Quel consiglio comunale di 20 anni fa che non riesco a dimenticare

Mi è rimasta fissa in testa una immagine del 22 febbraio 2001. Sono vent’anni che quel tizio me lo rivedo davanti, camminare nervosamente nel corridoio davanti alla sala del consiglio comunale, vestito con una tuta mimetica e gli anfibi. «Basta parlare!», urlava. «Usciamo di qui e facciamo piazza pulita di questi maledetti extracomunitari».

Per il 22 febbraio 2001 era convocato il consiglio comunale di Novi per discutere il bilancio. Ma i fatti del giorno precedente, con le telecamere di tutta Italia puntate sulla nostra città, trasformarono la seduta in un pubblico processo all’amministrazione comunale. Il presidente del consiglio comunale Gianni Malfettani decidere di sospendere l’ordine del giorno, aprire al pubblico la seduta e discutere di ordine pubblico. 

Il consiglio allora era composto di 30 eletti, non 16 come oggi. Il sindaco è Mario Lovelli e sui banchi della maggioranza ci sono molti nomi noti. Mario Angeli, Giacinto Smacchia, Germano Marubbi, Graziano Moro, Giacomo Orlando. All’opposizione Maria Rosa Porta, Marco Bertoli, Francesco Soro, Federico Tuo. 

Dentro e fuori dalla sala decine di cittadini, come me. Non ho ricordi di un clima più teso a Novi di quello che ho visto lì quella sera. Sono passate meno di 24 ore dal tragico duplice omicidio del Lodolino e c’è chi sa già tutto. La mamma e il bambino sono stati uccisi da due albanesi che si sono offesi perché avevano provato a rubare in casa tempo prima ma non ci erano riusciti. La vendetta perché avevano osato sporgere denuncia, spiega il consigliere della Lega Claudio Raffaghello. 
In un cassetto ho il verbale di quella seduta di consiglio comunale. La conservo da allora. Bisogna ricordare.

La colpa è degli extracomunitari e la colpa è del sindaco che non fa nulla per l’ordine pubblico. “Potrebbe essere gente che fino a qualche mese fa era in Kosovo a tagliare gole e allora non mi stupisco che possa salire in bagno e seviziare un bambino per farsi dire dove sono i soldi, perché quella è genti di nulla e di nessuno, e le foibe dovrebbero ricordarcelo” spiega Federico Tuo di Forza Italia. 

Nella saletta dietro ai banchi della giunta c’è un telefono che suona. È il ministro dell’interno Vincenzo Bianco che vuole parlare con il sindaco Lovelli. Non so cosa si siano detti, ma quando torna in sala il pubblico urla: «mentre noi parliamo lui sta al telefono!». Lovelli si scusa: “non potevo non rispondere al ministro”. 

Per sabato i partiti di opposizione hanno convocato una grande fiaccolata per chiedere più sicurezza in città. Immigrati, prostitute e nomadi sono nel mirino di tanti interventi. Dai banchi della maggioranza qualcuno prova a ragionare: i dati dei crimini a Novi sono in discesa, e il linea con le altre città. “Ma sapete perché è successo a Novi e non ad Acqui?” Spiega un consigliere di opposizione. “Perché ad Acqui il sindaco è Bosio, della Lega”. 

C’è chi soffia sul fuoco e chi cerca di contenerlo. Il tizio in mimetica è sempre lì fuori che urla di agire subito. 

Mentre a palazzo Pallavicini si discute così, in piazza Pascoli i due colpevoli parlano tra di loro nella caserma dei carabinieri dove sono stati convocati. Una telecamera nascosta permette di ascoltare i loro discorsi e si ha la prova di quanto già gli inquirenti sospettano. Il giorno dopo i due sono portati in carcere. 

Sabato la fiaccolata non si fa più, si fa il funerale. Mi sono sempre chiesto che cosa sarebbe successo se i carabinieri non fossero stati così bravi da aver l’idea di mettere la telecamera e chiudere il caso entro un paio di giorni. Se gli sciacalli avessero potuto soffiare sul fuoco per una settimana o più.

“Credo che qualcuno debba chiedere scusa alla città per lo scandaloso sciacallaggio politico che alcune forze politiche hanno fatto di questa vicenda” dichiarò il sindaco Lovelli al Novese la settimana successiva. Temo che Lovelli sia ancora lì che le aspetti, queste scuse. E non solo lui, ma tutta la città. 

Il tizio con la mimetica lo rivedo ogni tanto in giro. Era e resta uno “sfigato”, lo so, ma mi mette ancora ansia come allora. Una volta mi ha pure chiesto l’amicizia su Facebook, ma l’ho ignorato.

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

Un commento su “Quel consiglio comunale di 20 anni fa che non riesco a dimenticare

  1. C’ero anch’io quella sera del 22 febbraio del 2001 al consiglio comunale. Sedevo
    accanto al sindaco Lovelli , gli animi erano esacerbati , regnava un clima di esaltante furore tra i consiglieri e non da meno nel folto pubblico , che si era stretto attorno al consiglio per manifestare tutto lo sdegno possibile. Sembravano quelle folle che si vedono nelle scene cinematografiche , pronte a linciare il diverso.

    La mostruosità dell’accaduto aveva scosso oltre ogni limite la popolazione e la crudeltà di come erano stati assassinati madre e figlio aveva inorridito tutti e le notizie che gli autori erano degli extracomunitari per lo più albanesi aveva esacerbato gli animi oltre ogni limite. Si sentivano argomenti di ogni tipo, ma sopratutto veniva dato libero sfogo a quella parte di miseria umana verso gli immigrati, il diverso, che forse tutti noi teniamo un po nascosto nel nostro io ? Anche i consiglieri non furono da meno nei loro interventi. L’opposizione cercava di cavalcare l’accaduto.

    Il sindaco fu chiamato al telefono e la sua assenza , fece infuriare ancora di più alcune persone del pubblico. Ricordo che quando riprese il suo posto mi si rivolse con un atteggiamento molto prudente e sottinteso. Preso dall’effervescenza del momento, il mio cervello non recepì il messaggio però quando dal deputato di F.I. Venne la richiesta di fare una fiaccolata..istintivamente lasciai cadere l’azione e non se ne fece nulla.

    La verità venne a galla, fortunatamente gli inquirenti scoprirono i reali esecutori , in brevissimo tempo, che riempì , tutta la città di un orrore ancora più ampio.

    Ho ritenuto opportuno riprendere quei fatti, magnificamente descritti dall’autore per mettere in evidenza una grande lacuna umana: prima di buttare la croce addosso al forestiero, andrebbe riflettere e non è raro che il male ,il più delle volte è dentro di noi, in questo caso la figlia della vittima e il suo amichetto. Inconcepibile ma è avvenuto!

    Da parte mia se avessi tenuto un comportamento più distaccato e riflessivo, forse avrei colto il suggerimento del sindaco , mi sarei risparmiato un comportamento che ancora oggi mi disturba.

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