Novesi visti da fuori: le code delle giacche

Io sono di Gavi e i consigli comunali, da noi, sono tradizionalmente noiosi. “Quando c’era Lei” erano letteralmente delle “Sveltine”, le faccende non erano mai interessanti. Adesso, vuoi che è cambiata l’aria, vuoi che alla fine è scomparsa pure l’opposizione, ci si emoziona come di fronte al posticipo di Serie C su Raisport dopo un orrendo lunedì di pioggia. 

C’è un’espressione in inglese, “Riding the coattails”, letteralmente “Cavalcare le code della giacca”, con riferimento a quei frac utilizzati dai notabili all’inizio del secolo scorso. Nel linguaggio politico anglosassone equivale più o meno al concetto di “Vincere le elezioni cavalcando il successo di qualcun’altro”.

Quando vedo il Consiglio Comunale di Novi, non riesco a pensare ad altro: sono lì, irritati, irritanti e arroganti come può esserlo solo chi sa benissimo di aver vinto alla lotteria, cerca di non ammetterlo e quando capisce che un’occasione del genere non arriverà più nemmeno per altri 70 anni, sbrocca.

Non si può spiegare diversamente il festival dell’assurdo a cui si assiste ogni volta che la principale istituzione cittadina si riunisce in remoto: l’Antonio Salazar de nuiotri che non sa cosa significa sollevare il dito medio, il Presidente del Consiglio Comunale che chiude la conversazione come una fidanzata offesa su Whatsapp, mentre sulla chat live scorrono i commenti dei personaggi più improbabili.

Facciamo un passo indietro: come ci siamo arrivati a queste scene da psicodramma? La primavera del 2019 sembra un secolo fa. Ve lo ricordate il governo gialloverde, o di quando Zingaretti era ancora segretario del PD ed era riuscito a portare in coma un partito sostanzialmente cadavere? E’ in questo contesto che Salvini arriva a Novi dopo aver snobbato piazze più prestigiose (ma già in salde mani leghiste), si esibisce nei suoi formidabili elenchi, poi torna al Viminale e, dopo l’ubriacatura delle Europee, decide di riconfermare il triste destino dei Mattei che arrivano trionfanti a Bruxelles.

Già, però nella strada che porta da Roma a Bruxelles, dove tra l’altro Matteo II non arriverà mai realmente, bisogna passare da Novi e la vittima che lascia sul terreno è illustre: non perde solo Rocchino Muliere, ma un’intera cultura politica dalla quale, fra le altre cose, il centrodestra ha dovuto pescare il proprio carneade dopo una marea di volti noti puntualmente rimasti “al palo”.

Assieme a lui, sono arrivati personaggi navigati e altri completamente nuovi all’agone politico, ma presto si è capito che a tenerli insieme era sostanzialmente la sola antipatia verso quella classe dirigente. Per il resto, è un liberi tutti in cui nemmeno il tenerissimo legame nonno-nipote (mai visto un tale sacrificio intergenerazionale di un quasi ottuagenario verso il proprio erede al quale vorrebbe risparmiare una prematura fine politica) intenerisce gli storici caporioni. Anzi, la partita diventa così emozionante che spuntano perfino degli striscioni (sui quali mancava solo la firma in calce), che qualcuno dice siano stati messi lì da dei semplici cittadini, salvo poi smentirsi nel giro di qualche minuto ribadendo che ai novesi delle beghe della maggioranza non importa nulla.

In questo meraviglioso quadro surrealista manca il convitato di pietra: se in Italia la caduta del governo Conte ha generato un lutto profondo nel centrosinistra, è probabile non esista uno scenario più distante di quello novese, dove l’unica rappresentante dei 5 Stelle in consiglio comunale si emoziona platealmente di fronte alla giunta attuale, “Vorrebbe ma non può”, e i pochi suoi elettori che hanno deciso di presentarsi alle urne al ballottaggio, hanno contribuito alla fantastica messinscena, ignari che pochi mesi dopo, dal Papeete, il favore non sarebbe stato ricambiato e si sarebbero dovuti accontentare del governo con il Partito di Bibbiano.

Non so come Novi uscirà da questa faccenda tragicomica senza patire danni da Piano Marshall, ma a vederla da fuori, per dirla come Matteo I, ci sarebbe da ordinare una porzione maxi di popcorn.

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Enrico Varrecchione

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