Il punto fermo mette ansia ai giovani? Eliminamolo.

Negli ultimi anni, il modo in cui comunichiamo è cambiato radicalmente. Se una volta il punto fermo era il baluardo della chiarezza e dell’ordine sintattico, oggi sembra quasi diventato un ospite indesiderato nelle conversazioni digitali. Nei messaggi di testo, nelle chat e sui social media, molti giovani tendono a ometterlo, lasciando che l’invio del messaggio faccia il lavoro di chiusura della frase. Anzi, in certi casi, un punto fermo può addirittura generare ansia o essere interpretato come un segnale di freddezza e distacco.

Ma come si è arrivati a questo punto? La comunicazione digitale ha introdotto nuovi codici espressivi, dove il tono non è più dato solo dalla punteggiatura, ma anche dall’uso di emoji, dalla formattazione del testo e dalla struttura stessa della conversazione. Un messaggio senza punto può suonare più amichevole e aperto, mentre un messaggio con il punto fermo può sembrare brusco, come un’inaspettata chiusura di discorso.

Tuttavia, la scrittura formale non sembra subire questa evoluzione: nei testi accademici, nei documenti ufficiali e negli articoli giornalistici, il punto fermo resta saldo al suo posto. È quindi una scomparsa parziale, circoscritta ai contesti informali e digitali.

La domanda allora è: il punto fermo è destinato a scomparire? Probabilmente no, ma il suo ruolo si sta trasformando. Forse non lo vedremo più nei messaggi tra amici, ma difficilmente potrà essere rimosso dalle regole della grammatica tradizionale. Nel frattempo, chi vuole evitare fraintendimenti nelle chat dovrà prestare attenzione: un punto di troppo potrebbe far sembrare il messaggio più freddo di quanto si intenda!

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