Il 25 aprile sia occasione di pace

Si sta avvicinando la data del 25 aprile. È una data storica, estremamente importante per il nostro Paese, rappresenta la guerra di liberazione dal nazifascismo. Era iniziata nel 1943 conseguente all’armistizio dell’otto settembre con il quale il governo italiano cessava le ostilità contro gli alleati e si protrasse fino alla primavera del 1945. 

La lotta di liberazione mise fine a vent’anni di dittatura fascista e contribuì a riscattare, in parte, l’Italia dai cinque anni dalla folle guerra che causarono genocidi e danni immani. 
Complessivamente persero la vita 68 milioni di persone, una strage dalle dimensioni bibliche. l’Unione sovietica fu quella che venne maggiormente colpita con circa 25 milioni di vittime, dando un contributo enorme alla vittoria finale, e pagando un prezzo altissimo sia in vite umane che nella distruzione di strutture e infrastrutture, apocalittiche.

La data del 25 Aprile venne scelta dal comando partigiano insediatosi a Milano dal quale partì l’appello per l’insurrezione armata per la liberazione della città e si estese a tutta l’Italia settentrionale. Si concluse con la cacciate dei tedeschi, lo sbaragliamento dei fascisti. Ancor prima dell’arrivo delle truppe alleate liberarono quasi tutta l’Italia settentrionale.  La data venne scelta come il giorno della liberazione con ricorrenza annuale su di tutto il territorio nazionale.  Rappresenta simbolicamente il culmine della resistenza dell’azione militare e di reazione al nazifascismo . Fu l’inizio di una diversa organizzazione dello Stato che culminerà con il referendum che ne stabilì l’assetto repubblicano democratico, aspirazione di Mazziniana memoria, e una nuova costituzione. 

Nel dettaglio la guerra, di per se è già terribilmente mostruosa, raggiunge il massimo dell’orrore quando si trasforma in uno scontro tra fazioni civili in cui si regolano, con soluzioni estreme faide interne, perfino tra consanguinei in modo sbrigativo con motivazioni di pura meschinità e direi anche puerili. Avviene la cosi detta macelleria sociale, l’orribile prassi di prelevare veri o presunti collaborazionisti, sottoporli ad ogni forma di vessazione fino all’eliminazione, un vero regolamento di conti. Non ci siamo fatto mancare nemmeno questo, anzi per un po’ di tempo le scorribande vennero tollerate dalle autorità costituitosi. Guai ai vinti in balia dell’eufonia dei vincitori. Questo purtroppo è un residuo che l’umanità si porta appresso come una maledizione ed è causa di futuri disordini e se inserite in un contesto più ampio genere altri conflitti.

Nel contesto attuale, la giornata della liberazione viene commemorata in un clima di guerra, dalla quale gli sbocchi appaiono allarmanti e ci riporta alla memoria, torti, ragioni, timori e paure che, a circa ottant’anni dalla fine del più sanguinario conflitto della storia, ha lasciato in sospeso, assopiti nei residui di memoria, nonostante il lungo periodo di pace, nell’Unione Europea. Era opinione comune di aver superato tutto. Ci siamo illusi che un conflitto nel cuore stesso dell’Europa non fosse possibile. Invece stanno riaffiorando in modo esponenziale. Dubbi e incertezze, annebbiando le mente incanalandosi nella convinzione o nel tentativo di convincere che la la guerra è necessaria per rimuovere chi e cosa ostacola la nostra pace e la nostra visione di sicurezza, per cui è necessario armarsi . 

“Dateci armi, dateci armi “ è la richiesta ricorrente di una parte. E armi sempre più potenti invadono il teatro dello scontro. Assistiamo con sgomento, per i riflessivi e di esaltazione per gli invasati, che la guerra continua sempre più cruenta, esacerbata con armi sempre più distruttive. Si manifesta la volontà di continuarla fino alla sconfitta dell’antagonista per imporgli un negoziato dal quale non può risultare altra conseguenza se non il germe di un altro conflitto.  Per ottenere questo, anziché fare pressioni alla moderazione, si galvanizzano i contendenti, uno per esaltazione e l’altro per reazione, incrementando sempre di più le azioni distruttive.

È come assistere alla famosa sfida Chicken Run nel films Gioventù Bruciata, in cui i contendenti si sfidano, lanciandosi a folle velocità alla guida delle autovetture verso il burrone per dimostrare il proprio coraggio nel frenare un attimo dopo l’avversario.  Il rischio è evidente: un minimo scarto di tempo nell’azionare il freno o nell’imponderabile che la frenata non reagisce efficacemente e il dramma è inevitabile. Che i diretti contendenti siano irrazionali è fin troppo chiaro ma i belligeranti per procura dove vogliono spingere il conflitto? Certamente non fino all’estremo? E’ allora come intendono controllarlo, alzando sempre di più l’intensità dello scontro.
E chi per primo deve mostrare moderazione? Il civile occidente o la barbara Federazione Russa? Sono consapevoli e coscienti di controllare anche l’imponderabile per non precipitare nel burrone?

La celebrazione del 25 aprile può rappresentare un’occasione di riflessione nel celebrare quei fatti che avevano trasformato i campi di battaglia in mattatoi, far rivivere la memoria di quegli orrori per trasformarli in monito per far riflettere di cosa è la follia della guerra e indurre alla moderazione e al buon senso. È il momento di modificare il concetto di eroismi come atto supremo sulla sacralità del suolo patrio, per scacciare o opporre resistenza all’oppressore, e sostituirli con il valore della convivenza pacifica, indirizzando il coraggio e la lungimiranza che ciò richiede . Sono riflessioni che grandi mente filosofiche del passato, ci hanno tramandato, alle quali, l’umanità è rimasta sorda e silente, proiettandosi verso il profitto ad ogni costo, spingendo le nazioni a una competizione verso la conquista di posizione di accaparramento, supremazia , controllo delle risorse e del potere. 
Ecco se cominciasse l’ANPI a mettere in discussione questi valori, questi comportamenti che da sempre rappresentano l’essenza stessa per cui si drogano i popoli per lanciarli in guerra e sostituirli, invece con un linguaggio sulla supremazia della pace come valore assoluto, rifacendosi agli accorati appelli del Pontefice e agli insegnamenti di grandi filosofici come sant’Agostino: “la vera potenza di Dio non è impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male”, e Platone, “Considerando che le ragioni hanno sempre tre soluzioni: la mia, la tua e quella giusta“.
Ampliando questi grandi concetti filosofici in un contesto avveniristico, cominciassimo a proporre una idea: considerare i confini delle espressione geometriche e le risorse del pianeta un bene comune da salvaguardare e la vita, un bene assoluto, da proteggere sempre e comunque. Questo si che sarebbero atti eroici che se cominciassero a insinuarsi nella considerazione collettiva del pensiero umano, rappresenterebbe un contributo reali per bandire i conflitti armati e la ricorrenza del 25 aprile potrebbe essere portatore del seme di un sogno di pace .

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Francesco Giannattasio

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