Comune di Tortona: “non ce n’è assunzioni”

Lo scorso novembre il Comune di Tortona ha deciso di ricercare una figura che potesse affiancare il già affollato Ufficio Manifestazioni, Commercio e Agricoltura, così da promuovere iniziative volte alla valorizzazione della città. Che ci sia una vera e propria necessità di cambiare qualcosa nella promozione del territorio, che negli ultimi anni ha visto pochissime iniziative degne di nota, è un dato di fatto, ma è davvero questa la strada?

Inizialmente ho pensato davvero che fosse un’opportunità per la mia amata città, effettivamente bisognosa di voltare pagina e di aprirsi a scenari più ampi da questo punto di vista. La piega presa da questa storia, tuttavia, mi ha fatta riflettere, evidenziandomi alcuni punti problematici che riguarderebbero la vicenda.

Innanzitutto c’è da dire che da anni la città manca di un piano organico e sistematico che punti a sfruttare nel miglior modo tutte le risorse del territorio, dall’enogastronomia alla cultura. Poche iniziative e a singhiozzo, indirizzate per lo più soltanto a determinati settori, con un’attenzione particolare a quello commerciale. Sì, perché sembrerebbe che l’unico modo per aiutare l’economia locale sia quello di concentrare i propri sforzi quasi esclusivamente sulle realtà commerciali, spesso dimenticandosi di tutti gli altri aspetti della città, tra i quali, sicuramente, la sua storia. Con la nuova amministrazione una delle prime iniziative per rilanciare le vie del centro e, quindi, le sue attività è stata quella di aprire alcune delle vie, che da anni erano pedonali, al traffico automobilistico. Si sa, infatti, come le vie dello shopping nelle più importanti città europee siano particolarmente frequentate proprio per il profumo di smog e la calca di macchine in doppia fila tra le quali i pedoni si divertono a fare lo slalom tra un acquisto e l’altro. Così anche Tortona decide di puntare su questa strategia, con tanto di conseguente boom economico, che ha permesso al Comune di interessarsi a una nuova figura professionale da inserire, con un contratto a tempo determinato e part-time, accanto a un dirigente e a sette dipendenti che da anni si occupano proprio di questo settore. 

Oltretutto visto il momento pare evidente che il tempo inizi a stringere e non è certo possibile rischiare di rimanere senza personale, vista già l’incredibile carenza a riguardo. Proprio in un periodo in cui i musei chiudono un giorno sì e l’altro pure – anche se per Tortona questo problema sembrerebbe superfluo, visto che la Pinacoteca del Divisionismo è visitabile soltanto nel weekend, mentre il (futuro) Museo Archeologico ha ormai quasi un anno di ritardo rispetto alla data che si era prospettata per la sua inaugurazione – e in cui le manifestazioni vengono spesso limitate, se non addirittura vietate, come nel caso delle fiere, la figura di un nuovo collaboratore in piena pandemia è sembrata, evidentemente, indispensabile.

Uno dei monumento funerari adiacenti a via Emilia a Tortona

Certo, è strano che dopo tutti questi anni normali, in cui le iniziative culturali sono state poche e, spesso, di scarso successo, si sia sentito l’imminente bisogno, proprio in piena emergenza, di sopperire a questa enorme mancanza. A Tortona, infatti, esistono varie aree archeologiche, come i monumenti funerari adiacenti a via Emilia, verso la zona dell’Oasi, la cui tutela, potremmo dire, pare quasi inesistente. L’area è accessibile a qualunque ora, non sorvegliata e, sicuramente, una delle mete preferite dai vandali: non solo il prato è cosparso da rifiuti di ogni genere, ma è possibile trovarne anche al di sopra e all’interno dei due monumenti stessi; monumenti dei quali sorprendono lo stato di conservazione e le dimensioni, ma che per moltissimi tortonesi non sono mai esistiti e che continueranno a non esistere. E questo vale un po’ per tutte le testimonianze della storia più antica di Tortona purtroppo. Ma, forse, ciò che colpisce ancor di più è il Museo Archeologico di Palazzo Guidobono: avrebbe dovuto aprire lo scorso marzo ed è comprensibile che con la situazione d’emergenza questo appuntamento sia stato posticipato, ma se la pandemia è iniziata proprio durante il mese designato per l’apertura, non si spiega come mai quei lavori, che ormai dovevano consegnare il museo alla propria città in pochi giorni, si siano poi protratti (e chissà per quanto andranno ancora avanti) per mesi. L’estate scorsa, addirittura, più persone hanno denunciato il totale stato di abbandono – viste soprattutto le prosperose erbacce che infestavano lo spazio – del cosiddetto Cortile dei Sarcofagi, ovvero proprio uno degli ambienti del futuro museo. 

È evidente che a Tortona manchi da sempre una seria opera di tutela e valorizzazione nei confronti di tutti i suoi beni culturali, puntando troppo spesso esclusivamente sul commercio. Sembrerebbe quasi che a questa città il turismo non interessi: che senso ha promuovere iniziative come Assaggia Tortona se a parteciparvi sono soltanto gli abitanti della città stessa e dei comuni limitrofi, a eccezione di pochi veri turisti? Come non pensare, quindi, alla fiera del tartufo di Alba, la quale non solo gode di una fama nazionale, ma addirittura mondiale. Certo, il tartufo bianco è un’eccellenza molto apprezzata e ambita, ma non è certo necessario puntare al successo globale. Basterebbe, infatti, riuscire a guadagnarsi un posticino a livello regionale e, poi, magari iniziare a farsi conoscere anche nelle regioni limitrofe e così via. Ma è evidente che per farlo non sia assolutamente sufficiente puntare esclusivamente sui commercianti attraverso quello che potremmo definire un approccio locale. Il mondo di oggi offre possibilità e canali potentissimi con cui fare arrivare il proprio messaggio, ma non bastano questi mezzi da soli, anche se a Tortona sono comunque ancora molto limitati. Ciò che davvero può fare la differenza è l’offerta che si decide di proporre, un’offerta che dev’essere ampia e varia, con un ruolo di primaria importanza per la cultura.

È innegabile che ancora oggi il nostro territorio sia poco conosciuto rispetto a molte altre zone del Piemonte. Questo, probabilmente, è il risultato di un inefficiente progetto di promozione, che negli anni ha contribuito in maniera minima alla valorizzazione del nostro patrimonio. Risulta, quindi, difficile credere a questa improvvisa e improrogabile necessità di avvalersi di un’ulteriore figura per un compito che ora parrebbe davvero procrastinabile. La città è piccola e le voci corrono, tanto che dopo la comparsa dell’annuncio riguardo il bando – soltanto sul sito del Comune, che evidentemente non ha ritenuto necessario diffondere ulteriormente il messaggio, nemmeno sulla propria pagina Facebook – in molti, tra cui anche i giornali, hanno iniziato a vociferare che questa iniziativa non fosse poi così incentrata sulla città, puntando invece a “aiutare” qualche persona di fiducia… Effettivamente i requisiti per la domanda erano particolarmente permissivi, infatti sarebbe stato sufficiente avere un diploma e un’età non superiore ai 65 anni per potersi candidare. 

Tra i primi e unici a prendere una chiara posizione, segnalando il problema sulla propria pagina Facebook, in un silenzio che definirei quasi imbarazzante, è stato Federico Mattirolo, esponente di Progetto Tortona, che da subito si è mostrato particolarmente perplesso e scettico rispetto all’iniziativa presa dal Comune. E, per riprendere un tema trattato proprio recentemente da Mattirolo, anche in quest’occasione non è mancata l’indifferenza da parte di molti, anche da coloro da cui ci si sarebbe aspettata almeno una dichiarazione sui social. Per fortuna, però, la politica ha anche qualche mosca bianca, come nel caso di questo giovane consigliere. Intristisce, però, dover leggere ancora una volta che l’opposizione avrebbe preso la palla al balzo per lanciarsi in una nuova polemica, quando cercare chiarezza e tutela per la propria comunità dovrebbe essere la normalità e non certo una colpa.

Intanto, dopo la bufera che si è abbattuta sul Comune di Tortona, il Sindaco Federico Chiodi ha deciso di annullare il bando e, addirittura, di dichiarare di non esserne più convinto. 

In tutto questo mi chiedo: se il Comune fosse un’azienda e il Sindaco ne fosse il proprietario questo bando, con tali requisiti d’accesso, sarebbe mai stato indetto?

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Fiammetta Merlo

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