forme autonome di risposta al bisogno, principalmente nella figura delle “badanti”, ausilio domiciliare la cui disponibilità sul mercato del lavoro si è accentuata in relazione ad un altro contemporaneo fenomeno in grande espansione nella società italiana, presente in tutte le comunità sia macro che micro: il flusso migratorio. E con il flusso migratorio il servizio di mediazione culturale diventa sempre di più indispensabile.
Non esistono progetti univoci, mondi separati, tutto è legato e siamo in una società multiculturale. O ci rendiamo conto di questo o finiremo per fallire in ogni campo.

Nell’immagine di apertura: Enea che fugge da Troia in fiamme con Anchise sulle spalle, di Pompeo Batoni (1745). 

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Concetta Malvasi

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