Il nuovo piano sanitario del Piemonte, basato su uno studio elaborato dall’Università Bocconi, potrebbe avere un impatto drammatico sull’assistenza sanitaria nella provincia di Alessandria. Secondo quanto emerge dal documento, tra le strutture a rischio di declassamento ci sarebbero ben tre dei cinque Pronto Soccorso attualmente attivi sul territorio: Acqui Terme, Tortona e Ovada.
Lo studio della Bocconi dovrebbe essere la base del nuovo piano sanitario del Piemonte, il cui varo viene annunciato dall’assessore Federico Riboldi entro l’estate.
Il dossier, lungo 115 pagine, propone la trasformazione dei Pronto Soccorso con meno di 15.000 accessi annui in semplici Punti di primo intervento (Ppi), ovvero strutture non abilitate al ricovero. Una scelta che, se confermata, ridurrebbe drasticamente la capacità di risposta in situazioni di emergenza per migliaia di cittadini.
Ad Acqui Terme gli accessi si attestano intorno ai 13.000 l’anno, Tortona supera di poco i 14.000, mentre Ovada – che serve un’area considerata disagiata – si ferma sopra i 7.500. Solo Novi Ligure e Casale Monferrato conserverebbero lo status di Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione), anche se non è escluso un loro declassamento a Pronto Soccorso base.
Una prospettiva preoccupante, soprattutto se si considera la comunicazione diffusa proprio in questi giorni dall’Azienda ospedaliera universitaria di Alessandria, che segnalava una situazione critica al Pronto Soccorso con un indice Nedocsdi 153 (indice che misura l’affollamento), oltre 60 pazienti in carico e numerosi codici ad alta intensità. L’invito era quello di dirottare i pazienti verso i presidi limitrofi — proprio quelli oggi a rischio ridimensionamento.
Nel dossier si fa anche riferimento all’ospedale di Ovada tra le strutture minori da “ridefinire”, orientandole verso attività assistenziali e riabilitative, piuttosto che alla gestione delle urgenze e delle patologie acute. Una scelta che potrebbe penalizzare pesantemente i cittadini dell’alessandrino, specialmente nelle aree interne e montane dove le distanze dai grandi centri possono fare la differenza tra la vita e la morte.
In passato, simili tentativi di riorganizzazione hanno sollevato forti reazioni da parte delle amministrazioni locali, indipendentemente dal colore politico. Anche oggi il rischio concreto è quello di un nuovo scontro tra Regione e territori, in un contesto dove la sanità resta una delle priorità più sentite dai cittadini.
Il varo del nuovo piano è atteso per l’estate, ma il percorso appare tutt’altro che semplice. Intanto, da Acqui a Ovada, si moltiplicano le preoccupazioni.
Per saperne di più: https://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=87145
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Un commento su “Sanità, la provincia di Alessandria rischia grosso: tre Pronto Soccorso verso il declassamento”
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Hanno voluto trasformare i malati in business, e devono foraggiare guerre e riarmo.
Inutile stupirsi, dopo.
La bocconi, poi. Epicentro privato delle privatizzazioni. Alla larga.