La provincia di Alessandria è probabilmente una delle più disunite d’Italia. Novese i Ovadesi si sentono storicamente più Genovesi, i Tortonesi guardano a Milano e i Casalesi guardano a Casale e non più in là. Non è quindi una novità scrivere di tensioni tra il capoluogo e Novi Ligure, anche in questi ultimi anni in cui le due città condividono lo stesso colore politico a livello amministrativo.
Non occorre forse ricordare le discussioni sui soldi del terzo valico dirottati su Alessandria per un ponte che forse neppure si farà, o la vicenda delle perequazioni dell’acqua. Poche settimane fa la tensione è salita alle stelle per la gestione del servizio idrico, con Gestione Acqua (gruppo Acos) estromessa (ma si annunciano ricorsi) dalla gestione della distribuzione idrica nell’ambito dell’Egato6. Ora la battaglia si avanza anche nel settore rifiuti.
Su questo tema il confronto tra Novi e Alessandria è diventato particolarmente acceso nelle ultime settimane, con divergenze significative sulle modalità di smaltimento e gestione delle discariche.
Alessandria ha un problema enorme: non sa più dove mettere i rifiuti. Non avendo adottato un sistema di raccolta differenziata spinta, come hanno fatto Novi, Tortona e Ovada, ha continuato a produrre enormi quantità di rifiuti e ora non sa più dove metterli.
Secondo i dati ufficiali del Consorzio di bacino dell’Alessandrino, ogni abitante produce annualmente 248 chili di rifiuti, un dato molto superiore a quello dei comuni serviti da Gestione Ambiente, la società collegata al gruppo Acos di Novi, dove la produzione si attesta a 94 chili per abitante.

Il risultato di questa inefficienza è stato evidente il 31 dicembre 2024, quando la discarica Aral di Solero-Quargnento, principale sito di smaltimento per Alessandria, ha dichiarato il tutto esaurito. Per far forte al problema si è svolto un incontro ufficiale tra il Presidente della Provincia di Alessandria Benzi, il sindaco di Alessandria Abonante, il sindaco di Novi Muliere e la Presidente di Srt Feli Broda «Come Presidente di Srt – ci ha detto Broda – posso dire che, sebbene da mesi se ne sentisse parlare, il primo incontro ufficiale con il Presidente della Provincia Benzi, con il Direttore di Aral, l’ingegner Rivolta, con il Sindaco Abonante e presente il Sindaco di Novi Muliere, noi come Azienda lo abbiamo avuto il 13 Gennaio scorso. Siamo andati all’incontro convinti di dover parlare di urgenza per il 2025 ed invece ci siamo trovati ad ascoltare una proposta molto più articolata che stiamo valutando a livello politico e tecnico. Sicuramente occorrerà tempo. È in atto un doveroso confronto con tutti i soci ma è ben ferma la convinzione che non metteremo mai in difficoltà il territorio dei 115 Comuni afferenti al Consorzio Servizi Rifiuti del Novese, Tortonese, Acquese ed Ovadese».
In extremis, la Provincia ha autorizzato Aral a utilizzare la discarica di Quargnento per ulteriori tre mesi. La decisione, firmata dal presidente Luigi Benzi, sindaco di Quargnento (che aveva promesso di non farlo), permette di sfruttare le depressioni formatesi nella discarica senza aumentarne il livello. Tuttavia, questa soluzione è temporanea: da aprile 2025 i rifiuti di Alessandria saranno trasferiti al termovalorizzatore di Torino.
Anche Novi, però, affronta le proprie difficoltà. La discarica di Srt a Boscomarengo è quasi al limite della capacità, e i lavori di ampliamento, che porteranno a un incremento di 950.000 metri cubi, sono ancora in attesa del permesso di costruzione per il primo lotto.
Il gruppo Acos ha assunto una posizione più netta, evidenziando già frizioni con Alessandria sulla gestione del servizio idrico. Scrive Acos in un recente comunicato stampa: “è nostra convinzione che la non corretta trattazione, da parte degli organismi preposti, dell’altrui inefficienza, comporterebbe conferimenti abnormi di rifiuti nelle discariche locali, alterando l’attuale equilibrio raggiunto all’interno del nostro bacino di riferimento, con ricadute negative sulla tenuta delle discariche di Novi Ligure e Tortona ed un prevedibile incremento dei costi di smaltimento che, inevitabilmente, graverebbero sulle tasche dei cittadini”.
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