Domani tu ci lascerai…

Quella mattina l’Anno vecchio si alzò tutto dolorante e molto giù di morale. 
Era nelle condizioni in cui si trovavano tutti gli Anni vecchi al 31 di dicembre, acciaccati, curvi, stanchi, rassegnati ad andarsene e anche un po’ sollevati dalla fine del loro compito impegnativo agognando il Paradiso degli Anni vecchi.
Nel suo caso, non isolato per carità, c’erano stati molti anni vilipesi e accompagnati all’uscita quasi con un calcio nel sedere, c’era una profonda amarezza che lo accompagnava. 
Aveva addosso gli sputi e gli strali che la gente gli aveva indirizzato negli ultimi mesi, il povero vecchio altro non era che il disgraziatissimo 2020.
Dopo una parca colazione, si era messo a preparare la valigia mettendo al suo interno tutto ciò che si era susseguito dalla notte di San Silvestro in cui era arrivato fresco come una rosa e ricco di promesse.
Era il famigerato 2020, ma sul fondo della valigia adagiava tante immagini di cenoni, tappi di spumante lanciati, qualche mortaretto avanzato e tanti sorrisi, alcuni un po’ brilli, ma molto allegri.
– In fondo non ero partito male e, devo dire, mi avevano accolto bene con tutti i crismi. A quel tempo mi sentivo un ragazzo fortunato.
Le prime settimane erano scorse tra i normali alti e bassi di un anno qualunque, certo eventi tragici in giro per il mondo ce n’erano, ma c’erano anche tanti momenti felici e c’erano persino paesi dove la gente parlava a lungo di due tizi, Morgan e Bugo, e del loro abbandono del palco al Festival di Sanremo, segno che nel complesso il resto girava, più o meno.
Nel pieno della sua giovinezza, quando si apprestava a vivere la primavera del suo tempo, accadde però qualcosa che non aveva previsto, anzi che nessuno, forse, aveva previsto, neppure Nostradamus, figuratevi Paolo Fox.
Così tra le lacrime che gli scendevano cominciò a riporre quegli striscioni con su scritto: ANDRÀ TUTTO BENE! Tirava su per il naso nell’arrotolare quei cartelloni pieni di arcobaleni fatti da bambini chiusi in casa, quasi prigionieri.
Che colpa ne aveva lui se un piccolo essere si era diffuso per il pianeta portando morte e povertà un po’ ovunque?
Scuotendo la testa pensava che prima di lui la parola VIRALE la abbinavano ai video scemi, invece nel 2020 aveva assunto un significato funesto e terrorizzante.
Prima di iniziare il suo percorso, il 2019 gliel’aveva detto:- Guarda che sei bisestile e c’è il detto “anno bisesto, anno funesto”. 
Lui aveva scrollato le spalle e un po’, come tutti i giovani, aveva pensato:- Ma che funesto e funesto, questo vecchio rancoroso muore d’invidia nei miei confronti, io alle superstizioni non ci credo, mica sono l’anno 1000!
Invece il suo predecessore aveva ragione, non nella superstizione, ché lui era davvero un anno moderno e non ci credeva a quelle robe lì, ma che sarebbe stato ricordato come un anno funesto, da dimenticare.
Ripiegava quasi senza guardarle le immagini più tetre e osservava con ammirazione quelle delle persone scafandrate che si erano prese cura degli altri e avevano salvato la vita di molti.
– Vedi, diceva tra sé e sé, ci sono state anche cose buone, momenti d’indimenticabile bellezza, lacrime anche di gioia, non solo di dolore.
Da un certo punto in poi di sorrisi ne aveva visti pochi, i più belli erano coperti da una mascherina. Quelli scoperti, lasciamo perdere, campeggiavano solo sulle facce da scemo o da schiaffi, fate voi.
Gli occhi però erano rimasti e, si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima, parlano senza suoni e di espressioni affettuose le persone se ne erano comunicate con gli sguardi, qualcuno si era addirittura innamorato.
Si era assorto un attimo al pensiero di tutti gli innamorati che avevano visto scoccare la scintilla durante il suo operato, si scioglieva di dolcezza al pensiero, ma subito gli vennero in mente anche quelli che furono a lungo separati pur abitando a pochi km.
Decise di mettere sotto vuoto, ben compressi, tutti i DPCM. Erano davvero tanti, ne aveva perso il conto. Li avrebbe volentieri bruciati, ma botti e falò erano proibiti. Non gli restò che pressarli e spingerli a fondo nella valigia.
In mezzo finirono paperelle, salvagenti, granelli di sabbia, ombrellini di mojito, fettine di arancia da spritz, briciole di patatine e qualche pistacchio. 
Era ciò che restava dei festaioli e dei vacanzieri che l’estate se l’erano goduta, tanto l’aveva pure detto un grande primario che “il virus era clinicamente morto”, quindi via alla pazza gioia.
Con in mano un vasetto di abbronzante, ancora una volta il povero vecchio rifletteva: – Ma non è mica colpa mia! La seconda ondata se la sono cercata e, ora, questi incoscienti se la prendono con me.
Partito bello dritto e atletico, con tutte le bastonate che si era preso, il 2020 si era via via curvato fino ad aver bisogno di un bastone per poter camminare e fare gli ultimi passi prima di potersene andare.
Stava per chiudere la valigia quando si ricordò. Si diresse al congelatore e prese una fialetta, per ricordo. Le altre, miliardi di dosi, le avrebbe lasciate al suo successore. Lui non era un vecchio rancoroso, non era solo l’anno dell’esplosione del virus quello che portava il nome dell’altro, lui era anche l’anno del vaccino, del vaccino più veloce della storia dell’umanità.
Depose la fialetta nella valigia, chiuse e si mise in cammino lungo una strada solitaria un po’ come Charlot in Tempi Moderna, pardon moderni.

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Maria Angela Damilano

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