Piove

Piove.  Oltre la finestra una pineta dannunziana accarezza la mia malinconia e sussurra la sua cantilena di gocce e di sospiri. 

Non cambiano paesaggi e scorci nell’ergastolo delle nostre libertà deluse, degli aneliti adolescenti ancora aggrappati alle spalle nonostante i capelli spenti e gli orizzonti forieri di guerre e di vendette.
Eppure la dolcezza insiste nei riflessi lucidi di foglie molli, nei capolini sfatti della mimosa sfiorita, nelle pozze specchio del cielo slavato. 
Vigilia del Giovedì Santo, già densa di passione. Migliaia di passioni disumane che avvolgono i pensieri come sudario lercio, senza oli né profumi. Lordo di sangue e crudeltà.
Eppure la tenerezza insiste nel passero che scuote le penne sotto un incerto riparo. 
S’inasprisce la fanfara umana e la pioggia batte la lamiera del tetto in un crescendo di tamburo. 
Silenziate le vostre esistenze sguaiate, sembra intimare, almeno il tempo che basta a rappezzare la via distrutta.
Piove sulla macchia nostra dannunziana, piove nelle radure martoriate come la speranza nel domani.

(Francesca Montomoli – 27 Marzo 2024)

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Francesca Montomoli

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