La proposta: intitoliamo una piazza a Franco Inverardi

Ho cominciato la mia attività politica alla Federazione Giovanile Comunista Italiana nel 1960. Nella sala riunioni della sede di via Girardengo, appese alle pareti, c’erano grandi foto di Marx, Engels, Lenin, Stalin, Gramsci, Togliatti. C’erano compagne e compagni di cui sarebbe bello saper raccontare perché davano, con le loro caratteristiche, il senso reale di quella dimensione e di quel tempo: compagni che avevano vissuto il fascismo, la lotta di liberazione, lotta dura nelle fabbriche, chiamati a fare i conti sul “che fare” per un futuro sociale e di libertà. In quel tempo è iniziato anche l’esodo di massa, l’immigrazione dal sud al nord, che ha causato grossi problemi di convivenza in quella che oggi definiremmo “società civile”, nonché contraddizioni a livello sociale ma, per quel che ricordo, i molti compagni che arrivavano dal sud, trovavano nel partito una fraterna accoglienza.

In quegli anni, nel PCI novese c’erano compagni con un forte carisma e una grande popolarità. Una delle figure più importanti per noi giovani era Franco Inverardi, che divenne comunista a 20 anni, nel 1944, avendo contatti con Mario Roberto Berthoud di Serravalle, che svolgeva il suo stesso lavoro, il ciabattino. Inverardi, con Barella e Ravazzano, entrò poi a far parte della divisione Garibaldi “Pinan Cichero” 58° brigata Oreste distaccamento “Vestone”. Franchein sapeva come costruire un dialogo, invogliare a leggere senza la spocchia dell’intellettuale, era autodidatta ma di fine intelligenza e acutezza politica (non per nulla il suo nome di battaglia nella resistenza era “Acuto”) e aveva un senso mistico del ruolo del partito: il partito innanzitutto. Per questo motivo, a volte, dava la sensazione di occultare, di rimuovere, dare spiegazioni a metà, perché il partito andava protetto da ogni pericolo. 

Franco Inverardi partigiano

Segretario del Fronte della Gioventù, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, fu consigliere comunale dal 1956 (subentrato ad Andrea Molinari) al 1989 (sostituito da Gennaro Fusco), assessore ai lavori pubblici e primo assessore all’urbanistica del comune di Novi. Sotto la sua gestione fu approvato il piano regolatore del 1966, che mise un freno alla speculazione edilizia e che i democristiani e i liberali definirono “sovietico”. Insieme ad altri, fondatore de “Il Novese” nel 1963, fu anche fra i promotori del mitico campeggio di Voltaggio.

Penso che Franchino sia ancora ben presente nella memoria di quanti lo hanno conosciuto. Ha rivestito incarichi importanti, ma tutti lo ricordano per la sua disponibilità e generosità. Era comunista per scelta e per convinzione e interpretava il socialismo soprattutto come elemento di riscatto sociale delle fasce più deboli. In ogni gesto politico lui cercava di vedere quanto una decisione avrebbe influenzato la vita quotidiana dei cittadini. Infine, ritengo che Franco Inverardi nelle sue molteplici attività (politico, amministratore pubblico, dirigente dell’ANPI) sia stato uno dei più importanti uomini politici della nostra città nel dopoguerra e, quindi, si può ben dire “quando a Novi c’era Inverardi”. Ritengo che sarebbe opportuno, nel 25° anniversario dalla sua scomparsa, intitolargli una via o una piazza, per poterlo ricordare degnamente.

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Gianni Malfettani

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