Andiamo a votare. Anche turandoci il naso.

Ci sono momenti in cui la perfezione non è un’opzione. Momenti in cui non tutto ci convince: il quesito, i promotori, la campagna. Momenti in cui sarebbe facile dire: “non vado, non mi rappresentano”.

Questo referendum è strano. Per alcuni quesiti le forze di centro sinistra chiedono di andare a votare per abrogare riforme fatta proprio da loro, dal centro sinistra, quando era al governo. C’è una follia tutta italiana in questo.

Ma se il referendum fallisce, chi oggi spinge per misure che vanno nella opposta direzione, avrà mano libera. Il popolo è con noi, potrà dire, lo dimostra il risultato del referendum. Il governo leggerà la scarsa partecipazione come un sì implicito alle proprie scelte. E userà quell’assenza come alibi per andare ancora più lontano.

Ma proprio in questi momenti è essenziale andare a votare. Anche turandosi il naso. Restare a casa non è un voto neutro. È un voto che pesa — nelle mani di chi ci vuole più deboli. Andare a votare, invece, anche senza entusiasmo, anche con mille dubbi, è l’unico modo per non consegnare il campo a chi ha tutto l’interesse che il quorum non si raggiunga.

Come diceva Montanelli in tempi difficili: “Turatevi il naso, ma votate.” È un consiglio ancora oggi attuale.

Domenica e lunedì, andiamo alle urne. Non facciamoci rubare la voce.

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