La teoria del muro

Vi è una forza attrattiva, probabilmente psicologica o antropologica, che abita nelle menti e nei cuori delle forze progressiste italiane che potrebbe essere studiata come teoria del muro: i componenti e leader delle forze in gioco viaggiano su una macchina che tutto sommato sta andando abbastanza bene, ma ad un certo punto vedono un muro ergersi un po’ distante e non sulla traiettoria del loro percorso. Allora qualcosa di strano capita nella testa dei leader sul veicolo; invece che continuare ad intraprendere la strada percorsa sinora, decidono di svoltare e puntare dritti contro il muro, non si sa se per il gusto di distruggere la macchina oppure se per testare la resistenza del muro e provare a sfondarlo. Fatto sta che questa forza attrattiva è letale, e sembra non esserci alcuna speranza per tutti coloro i quali vedano da fuori il cambio di traiettoria del veicolo e tentino di sbracciarsi nella speranza di far cambiare idea ai conducenti.

Iniziano a quel punto le urla sull’auto a colpi di agenda Draghi, agenda sociale, agenda ecologista, agenda progressista. Purtroppo sono tutti fuori dall’auto quelli che invece di agende varie hanno studiato la teoria del muro e si interrogano sulla logica retrostante le varie argomentazioni.

Perché, appunto, è proprio la logica in campo da parte delle diverse forze progressiste che vacilla assai, e pare essere qualcosa che travalica anche i filoni più noti studiati sino ad oggi, siano quella classica, intuizionista, polivalente o fuzzy.

Da un lato infatti, se vi è davvero un pericolo della destra-destra-e-ancora-più-destra, allora non si capisce cosa impedisca alla coalizione di centrosinistra che il PD sta costruendo di avere anche come compagno tanto i liberal-democratici quanto il M5S, in particolare se si tengono dentro i rosso-verdi; M5S con il quale abbiamo governato buona parte di questa legislatura, abbiamo affrontato uno dei periodi più complessi della storia repubblicana e con il quale ci siamo presentati anche recentemente in diverse tornate amministrative con ottimi risultati. Dall’altro lato, invece, da parte di Conte e del M5S si potrebbe chiarire perché sottovalutare e mostrare non poca superficialità nel gestire il passaggio di qualche settimana fa sul governo Draghi. E infine Calenda che tanto critica il M5S dovrebbe spiegarci come mai proprio con il M5S governa in Europa nella “coalizione Ursula” e in alcune realtà territoriali con loro ci collabora attraverso il PD e come mai non siano andati bene questi mesi di Governo dei migliori, di cui loro erano azionisti di maggioranza in Parlamento. Grande è la confusione nel veicolo diretto verso il muro.

E dire che di esempi positivi ve ne sarebbero. Basterebbe ripercorrere i vari successi elettorali delle ultime tornate delle amministrative per capire che dove la coalizione progressista si è presentata compatta e credibile ha ottenuto risultati insperati sino a qualche mese prima.

Per noi “mandrogni” sarebbe sufficiente prendere ad esempio il nostro caso della città di Alessandria, dove grazie ad un grande lavoro di squadra di tutti gli alleati, dei segretari/leader di partito, movimento e liste varie è stato compiuto ciò che sino a qualche mese fa nessuno sperava; una coalizione progressista credibile e un ottimo candidato sindaco che hanno saputo essere vincenti già al primo turno, e hanno saputo divenire quel campo credibile in grado di attirare l’attenzione e il consenso anche del candidato di Azione e soprattutto del suo elettorato che aveva corso da solo al primo turno (ottenendo peraltro un ottimo risultato).

Ma se invece abbiamo deciso di schiantarci, allora a questo punto non si vede perché andrebbe fatto frenando gli ultimi 5 metri. Meglio a questo punto schiacciare il piede sull’acceleratore sino alla fine, magari nella remota speranza che l’impatto dell’auto quantomeno sfondi il muro. Così distruggeremo sicuramente la macchina, ma quantomeno avremo fatto un lavoro di sacrificio per portare chiarezza e linearità nello scenario politico italiano, soprattutto in quel campo che denominiamo genericamente come progressista. Ognuno corra per sé: Calenda e Bonino costruiscano con Renzi il campo liberal-democratico; Conte corra con il M5S ritirando fuori un po’ di combattività rimasta sopita durante il governo Draghi; il PD faccia il PD, partito a cavallo tra socialdemocrazia, liberalsocialismo e cattolicesimo sociale. Ognuno corra per sé, abbandonando ogni calcolo elettorale sui collegi uninominali e si misurino le forze di questi tre blocchi separatamente. Probabilmente (eufemismo) si farà opposizione, ma almeno la si farà chiarendo i rapporti di forza e le identità di questi tre blocchi.

Parere personale, dopo lo schianto, dal 26 Settembre in poi questi tre blocchi dovranno imparare a fare quello che avevano già fatto in questi anni, come si ricordava sopra, sia a livello nazionale sia a livello locale, cioè confrontarsi tra loro e trovare un frame comune su cui costruire prima un’opposizione credibile e in futuro di nuovo una forma di Governo; è quanto sta fondamentalmente avvenendo anche in molti altri paesi europei: in Germania, la SPD governa in alleanza con Gruenen e Liberal-democratici; in Spagna Pedro Sanchez governa in l’alleanza con Podemos; infine in Francia, dove il recente successo alle presidenziali di Macron e il successo alle successive legislative di Melenchon potrebbero probabilmente portare i due al confronto e al dialogo.

Ovviamente io sono tra quelli che avrebbero desiderato vedere già in questa tornata elettorale il tentativo di percorrere questa strada, la quale sarebbe stata la normale evoluzione di quanto fatto in questi anni e di quanto avvenuto in diverse tornate amministrative, come si ricordava poco sopra. Invece decideremo, molto probabilmente, di testare il muro per vedere quanto sia resistente e quanto i passeggeri/conducenti sull’auto democratica-progressista siano capaci a reggere l’urto. Tutto bene, in politica è concesso (quasi) tutto. L’importante è che ci siano persone che, restando fuori dall’auto, stiano inseguendo a piedi i compagni sul veicolo diretto contro il muro e una volta avvenuto lo schianto siano lì a curare le ferite e a far riprendere tutti quanti dalla sbornia. Sempre sperando che nell’attesa non arrivi davvero un terremoto di destra-destra-destra che seppellisca tutti; ma in questo confidiamo che il nostro sistema paese e l’Europa abbiano ormai anticorpi solidi.

A meno che non ci sia ancora il tempo per rinsavire tutti quanti, e provare a costruire in breve a livello nazionale quello che hanno fatto diverse realtà locali, nelle quali il campo progressista ha vinto e ora governa, anche in luoghi dove la spinta di centro-destra è maggioritaria.

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Giorgio Laguzzi

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