Il linguaggio non verbale

Nel 1858 un certo Gladstone scrisse un libro. Niente di straordinario, direte. Ecco, veramente non era un Gladstone qualsiasi, poiché William E. Gladstone era già stato ministro e di lì a poco sarebbe diventato capo del governo di Sua Maestà la regina Vittoria. Il governo del Regno Unito che allora dominava più o meno mezzo mondo. Il fatto è che Gladstone nel 1855 era finito all’opposizione e si era preso una vacanza. Ne approfittò per scrivere un libro su Omero e l’età omerica, in tre poderosi tomi. Dimostrò così di aver messo a frutto gli studi classici a Oxford, elaborando anche una sua originale tesi sulla percezione dei colori dei greci antichi che, pur errata, è stata considerata con attenzione dai linguisti del XXI secolo. Non era fatto della stoffa dei Johnson, insomma.

Intendiamoci, per essere giudicato un (o una) eccellente statista non è necessario saper scrivere di Omero. Le virtù di chi fa politica sono altre e riguardano il governo delle cose dello Stato, il governo degli uomini, il governo delle prospettive storiche. Virtù che non necessariamente coincidono con il “successo”. Boris Johnson, o Salvini, oggi riscuotono un successo dovuto al loro bla bla populista. Ma non per questo sono “statisti”.

Si guardi a ciò che accade nel piccolo della nostra città. Qui non serve un’élite illuminata, è sufficiente saper amministrare senza fare troppi errori, avere qualche competenza, dimostrare equilibrio. Ciò che importa non è tanto la capacità di usare i congiuntivi, quanto lo svolgere al meglio le proprie funzioni. Ecco, a proposito, non passa giorno che a Novi qualche esponente dell’amministrazione provveda a illustrare le sue peculiari attitudini in materia. Nell’ultima riunione del Consiglio comunale si è discusso ancora della gestione degli impianti sportivi. L’esito del voto era scontato. Le forme assunte dalla discussione, un po’ meno. Bonvini, consigliere di Solo Novi, Saracino e Oscar Poletto, della maggioranza, hanno animato un simpatico siparietto culminato in quella che tecnicamente è una forma di linguaggio non verbale, con esibizione del dito medio. L’interpretazione dell’atto non dovrebbe essere difficile, anche se il fatto pare inusuale: ci attendiamo, alla prossima puntata, che questi illustri esponenti dell’amministrazione rendano generale e permanente l’impiego di quella comunicazione tipicamente italica che si manifesta con il gesto dell’ombrello, le corna, il toccarsi gli organi genitali, fare la mano a carciofo, avvicinare indice e pollice delle due mani (traduzione per i meno perspicaci: ti faccio un %#&! così) …Sarebbe un vero passo in avanti, soprattutto alla luce di quel che si legge. Sulle pagine locali della Stampa di domenica 7 marzo, quando si dice la coincidenza, è apparsa una pensosa dichiarazione di Gian Paolo Cabella. Un recidivo, si sa. La riportiamo per la famosa completezza dell’informazione. “Personalmente esprimo riconoscenza per quanto abbiano svolto”. Lasciamo perdere chi e che cosa, ma quel “abbiano” è proprio un congiuntivo, la bestia nera degli illetterati. Umanamente è comprensibile che uno già preso in castagna sulle congiunzioni avversative vada a sfogliare una grammatica; però, come a tutti i principianti, capita che una volta letta la parola “congiuntivo” voglia strafare. Ma in quella frase occorre usare l’indicativo. Sentite un po’: “esprimo riconoscenza per quanto hanno svolto”. Certo, non occorre scrivere le 1744 pagine del libro di Gladstone (con citazioni in greco antico debitamente in originale) per accreditarsi come sindaco di Novi Ligure. Però, chi rappresenta una istituzione dovrebbe essere più accorto nel rilasciare le dichiarazioni. A meno che non decida di passare al linguaggio non verbale e rispondere alle domande del giornalista di turno con un canonico gesto dell’ombrello.

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Francesco Montessoro

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