Assistendo al consiglio comunale è evidente l’inconsistenza politica della maggioranza

Lunedì sera, 9 maggio, invogliato dall’ordine del giorno: “approvazione bilancio consuntivo” che rappresenta il resoconto di un anno di amministrazione, mi sono accomodato tra lo scarso pubblico e ho assistito al dibattito del consiglio comunale.

La discussione ha messo in mostra una maggioranza in seria difficoltà nel giustificare le motivazioni di una diversa realtà tra il bilancio programmatico e quello consuntivo. A cominciare dal sindaco che dava l’impressione di una figura evanescente e direi perfino avulsa dalla realtà. 
Non da meno l’attore principale, il giovane assessore al bilancio Edoardo Moncalvo, estraneo al ruolo, in palese disagio e inconsistente nell’argomentare i chiarimenti chiesti dai consiglieri di opposizione. 

Il deciso intervento del leader di Solo Novi Marco Bertoli, accentuava la già precaria impreparazione dalla maggioranza. Costui, dimessosi da tempo da capo gruppo della maggioranza, l’ha privata di un apporto di primo piano. Personaggio emblematico, di notevole esperienza, deciso nella dialettica, seguito da altri due consiglieri formava una nuova rappresentanza politica, riducendo l’attuale maggioranza a un rimasuglio, come da lui definita. Le successive dimissioni dall’assessore esterno al bilancio, dottor Delfino ne ha limitato ulteriormente l’efficienza.
La perdita di questi due personaggi, è evidente, ha messo a nudo tutto le incongruenze di una forza politica inesperta che è stata premiata dall’elettorato a seguito di una deriva emozionale.

Gli interventi dell’opposizione erano semplici e pacati, di facile articolazione, perfino eccessivamente moderati, evitavano d’infierire sulle difficoltà dell’assessore nell’articolare risposte esaustive.
Le domande chiedevano di spiegare le motivazioni nell’avanzo di bilancio sulle risorse erogate dallo Stato per alleviare i disagi dalla pandemia e di altre parzialmente utilizzate; inoltre chiedevano le ragione del contenzioso sull’Imu con l’impresa del terzo valico e i proprietari delle aree espropriate. Le richieste oltre a delle precisazione di procedure tecniche, potevano essere anche soddisfatte con esposizioni politiche, che sono state solo marginalmente edotte producendo una toppa peggiore del buco.
Nella sala era palese tutto il disagio e l’ inadeguatezza del silenzioso assessore, tanto è vero che un ex, seduto accanto a me, affermava: “patisco per lui”.
L’ex capogruppo infieriva, illustrava una situazione imbarazzante perfino tra i componenti del consiglio, criticando l’isolamento dell’assessore e l’assenza di un funzionario amministrativo, in grado di spiegare le richieste, almeno quelle tecniche.
Seguiva un breve intervento del sindaco sulla querelle Imu. Prendeva la parola il leader della maggioranza Giacomo Perocchio, seguito dell’attuale capo gruppo con una esposizioni piena di retorica, mettendo ulteriormente a nudo l’inconsistenza sia politica sia operativa, facendola somigliare più ad una compagine di amici al bar che a un dibattito consigliare.
L’intervento del leader della maggioranza evidenziava le cose fatte, sopratutto per il salvataggio del Cit, ma omettendo le motivazioni politiche e tecniche sull’utilizzo ridotto delle risorse. Sul Cit, il futuro prossimo ci mostrerà la sua evoluzione e l’impegno economico che si dovrà sostenere.

Le argomentazioni edotte, hanno fatto intuire la realtà di una formazione politica che, come già accennato, per una serie di combinazione soggettive è arrivata alla guida della città, le ha esposte l’attuale capo gruppo Luisa Baruffa, la quale esprimeva due concetti a sostegno dell’assessore:
a) la nostra legge non richiede specifiche competenze per essere eletti;
b) l’esperienza si fa con la pratica.
Sulla prima non si può non essere d’accordo: come potrebbe essere altrimenti se in un sistema democratico l’elezione fossero riservata solo a specifiche persone e non alla procedura del consenso, di cui tutti siamo attori e comparse.
Sulla seconda affermazione c’è invece tutta la retorica di chi non vuole capire che la formazione della giunta è una prerogativa del sindaco e della maggioranza che deve necessariamente mettere insieme una compagine capace di governare e per far questo, devono selezionare elementi in possesso di capacità, titoli, esperienza e competenze specifiche, indispensabili per svolgere il ruolo esecutivo con efficienza e sicurezza. Devono essere tutti validi interpreti, non per altro è consentito inserire persone non elette. Il giovane e intelligente assessore ne dovrebbe trarre le conseguenze.

Nominare un giovane non in possesso dei requisiti anzidetti è mancanza di sensibilità politica ed esplicito buon senso, direi perfino incoscienza e la realtà si è presentata implacabile. 

Il sindaco dovrebbe fare un bagno di umiltà e chiedersi se esistono le condizioni di ovviare alla deriva politica della sua maggioranza. Diversamente può rimediare solo con un atto di orgogliosa dignità e risparmiare alla città una agonia politica irreversibile. 

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Francesco Giannattasio

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