L’informazione tecnocratica e democratica

Una guerra assurda quanto terribile, nel cuore dell’Europa, si combatte, senza esclusione di colpi con distruzioni terribili e spaventosi massacri umani. Parallelamente c’è il confronto della comunicazione, con un’ accanimento esacerbato all’inverosimile. La propaganda ha assunto una intensità tale che è difficile se non impossibile capire chi più straparla e come si evolvono realmente le azioni sul campo di battaglia. Restano nel limbo gli obbiettivi politici e sopratutto le ragioni che hanno scatenato lo scontro armato che, appaiono confusi e tendenziosi. 

Le spiegazioni sono molteplici e difficilmente identificabili in considerazioni  condivise o almeno parzialmente, utili per avviare un punto di partenza per dar corso a un serio confronto negoziale. L’informazione dei programmi radio televisivi e della stampa, hanno assunto una connotazione esplicitamente pro Ucraina, considerandola vittima di aggressione, che va oltre alla cronaca di guerra e corrisponde ad una una opinione ampiamente diffusa.

Non sono da meno le informazioni che si riescono ad ottenere dal versante opposto e, non potrebbe essere altrimenti con l’aggiunta che passando di mano, subiscono la manipolazione delle medesime per darle una connotazione, non proprio attinente alla realtà dei fatti. Che l’informazione nei regime tecnocratico sia sotto il severo controllo del potere è un fatto assodato, direi incontrovertibile e la verità è tale fin che va nell’interesse della parte di riferimento, fino a sconfinare nella propaganda. L’informazione, cosi detta libera o con parvenza d’indipendenza, se assume una connotazione contraria agli interessi della nomenclatura, viene ostacolata anche con sistemi coercitivi.

L’informazione, nel sistema democratico, la realtà cambia poco, l’esposizione della verità è solo più sottile, più raffinata, non si applicano metodi coercitivi, ma metodi di isolamento e di manipolazione fino a confonderla in un coacervo di notizie tali da renderla incomprensibile alle masse. Una vera manipolazione delle menti per orientarle verso una realtà, gradita a interessi costituiti. Diverso è il comportamento dell’informazione periferica, la quale occupandosi di fatti locali, resta ampiamente ancorata all’oggettività degli avvenimenti. La realtà universale è sempre la stessa chi ha il potere non vuole perderlo, sono solo diversi i metodi applicati per mantenerlo e conquistarlo.
La comunicazione è diventata un metodo di pressione, è una scienza che si presta con incredibile efficienza alla manipolazione psicologica dei concetti sostantivi. 
Chi ne conosce le tecniche e gli effetti, sa che se si persiste su una notizia, vera, falsa o parzialmente vera si può fare apparire di secondaria importanza il contesto e realizza l’obbiettivo verso quello che comunemente definiamo propaganda. In una società dominata dal consumismo, i mass media diventano strumenti indispensabili per orientare ,in gran parte, una utenza funzionale e , non è un caso che l’editoria sia appannaggio di gruppi di potere, sopratutto economici, in sfregio a qualsiasi conflitto d’interesse. 
Naturalmente ci sono delle eccezioni, seppure rare, sono tollerate per salvaguardare la facciata democratica, ma depotenziate nelle loro essenze con insinuazioni atte a renderle irrilevanti nel contesto generale.  La televisione ha una funzione di potenziale coinvolgimento nell’influenzare l’opinione pubblica ed è lo strumento ideale dai poteri costituiti; ha smesso  da tempo di essere un mezzo di divulgazione di fatti, notizie in programmi oggettivi, diventando strumento di propaganda commerciale.
Inoltre i talk show, da approfondimento, di fatti e notizie, si sono trasformati in strumenti di manipolazione e di indirizzo di coscienze e indirizzate verso posizioni politiche per conquistare e mantenere il consenso e quindi il potere.

Ciò avviene per favorire personaggi graditi all’editoria e di conseguenza, allineati ai grandi interessi. Si pone un tema per volta si scatenano veri e propri ammucchiate informative, utili alla formazione di granitiche opinioni e si soprassiede su problematiche che incidono sulla carne viva della popolazione, sopratutto per la parte più debole.  Assistiamo con sgomento, nei talk show che l’approfondimento è indirizzato in uno strenuo sostegno alla causa Ucraina, è questo avviene con un percorso programmatico, in modo che qualora vi siano argomentazioni discordanti, il senso dell’orientamento viene accanitamente incanalato nell’opinione preminente.  E’ il classico metodo di indottrinamento alla formazione di una opinione generalizzata per giustificare una proiezione verso fatti che diversamente potrebbero determinare opinioni diverse e indurre il governo ad un comportamento più critico, più prudente. Invece persistono sistematicamente: “bisogno armare l’Ucraina” , per consentirle di contrastare l’invasore e costringerlo alla trattativa , anzi i più facinorosi, esaltano la ferrea resistenza, fino a pronosticare una probabile sconfitta dell’aggressore.

Nessuno però pone la domanda ai nostri politici che vi prendono parte : fino dove deve arrivare il nostro sostegno se questo non cede? Che altro facciamo ? Perché alla fine qualcuno dovrà cedere. Altrimenti, alzando sempre di più la posta ci avviamo di corsa nel precipizio, sempre convinti che sia l’altro che deve fermarsi.  Si fa finta di ignorare che l’imponderabile è sempre in agguato, indipendentemente dalla volontà dei contendenti. 

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Francesco Giannattasio

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