Vandalismo contro il Pd, ma quale mancanza di idee?

Sembra che la degradazione politica non conosca limiti: appare sempre di più che voglia andare di pari passo con la depravazione. Come si vuol dire che, al peggio non c’è mai limite.
L’imbrattamento delle vetrine della sede del Partito Democratico Novese è un chiaro esempio della degradazione, di un concetto di vita civile, che si allontana sempre di più da quello che dovrebbe essere un naturale composito di buone maniere dell’educazione civica.
Rammento di quando ero un ragazzo, se si faceva qualche dispetto di cattivo gusto, i nostri genitori provvedevano con sculacciate e nei casi più ripugnanti con l’aggiunta di sonore sberle. Altri tempi… Oggi che siamo ultra civili, una simile punizione ha tutti gli estremi di reato. L’evoluzione ha introdotto il buonismo, la cosiddetta civiltà giuridica, e le conseguenze sono evidenti e in modo molto ma molto esteso . Tanto è vero che si è giunti al paradosso: l’illecito è tutelato più del lecito.
Il fatto che ha coinvolto le vetrine del Pd è in primis un comportamento cronico di cattiva educazione e non solo, perché gli autori non hanno avuto in famiglia i basilari della buona educazione, ma anche e sopratutto la società che è diventata sorda, indifferente a tali comportamenti; da tempo ha perduto i riferimenti del buon senso.
Appare sempre più evidente che comportamenti aggressivi, di male educazione e di prepotenza siano giustificati, scusati se non addirittura apprezzati. In sintesi l’etica sociale non li ritiene degni di attenzione, non si indigna, per cui viene a mancare quel senso di disapprovazione collettiva, che rappresenta un naturale contenimento a bravate di cattivo gusto. Il rafforzamento del cosiddetto schieramento di destra, in ascesa (stando ai sondaggi), sembra che abbia fatto perdere ogni forma di ritegno hai suo adepti più oltranzisti che danno libero sfogo a comportamenti esecranti di antica memoria.
Non è una questione di mancanza di elaborazione di idee, come sostiene un esponente politico, da confrontare con la controparte per il bene comune, ma tutt’altro: è una vera deriva di comportamento sociale.
Il bene comune, da qualche lustro, è stato e continua ad essere sistematicamente assoggettato all’interesse di parte, e sta invadendo la sfera locale con la delocalizzazioni di poteri decisionali in sede periferica. Su questo, purtroppo, la classe politica storica non è esente da colpe e compromessi.
Ciò permette l’amministrazione di notevoli risorse che devono essere gestite, possibilmente, da amici presunti o interessati, altrimenti si viene esclusi dal cerchio cosiddetto magico di potere e dalla distribuzione, diretta, ma sopratutto indiretta. Vedasi la gestione sanitaria, le aziende partecipate, la raccolta rifiuti, i servizi alla persona e l’elenco potrebbe essere infinito e sopratutto è una prassi con datate radici.
Il dramma è che si sta radicalizzando sempre di più con infiltrazioni in ogni aspetto della vita sociale. Da quello che appare sugli organi di informazione si ha ragione di credere che il tutto avviene quanto meno per il tornaconto elettorale che personaggi che, pur di raggiungere e mantenere una posizione non si fanno scrupolo di infangare l’avversario e possibilmente distruggerlo dal punto di vista del consenso. Alto che confronto di idee per il bene comune.
Se questo fosse effettivamente l’obbiettivo di tutti, non saremmo costretti a fare un mutuo per curarci, sperando che le carie non attacchino i denti altrimenti bisognerà impegnarsi la casa; la tariffa dei rifiuti dovrebbe tendenzialmente diminuire, invece aumenta; la giustizia dovrebbe essere la culla della protezione a garanzia del diritto. Invece è tutto un altro aspetto.
E’ risaputo che il nostro paese, in generale, ha il maggior numero di politici, il più retribuito con i più generosi privilegi (guai a toglierne qualcuno, sono diritti acquisiti inviolabili), ma non vale per la massa; sono i più protetti, se ricevono una minaccia li mettiamo sotto scorta, mentre i comuni mortali, sono in balia della delinquenza, fa testo il collaudato esproprio dell’abitazione. Basta assentarsi per qualche giorno per trovarla occupata. Ci sarà pure una ragione se avviene tutto questo? Perché non si pone rimedio? 
Per contro abbiamo le paghe più basse, esclusi naturalmente i boiardi, sembra che nella legge di bilancio vi sia previsto un aumento di tali remunerazioni, tanto per non smentirsi. Le garanzie del lavoro sono sempre meno efficienti, in tutti i campi e rendono difficile la vita al comune cittadino. Comunque siamo sempre garantiti, a livello di intenzioni, dietro lo scudo della retorica: si fa tutto per migliorare il tenore di vita e difendere a oltranza il posto di lavoro. Meno male che è sancito dalla costituzione. Ma forse i padri costituenti si riferivano alla tutela della classe dirigente..
Il sistema è diventato un’enclave, avulso dalla società, autoreferenziale e auto ricattatoria di se stessa. Se anche al suo interno ci fossero elementi che vorrebbero promuovere il bene comune, sarebbero neutralizzati dal sistema che essi stessi hanno esteso a protezione della loro posizione.
Personaggi politici che hanno gratificato di tutto questo , di fronte a un atto di esecrabile banalità , lo riducono ad una ancora più puerile banalità: “mancanze di idee per sostener un confronto” . Ma siamo seri? 

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Francesco Giannattasio

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