Ci abbiamo pensato un po’, ne abbiamo discusso tra di noi che scriviamo abitualmente sul Moscone, sull’opportunità di pubblicare il messaggio che segue. Perché in realtà nasconde la sua provenienza, nonostante compaia un numero e una firma. Pubblichiamo anche chi ci chiede di rimanere anonimo o di usare uno pseudonimo, ma a noi l’identità, pure se riservata, deve essere nota.
Abbiamo poi deciso, dopo averne anticipato il contenuto in un precedente articolo, di renderlo noto integralmente per farne oggetto di una riflessione politica che prescinde dal merito. Aggiungiamo che dopo una prima verifica ci pare non sussistano ragioni legali di incompatibilità, quindi non ci prestiamo agli interessi di uno o dell’altro.

E’ soprattutto interessante sapere da chi provenga per comprenderne le ragioni politiche e se ve ne sono. L’ha scritto un semplice cittadino, magari invidioso?
Ne dubitiamo. Vi sono troppi particolari interni alle logiche politiche e alle procedure istituzionali. Quindi per noi il messaggio ha un movente politico.
È stato uno di sinistra? Difficile perché uno di sinistra avrebbe ostentato con orgoglio le se ragioni. Si sarebbe fatto vanto di aver beccato in castagna quelli di destra. Almeno a noi non avrebbe nascosto la sua identità.
Pensiamo quindi sia un attacco politico, che viene dalla destra ed è rivolto a gente di destra.
È un militante di Fratelli d’Italia? Difficile poiché attacca oltre a Bigiorno, Benzi, Presidente della Provincia e Riboldi, capo provinciale del partito e assessore regionale. Insomma tutti esponenti a vario livello del partito di Meloni.
L’autore può essere un militante di Forza Italia? Unico partito apparentemente non toccato? Anche questo non ci convince. Perché Bigiorno è stato nominato nel consiglio di amministrazione di Acos dal sindaco di Arquata, di Forza Italia: Basso. Certo non si può escludere che tra quest’ultimo e l’autore del messaggio vi siano migliori rapporti -se non complicità- rispetto agli altri. E poi avendolo nominato lui potrebbe chiedergli direttamente di dimettersi senza bisogno di diffondere messaggi anonimi.
Si tratta di qualcuno della Lega? Non rimane che questa ipotesi. Di primo acchitto si potrebbe escluderlo, visto che se la prende anche con Chiodi, sindaco di Tortona, esponente di rango della Lega.
Allora pensiamo che venga da una parte del partito del partito di Salvini, una parte che sta entrando in conflitto con il resto del mondo e quindi anche con il resto del centrodestra.
Perché lo fa?
L’ ipotesi è che possa trattarsi di una vendetta contro le persone che non sembrano entusiaste del modo di fare di questa parte della Lega. Sembra dire l’anonimo o il suo mandante: avete messo in dubbio la mia condotta? Addirittura la mia compatibilità con i diversi ruoli? Io vi ripago con la stessa moneta.
Ora facciamo finta che occorra inventare la soluzione del giallo e scriverne la conclusione: si tratterebbe di una pezzo della lega che in difficoltà attacca i propri alleati e li minaccia di ritorsioni. Un bell’esempio di buon governo!
PS.: Cari lettori visiete accorti che i personaggi di questo giallo sono Acos, Egato, Provincia, utti legati alla turbolenta vicenda dell’acqua? Chi manca come protagonista del giallo?
Una risposta a “L’acqua si tinge di giallo”
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In teoria in rete l’anonimato, specie se non si è pezzi grossi della disinformazione globale, tipo servizi del mossad o della cia (quelli italici li sgamano sempre) è sempre un segreto di pulcinella.
A volte basta un numero IP, rintracciabile da chiunque in rete.
A meno che non ci siano complicità omertose, nel qual caso occorre un’indagine delle autorità preposte. Ai miei tempi c’era la Polizia Postale, che rintracciava i vili diffamatori anonimi previa denuncia legale. Ci si metteva un po’, specie se il vile aveva coperture politiche, ma alla fine ci si arrivava.
Non so se adesso ci siano stati cambiamenti.
Ma questi spargimenti di veleni sulla pelle dei cittadini e contribuenti novesi, e sulla nostra acqua, bene comune, mi sembrano davvero vergognosi.
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Un commento su “L’acqua si tinge di giallo”
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In teoria in rete l’anonimato, specie se non si è pezzi grossi della disinformazione globale, tipo servizi del mossad o della cia (quelli italici li sgamano sempre) è sempre un segreto di pulcinella.
A volte basta un numero IP, rintracciabile da chiunque in rete.
A meno che non ci siano complicità omertose, nel qual caso occorre un’indagine delle autorità preposte. Ai miei tempi c’era la Polizia Postale, che rintracciava i vili diffamatori anonimi previa denuncia legale. Ci si metteva un po’, specie se il vile aveva coperture politiche, ma alla fine ci si arrivava.
Non so se adesso ci siano stati cambiamenti.
Ma questi spargimenti di veleni sulla pelle dei cittadini e contribuenti novesi, e sulla nostra acqua, bene comune, mi sembrano davvero vergognosi.