Teleriscaldamento, un progetto già superato

Passando davanti all’edicola sono stato attratto dalla locandina della stampa di Torino che dava risalto alla notizia: “si dà attuazione al teleriscaldamento”.
Il progetto comprende nel contratto d’appalto con il quale l’amministrazione comunale affida la gestione calore degli edifici comunali, previa la realizzazione di due reti di teleriscaldamento per servire i medesimi edifici pubblici, temporaneamente sospeso.

Il commissario prefettizio straordinario che amministra temporaneamente il comune con propria delibera: “revoca la sospensione dei tempi di attuazione del progetto che dovrà essere completato entro il termine di maggio 2024.”

Il progetto prevede una spesa immediata di poco meno di cinque milioni di euro con un costo complessivo di 41 milioni per la gestione della durata di 33 anni.
Tralasciando il merito sull’opportunità o meno che il commissario straordinario che dovrebbe occuparsi della normale amministrazione, impegnando spese per un dodicesimo mensile, l’iniziativa soprattutto alla luce del nuovo assetto politico economico nazionale appare alquanto sorprendente.

La realizzazione del complesso progetto è piuttosto laboriosa e non priva di difficoltà tecniche economiche oltre ad un impatto ambientale non propriamente trascurabile. Prevede di costruire una grossa centrale termica che deve necessariamente captare una notevole quantità l’acqua, presumibilmente sotterranea, scaldarla ad una temperatura vicino all’ebollizione e trasferirla con apposite condotte, opportunamente coibentate, nei singoli edifici e poichè è risaputo che durante il tragitto la dispersione non è per niente irrilevante, sarà necessario una centrale intermedia per tenere l’acqua a temperatura per garantire la temperatura ideale di utilizzo e quindi rendere funzionale teleriscaldamento.

Naturalmente la fonte di calore per scaldare l’acqua è il gas ed è nota la situazione complessa e molto onerosa del costo di tale combustibile per cui è piuttosto imprudente se non inopportuno affidarsi a tale tecnologia per un arco di tempo non propriamente breve, (trentatre anni) è decisamente un tempo molto ampio. Inoltre si preclude l’impiego di altri sistemi alternativi, basati su energie autonome alternative che lasciano intravedere un campo innovativo dai risvolti sorprendenti.

Data l’importanza e la complessità dell’opera oltre all’impegno economico tutt’altro che trascurabile e alle difficoltà di approvvigionamento del gas, la ripresa del progetto dovrebbe quanto meno essere sottoposto ad un’articolata discussione politica, impegnarsi in una progettazione che nasce in condizioni che mostra già le caratteristiche di superamento tecnologico è quantomeno poco avveniristico ma di sicuro non conveniente economicamente e in prospettiva futuristica sempre più costoso.

Per rendersi conto a cosa si va incontro, basta rivolgersi ad un amministratore condominiale e farsi dare il costo di riparto preventivato del riscaldamento dei condomini per prendere atto di una realtà tutt’altro che economica.
Il confronto è pertinente, in quanto il principio del teleriscaldamento è analogo a quello della distribuzione del calore nel condominio a cui va aggiunta l’aggravante della notevole dispersione dovuta al lungo tragitto delle condutture.

E’ pur vero che la gestione calore è in seno al complesso Acos a maggioranza comunale, ma non è una ragione sufficiente per legarsi mani e piedi e precludersi prospettive più moderne e redditizie.

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Francesco Giannattasio

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