La resa dei conti

Incuriosito da un post di un leghista doc, che con aria di fiera quanto superba sfida, accusa (senza nominarli) alcuni consiglieri di non aver il coraggio di dare le dimissioni, ma precisa il soggetto: “per dare le dimissioni ci vogliono le palle Altri non li hanno e stanno in consiglio solo per ricattare e per interessi che non sono dei cittadini”. 

Accusa, senza fare nomi ma fa intuire chiaramente che sono rivolti ai fuoriusciti della lega, definendoli “vergognosi”. Sulla deriva delle dimissioni ne ho ampiamente parlato nel precedente articolo (Democrazia e potere) per cui ognuno affronta l’argomento in relazione alle proprie convinzioni e sopratutto convenienza. Come dire: la lingua batte dove il dente duole. Certamente il soggetto è uno che ci tiene a dimostrare che possiede le palle, e già che è in argomento: denunci esplicitamente quali sono gli interessi citati non attinenti a quelli dei cittadini. Sarebbe un elemento di chiarezza.
Premesso quanti sopra, il consiglio comunale dopo aver esaurito gli argomentazioni di routine, ci si aspettava che si entrasse nella sostanza dell’ordine del giorno, la presentazione del bilancio preventivo e l’approvazione della tariffa Tari e dell’Imu, ha stupito invece con un colpo di teatro.
Tutti gli esponenti della maggioranza, sindaco e giunta compresa hanno abbandonato la seduta e il presidente del consiglio, pur essendo presenti dieci consiglieri, quindi la maggioranza dei consiglieri che preserva il numero legale, dichiarava chiusa la seduta.
Già l’aver convocato l’assise alle ore 18.00 doveva far supporre qualche sorpresa, dato il copioso quanto importante ordine del giorno da discutere in un clima decisamente da ultima spiaggia in cui per i traditori, doveva essere il momento della resa dei conti, invece si è trasformato in un precipitoso rompere le righe.
Infatti il sindaco, approfittando della deroga di un altro mese, concessa ai comuni ritardatari per presentare il bilancio, prendeva la parola e comunicava: “poiché è stato sostituito il funzionario amministrativo, non si ritiene adeguato il bilancio e quindi si da maggior tempo al nuovo funzionario per curarne gli aspetti e adeguarli al nuovo momento politico. Verrà presentato al prossimo consiglio”.
Seguiva il precipitoso abbandono dell’aula e lo scioglimento del consiglio, senza dare la possibilità di all’opposizione di contro argomentare, nonostante la presenza del numero legale.
Dalla storia del consiglio comunale di Novi Ligure non si era mai vista un condotta simile. Infatti il folto pubblico , compreso la giunta e sindaco di Arquata, è rimasto basito tra lo stupore e l’indignazione.
Al di la del merito del bilancio di previsione, il sindaco se aveva dei dubbi sulla consistenza di un atto politico così importante , date le condizioni contingente o meno, aveva il diritto di chiedere, di poter utilizzare il mese di ulteriore proroga per cercare di realizzare un documento che mettesse insieme i cocci, e probabilmente l’opposizione l’avrebbe concesso pur con tutte le critiche del caso. Ma fatto con un colpo di mano è stato una condotta vile quanto meschina e dimostra al nostro leghista doc che le palle purtroppo sono troppi a non averle.
Come disse qualcuno: “il coraggio ,uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

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Francesco Giannattasio

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