Per i Dem strategico lo sviluppo logistico del territorio

Siamo esterrefatti dalle dichiarazioni dei segretari leghisti di Novi e Alessandria. Probabilmente non si rendono conto di essere alla guida delle due città da anni.
In merito alle fantasiose dichiarazioni che hanno reso proviamo a rimettere un po’ in ordine i fatti. L’ultimo tratto di guida Pd della Fondazione Slala risale a oltre 4 anni fa: da allora la Fondazione è guidata da un presidente che con il Pd non ha nulla a che fare e nessun esponente di matrice Pd sta nel board della Fondazione. Il progetto più concreto e realizzabile in tempi relativamente brevi di sviluppo logistico sarebbe stato quello di Novi San Bovo, che però è stato “archiviato” dall’attuale amministrazione novese leghista, che ha ritenuto di destinare la propria quota parte di fondi compensativi per il Terzo Valico (ampiamente decurtati rispetto alla cifra originale perché regalati al capoluogo) non già sul progetto di rilancio dello scalo merci, bensì sulla realizzazione di una presunta Accademia enogastronomica; a sua volta, l’amministrazione comunale di Alessandria, dopo aver ottenuto risorse consistenti sempre sugli stessi fondi compensativi del Terzo Valico, invece di destinarli al recupero e al rilancio del gigantesco scalo merci di Alessandria smistamento (ad esempio ripristinando i fondi necessari a costruire la strada di collegamento tra lo scalo e il sistema tangenziale/autostradale, fondi che in misura di oltre 10 milioni di euro furono stanziati dalla giunta regionale di centro sinistra guidata da Mercedes Bresso e furono poi cancellati dalla giunta regionale del leghista Cota, di cui ha fatto parte anche l’attuale capogruppo leghista a Montecitorio, l’alessandrino Molinari), li ha destinati al secondo ponte sulla Bormida; opera senz’altro utile ma poco attinente al tema della logistica; inoltre, i fondi, più volte evocati, di 2 milioni per uno studio di fattibilità, sono certo importanti, ma ballano ormai sulla scena da quasi 3 anni, senza che nulla si sappia delle caratteristiche che, secondo quegli stessi studi, dovrebbe assumere lo sviluppo logistico nell’area dello scalo Alessandrino.
Infine, a proposito delle dispute di “campanile”, sarebbe interessante conoscere, dagli “informati” esponenti leghisti, se nello studio scaturito dai molto enfatizzati due milioni stanziati dal governo Conte 1 siano state ricomprese le valutazioni sullo Scalo di Novi S.Bovo, in un primo tempo scartato dall’orizzonte e, forse, ora recuperato perché passato di mano dal centrosinistra alle destre. Una volta ristabilita la realtà dei fatti, le intempestive e bizzarre dichiarazioni dei due esponenti leghisti sembrano, piuttosto, essere un espediente per mettere le mani avanti rispetto al “topolino” che potrebbe partorire la montagna di propaganda scaricata in questi anni sulla testa degli alessandrini: non proprio una bella figura in vista delle elezioni amministrative del capoluogo.
In sintesi, la realtà è molto più semplice e brutale. A inceppare il meccanismo che dovrebbe guidare il rilancio degli scali alessandrino e novese concorrono diversi fattori: l’oggettiva complessità dell’impresa, sia in termini economico-finanziari che operativi, sia in relazione allo sviluppo dei traffici nei porti liguri, che ha conosciuto in questi anni molte oscillazioni e momenti di crisi; la concorrenza di altri potenziali o già realizzati poli logistici: Novara, in primis, che con il suo Cim costituisce la ragione per la quale la Giunta regionale del novarese Cota affossò la Società del Retroporto di Alessandria, che doveva guidare il rilancio dello Smistamento; certo, Piacenza-Castel S.Giovanni, delle cui sinergie con il sistema piemontese,però, ha parlato non tanto la allora Ministra Demicheli quanto l’assessore regionale Gabusi, della giunta Cirio; gli interessi, per quanto legittimi, di alcuni colossi privati, tra i quali spicca il gruppo Gavio, socio di riferimento tanto a Novara quanto a Tortona, oltre che concessionario di un terminal nel porto di Genova. Come mai, in questa curiosa chiamata in causa del PD e a favore dello sviluppo di Alessandria e Novi, i due segretari leghisti non hanno coinvolto il loro omologo tortonese?
Nel 2009 fu costituita la “Società del Retroporto di Alessandria” srl. costituita dalla finanziaria della Regione. Piemonte ”Finpiemonte partecipazioni”, la società Fs Logistica del gruppo Ferrovie dello Stato, il Porto di Genova e la Finanziaria della Regione Liguria, Filse; due anni dopo la società di liquidata per iniziativa della Giunta Cota, di cui Molinari fece parte. I due esponenti leghisti provano a mestare per confondere le responsabilità, ma i fatti dimostrano che i leghisti novesi sono subalterni agli interessi del dominus Molinari (ultima prova il recente dibattito in consiglio comunale in cui il leghista si è distinto per aver rifiutato di fatto di subordinare il rientro in Slala al rilancio di San Bovo) e che quelli alessandrini non hanno alcuna idea di come costruire lo sviluppo della città e del territorio (a ulteriore dimostrazione il fatto di aver spostato, durante la giunta alessandrina di Fabbio con la Lega, la destinazione d’uso della logistica a S Michele, affossando le prospettive district Park/ Alessandria Smistamento, senza realizzare niente).
Noi Democratici siamo convinti che lo sviluppo logistico del territorio sia strategico e va sviluppato su tre dimensioni novese alessandrina e tortonese e con l’obiettivo di spostare sempre più su ferro il traffico merci, vista la proposta dell’amministrazione leghista della nuova piattaforma logistica “esclusivamente stradale” la destra può dire la stessa cosa?

Giordano Otello Marilli – segretario provinciale Pd Alessandria

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