Don Massimo Bianchi, parroco della comunità pastorale di Novi Ligure e responsabile del Vicariato, ha inviato un commento in risposta all’articolo di Andrea Vignoli pubblicato ieri mattina dal titolo “Grazie infinite, Francesco. Vai pure...”. La pubblichiamo di seguito, ringraziando Don Massimo per il suo importante contributo.
Caro Andrea,
innanzitutto, grazie per l’articolo dedicato a Papa Francesco. Non credo ci sia un “aggrapparsi disperatamente” alla sua presenza terrena, né disperazione nella preghiera per lui e la sua salute. La fede non esenta chi crede dalle esperienze umane: non attenua la mancanza (o il pensiero della possibile mancanza) di una persona cara, né rende la morte (propria o altrui) una “bazzecola”. Il dolore è intenso anche per chi crede, e le lacrime non bruciano meno. Non è strano desiderare (e quindi chiedere in preghiera) di continuare a camminare con chi ti ha accompagnato in modo luminoso (non mi riferisco solo al Papa). La fede non elimina né attenua queste realtà; semmai, offre la speranza di attraversarle sapendo che non sono né definitive né eterne. Sapere che una ferita è destinata a guarire non la rende immediatamente meno dolorosa (vale per il corpo come per l’amore). Forse aiuta a viverla senza disperazione. Così è la preghiera di questi giorni per la salute di Papa Francesco: intensa, preoccupata, anche dolorosa all’idea della sua possibile morte, ma non disperata. Qualunque sia l’esito.
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