Tortona, il consiglio comunale deve discutere del futuro della sanità locale

Nella seduta del consiglio comunale di Tortona di lunedì 15 febbraio, il Partito democratico insieme alla lista Civica Tortona, ha presentato un ordine del giorno contenente la richiesta alla Regione Piemonte di un nuovo piano socio sanitario.
Inizialmente, come prevedibile, la discussione si è concentrata sui tagli intervenuti sull’ospedale a partire dal 2012, quando venne chiuso il reparto di ginecologia ed sul ridimensionamento del novembre 2014 a seguito dell’attuazione della delibera regionale 1/600.
Nella replica, il sindaco, ha sottolineato l’importanza del progetto di potenziamento  dell’ospedale commissionato dalla Regione al Centro Studi Interaziendale di Management Sanitario (CeSIM) ed in particolare la rilevanza di un incontro , convocato dalla Direzione Generale dell’ASL AL a cui è stato invitato insieme a presidente dell’Assemblea del CISA Gianni Tagliani per discutere delle linee guida del progetto.
Ha inoltre evidenziato che, per la prima volta, un organismo decisionale tecnico abbia coinvolto  gli amministratori locali.
In questa occasione nel suo pur  lungo intervento, mentre  ancora ha pesantemente stigmatizzato la precedente gestione della giunta  Chiamparino  ed il decreto Balduzzi, non ha però fatto cenno alcuno al tanto decantato e mirabolante  intervento del privato per la soluzione dei problemi  dell’ospedale.   
Federico Chiodi ha comunque dichiarato di condividere parte del contenuto dell’ordine del giorno presentato dai tre consiglieri di minoranza: da qui la richiesta di ritirare il documento per provare a formularne uno comune.

Sarà quindi il prossimo consiglio comunale a discutere sul futuro della sanità sul nostro territorio? Grande è l’incertezza su aspetti fondamentali.
Intanto, i tempi: attualmente Tortona resta Covid Hospital e potrebbe quindi  essere l’ ultimo ospedale, in Piemonte , ad essere riconvertito  nella fase postpandemica.
Poi una questione sostanziale: dando per certo che la ” famigerata” , perché considerata fino ad ora madre di tutti i mali, delibera 1/600, non sarà rivista in tempi brevi  dal consiglio regionale, su quale base normativa si potrebbero ottenere nuovi reparti? 
In questi mesi i contributi di approfondimento che sono stati forniti da associazioni, sindacati ed, in particolare, dai medici impegnati a gestire un anno drammatico, hanno certamente individuato una serie di necessità urgenti, o meglio, urgentissime.
È evidente che non si possano affrontare i problemi della sanità della nostra zona senza concentrare l’attenzione sui servizi territoriali e sulla importanza della diffusione sul territorio della medicina specialistica. Oggi la distanza tra i vari centri di cura è tale che molti malati, fragili ed anziani, sono costretti a rinunziare alle necessarie cure.  
Non dimentichiamo,  in questo  anno di pandemia, le molte associazioni di volontariato che si sono fatte carico di sostenere il sistema socio-sanitario affrontando eventi drammatici e contribuendo al sostegno dei nostri cittadini più in difficoltà..
In questo stesso anno è nata anche ed è maturata l’esperienza delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)  e ci si chiede se possano diventare stabili strutture di collegamento nel  centrale rapporto  fra la medicina territoriale e l’ assistenza sanitaria ospedaliera.
Per la nostra provincia è fondamentale pensare alla definizione di un progetto, adeguatamente finanziato, per la costruzione del  nuovo ospedale di Alessandria, che possa svolgere un suo ruolo di eccellenza e di alta specializzazione.
In questo quadro articolato e complesso, di cui ho saputo sottolineare solo alcuni aspetti, confido che il dibattito che si svolgerà nella prossima seduta del consiglio comunale di Tortona faccia proprie queste istanze e queste problematiche e sappia formulare alla Regione richieste chiare, con l’obiettivo di ottenere garanzie riguardo a un sistema che ponga il tortonese in condizioni di maggiore sicurezza sanitaria .

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Marcella Graziano

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