L’appello di D’ascenzi: difendiamo Acos

Acos non è solo l’azienda più grande del Comune di Novi, ma ha un ruolo rilevante per l’intero territorio: per le centinaia di persone a cui da lavoro direttamente e indirettamente, per l’importanza dei servizi essenziali che porta a decine di migliaia di famiglie e di imprese.
A questo punto non posso tener fede al mio proposito di non intervenire su vicende che riguardano un gruppo di cui sono stato amministratore per decenni e che ho contribuito, assieme ad altri, a far crescere.
Sento il dovere di intervenire pubblicamente.
Ritengo, infatti, che la politica dell’attuale maggioranza cittadina nei suoi confronti ne stia minando il futuro.

Per spiegare meglio la mia preoccupazione affronterò quattro fatti a mio parere estremamente emblematici.

Il più recente: le dichiarazioni un po’ confuse del presidente di AMAG di Alessandria di voler comprare prima Gestione Acqua poi le azioni della stessa Acos – con che soldi?-. Quando un soggetto vuole comprare un pezzo delle tue società le varianti sono due: o sei d’accordo, o sei contrario. In quest’ultimo caso si tratta di una scalata ostile. Anche le sue argomentazioni sono gravi: uno dei settori più rilevanti del gruppo, quello idrico, sarebbe gestito, secondo Arrobbio, in modo illegittimo. Il socio principale ha il dovere di intervenire pubblicamente con tutte le sue forze per respingere un tale attacco. Serve a chi ci lavora, ai clienti/utenti, ai creditori e ai debitori, agli altri soci. A parte un esile comunicato emesso dall’azienda, ed una dura presa di posizione del PD novese e alessandrino, l’amministrazione comunale non ha proferito parola. Sconcertante!

Il secondo: il comune di Novi ha deciso di finanziare il teatro spillando 100 mila euro da Acos, oltre ad essersi fatta dare 40 mila euro per le iniziative dell’estate novese. Iniziative di cui in pochissimi si sono accorti se non fosse per le tristi e solitarie bandierine lasciate a penzolare in via Girardengo fino a l’altro ieri. In cui tra l’altro sventolano ancora delle più evidenti bandiere bianche che forse meglio di ogni altra cosa rappresentano lo spirito di questa amministrazione. Insomma, Acos viene concepita come il bancomat della destra al governo.

Il terzo: le nomine nelle varie società del gruppo. Non voglio, per il ruolo che ho avuto, entrare nel merito del loro valore: i loro requisiti e le azioni dei singoli possono essere giudicate liberamente da ognuno. Sono state distribuite trai partiti della coalizione di destra esclusivamente secondo la l’appartenenza politica. Per liberare le poltrone hanno fatto dimettere dirigenti interni di grande esperienza e valore professionale, i quali, tra l’altro, non percepivano alcun gettone per la carica ricoperta. Hanno moltiplicato i posti e inventato nuove presidenze per pagare un debito a qualche transfuga che in campagna elettorale ha portato a Cabella qualche decina di voti.
È vero, anche io quando ho assunto il ruolo di presidente dell’allora piccola Amgas avevo in fronte il marchio del mio partito: la falce e martello. Ma si tratta di 30 anni fa. Allora le aziende avevano la stessa partita iva del Comune, unico proprietario. L’organo amministrativo non era che una commissione nominata dal consiglio comunale in modo proporzionale e vi erano rappresentati tutti i partiti eletti. Poi le riforme degli anni successivi ne hanno definito l’autonomia, la vocazione di impresa e nel nostro caso hanno portato all’attuale livello di sviluppo. E comunque anche in quei momenti c’era chi vedeva lontano. L’azienda fu fondata da due ex partigiani comunisti: Pagella e Bottazzi. Scelsero un direttore, Fasolini , che un giorno mi disse di aver votato il Movimento Sociale di Almirante. Forse i due partigiani non lo sapevano, comunque non si erano posti il problema. Questo direttore assieme al dottor Donato, gettarono le basi per la creazione di un’ azienda solida e forte quale oggi è Acos. 

Il quarto: l’incarico ad Acos di occuparsi dell’inceneritore. L’amministrazione novese, penso sia l’unica in tutta Italia a sgomitare per ospitarne uno a ridosso del centro urbano. Naturalmente sono ben contenti tutti gli altri comuni che non lo vorrebbero a casa propria e la Regione che non saprebbe dove piazzarlo.
Nel merito entreremo in altre occasioni. Qui mi preme sottolineare un altro aspetto. Dopo qualunque discussione alla fine ci si sente sempre rispondere: era nel programma della Lega. Quindi Acos sarebbe secondo loro il braccio operativo della campagna elettorale del carroccio. Anche perché se della cosa se ne dovesse occupare un’azienda locale, la più titolata sarebbe ovviamente Srt: la quale si occupa già dello smaltimento dei rifiuti, ha le aree e coinvolge come soci tutti i comuni dell’area sud di alessandrina. Non si sceglie questo soggetto proprio perché la sua composizione non permette alla Lega di farne un proprio strumento politico.

Bene, anzi male! Ogni fatto qui descritto di per sè non è in grado di distruggere Acos. Essa può sopportare di avere una proprietà che la lascia indifesa. Può sopportare qualche eccessivo prelievo come bancomat del Comune: ha in questi anni messo parecchio fieno in cascina. Ha strutture e dirigenti solidi che possono sopportare i danni della lottizzazione. 
Questi fatti sono però emblematici di una cultura, di una concezione distorta del rapporto tra politica e impresa. Il metodo, la forma – ma secondo il filosofo la forma è fondamento della sostanza- con cui interviene il socio principale minano le basi, il carattere costitutivo, il dna del Gruppo. Le ragioni che lo hanno fatto grande: autonomia imprenditoriale, visione strategica, coesione societaria sono seriamente degradate dall’uso che la desta novese vuole farne, rendendola più debole dinnanzi alle sfide che il futuro imporrà. Un futuro impervio ci attende, ma dalla cui complessità possono dischiudersi nuovi orizzonti. Un futuro che può essere affrontato solo da una solida realtà industriale. 

Perciò auspico che tutte le forze responsabili, non importa di che colore: politiche, sociali, sindacali, anche singoli cittadini e utenti si predispongano a difendere Acos dai nuovi proprietari. 

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Mauro D'Ascenzi

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