Pronto soccorso, appalto totale a medici esterni (in pensione)

Alcuni giorni fa è stato pubblicato un articolo dove si parlava della crisi dei Pronto Soccorso (Dea), ricordando che mancano i medici specialisti e che la nostra azienda sanitaria, i dirigenti, per sopperire a questa mancanza, hanno appaltata una parte del Dea ad una cooperativa di medici, la maggior parte di questi già in pensione, quindi con una età anagrafica media elevata.
In Sanità per anni si è proceduto solo con la politica dei tagli, del risparmio senza tener conto delle esigenze dei cittadini. Senza alcuna programmazione, senza valutare i bisogni dei cittadini, senza tener conto della richiesta di salute della popolazione.

Oggi dopo due anni terribili di pandemia ci si accorge che il Re è nudo e si finge di correre ai ripari confusamente e con un sacco di irrazionalità. Tutto il sistema “salute” è in grandissima difficoltà: il personale è carente ovunque ma nei pronto soccorso siamo alla canna del gas. I concorsi per nuove assunzioni vanno deserti ed i medici che vi lavorano abbandonano appena possono.
Come scrivevo sopra, si sta ricorrendo sempre più frequentemente all’affidamento dei pronto soccorso a cooperative esterne.

È notizia fresca che prossimamente tutto il Dea di novi sarà appaltato. Da luglio andranno in pensione altri medici e la dirigenza, nell’ultima riunione, pare abbia deciso di appaltare il lavoro dei medici. I pronto soccorso rappresentano per ogni ospedale, e soprattutto per le piccole realtà come la nostra, un punto di riferimento importante ed essenziale per il buon funzionamento di tutta la struttura sanitaria.
Il ricorso alla esternalizzazione con varie cooperative rappresenta sicuramente una soluzione tampone, ma rappresenta anche una amara sconfitta per tuttə. A partire dal Dea ma anche per i vari Reparti, per i servizi territoriali. E a rimetterci siamo sempre noi cittadini in stato di necessità.

Mancano i medici, sì, ma cosa si è fatto per non arrivare a questa crisi acuta? L’80% dei pazienti che passano attraverso queste strutture potrebbe benissimo essere curati altrove. Cosa nota da anni.
Ma cosa si è fatto per ridurre gli accessi “impropri”? Nulla!
Dove sono le case della salute, dove sono le unità di cure primarie? 
Tutte queste mancanze e situazioni sono state più volte segnalate in eventi pubblici locali, nel più completo disinteresse. L’ultima riunione della dirigenza ha così decretato: Appalto, appalto! 
E poi? Alternative, programmazione? Altre idee? 
Pare non ce ne siano.

Eppure sono convinta che la nostra regione possa gestire meglio la carenza di medici specialisti in “Medicina di Urgenza”. Perché non ampliare i posti messi a concorso dalla Regione Piemonte per la specialità?
Pare siano solo 15 i posti per Medicina Di Urgenza mentre per la Medicina di Base attualmente stanno frequentando il corso più di 200 Medici.Aspettiamo inesorabilmente che tutta la sanità sia privatizzata. Poco per volta, perché “la gallina si spiuma lentamente per non farla gridare”
Paghiamo le tasse per essere curati. Meritiamo rispetto, meritiamo di non aspettare ore e ore prima di essere “visti” da un medico. 
Non meritiamo lunghe liste di attesa per avere una visita specialistica nel Servizio sanitario nazionale mentre se paghiamo saltiamo la fila. 
Siamo tuttə responsabili?

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Concetta Malvasi

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