La democrazia incompiuta

Partendo da una caratteristica fondamentale della nostra specie umana, ovvero il voler progredire sempre e comunque, per cui soddisfatto un desiderio, ci concentriamo sul successivo, si determina così la spinta progressiva all’evoluzione della specie, peculiarità riconosciuta agli esseri viventi da Darwin (autore del celebre L’origine della specie). 

Per attuare questo processo evolutivo, ci ingegniamo in tutti i modi possibili finché non si raggiungiamo obbiettivi sempre più complessi.
Naturalmente i “desiderata” sono molteplici, direi infiniti, e ogni individuo agisce nel campo che più è congeniale alle sue ambizioni. L’accumulo dei risultati, le esperienze e la loro diffusione costituiscono la base verso nuove conquiste. 
Una delle mete più ambite è sicuramente la ricchezza, con la quale possiamo disporre del piacere di quasi tutto. Essere servito e riverito è una sensazione inebriante, ma non basta nemmeno questo, vogliamo sempre di più; vogliamo il potere. 

Il potere nelle mani dell’umano è estremamente pericoloso, proprio per la natura incontentabile della specie che riesce perfino a distruggere l’ambiente in cui vive, i suoi simili e anche se stesso. La storia è una sequenza infinita delle atrocità commesse dall’ambizione, e già gli antichi greci ne avevano compreso il terribile pericolo, individuando nel metodo democratico un sistema di regole, di partecipazione e controllo per limitarne gli aspetti perversi. Oggi vediamo come l’ordinamento democratico non è più in grado di placare il volere e mira al dominio universale. Ne abbiamo la dimostrazione con i venti di guerra nel cuore dell’Europa , ancora non sazia dei sessanta milioni di vittime,di già lontana memoria. Altro che il giorno della memoria o del ricordo.
Il nostro sistema democratico è relativamente giovane ma mostre tutte le ambiguità di antiche consuetudini, trasformando un sistema repubblicano, che doveva garantirci l’equità della gestione attraverso l’equilibrio dei poteri, nella lotta di accaparramento di posizioni di supremazia. Certo meno cruenta, ma non per questo meno insidiosa e pericolosa.
Ne fece una chiara esposizione l’allora segretario Socialista nell’aula del Tribunale di Milano nella famosissima inchiesta “Mani Pulite”. Sembrò in quell’aula di giustizia che, una volta tanto, i contro poteri democratici potessero funzionare e garantire dalla deriva degli abusi. Il pubblico si inebriò. Era diffusa la sensazione: finalmente vengono messi alla gogna.  Ma il potere ha un fascino inarrestabile, ed è riuscito a ribaltarne le condizioni, creando un’enclave prona alle contrapposizioni decisionali, che condizionano la volontà popolare a proprio vantaggio. Naturalmente con apparenti sofisticate operazioni legislative, democratiche nella forma ma di tutt’altro aspetto nella sostanza, e nella tutela dello spirito democratico.  Di fatto, ha creato una concrea di legislatori, che sono un corpo a parte rispetto alla società, plagiati con ogni genere di privilegio che li mette al riparo dagli aspetti negativi delle loro stese leggi e non solo: emargina con la denigrazione e l’ostruzionismo sistematico qualche elemento eccezionale .

Non se ne esce. L’ambizione umana che è inarrestabile, nemmeno di fronte alle più estreme conseguenze possiamo solo porre un freno con regole ferree, come ritornare alle intuizioni dei filosofi greci e imporre categoricamente il mandato di servizio, rigorosamente a tempo predeterminato.
Questa dovrebbe essere una inderogabile osservanza del tempo di permanenza con l’esclusione di qualsiasi privilegio conseguente alla carica , fatta salva una giusta retribuzione per la sola durata del mandato. Ciò consentirebbe una gestione popolare come un servizio alla comunità.
Dopo di che, dovrebbero ritornare alle normali occupazioni, e andare in pensione con un trattamento di quiescenza identico per tutti i cittadini, sia per età sia in relazione all’accumulo della contribuzione. 
In tal modo si evitano i professionisti del potere, e conseguenti protezioni e privilegi di varia natura. Non sarà la panacea di tutto ma certamente sarà vera democrazia, e costringerà i cittadini a prendersi le responsabilità sulla propria pelle, e crescere sulla prerogativa del bene comune. Affidarsi all’uomo della provvidenza senza efficaci contro poteri è la via più breve per il burrone.
Forse osservare un pò più la l’ordinamento referendario della vicina Svizzera potrebbe aiutarci un pochino.

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Francesco Giannattasio

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