Diretto daI Maestro Donato Renzetti e per la regia di Pier Francesco Maestrini il dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano “Andrea Chénier” è una travolgente storia d’amore che assume il tono tragico parallelamente al regime del Terrore instaurato da Robespierre durante la Rivoluzione Francese.
In scena a partire dal 6 febbraio alle ore 20:00 con repliche domenica 9 alle ore 15:00, mercoledì 12 alle ore 20:00 e ancora sabato 15 alle ore 15:00 l’opera, composta nel 1896 su libretto di Luigi Illica, ebbe un meritato successo dopo la prima rappresentazione al Teatro alla Scala così come in Europa e negli Stati Uniti.
Il poeta Andrea Chénier, personaggio principale insieme alla contessa Maddalena e al servo Gerard è travolto dagli eventi storici, così come i due co-protagonisti: la contessa Maddalena è costretta a vivere nell’anonimato e in miseria, Andrea processato e giustiziato, mentre Gerard è “l’uomo di Robespierre” che continua ad essere servo, non più della nobiltà, bensì del regime che si rivela essere ben lontano dagli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza celebrati dalla Rivoluzione. All’interno della tensione politica e sociale, la storia d’amore tra Andrea e Maddalena rappresenta l’unica via di fuga possibile per i due amanti che scelgono di rimanere uniti fino alla morte, mentre Gerard, nel tentativo di contrastare la loro unione, si pentirà di essere stato soggetto attivo del regime di terrore e corruzione che dilagava in Francia.
Andrea Chénier viene considerato uno dei capolavori del repertorio verista, anche se il realismo e l’accuratezza della trasposizione storica si coniugano ad una dimensione eroica animata dai profondi ideali e sentimenti che fanno parte piuttosto di un’opera seria di compostezza händeliana. L’incontro tra Illica e Giordano, piuttosto singolare, produce una forte drammaticità nella storia di Chénier attraverso l’impiego di una scrittura diretta ed efficace, a tratti quasi declamatoria e in questo tipicamente verista, esprimendo un forte senso melodico ed una spiccata vena passionale. Tinte più tragiche emergono sia nel lirismo di brani celebri come «Un dì all’azzurro spazio» e «La mamma morta», sia nei momenti corali che trasmettono nelle sue molte sfaccettature l’impeto di una collettività sconvolta.
Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo, costumi di Stefania Scaraggi, coreografie di Silvia Giordano, Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova.
Katia C. Tonzillo
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