Assessore Moncalvo, per cosa vendete i beni comunali?

C’è una regola scritta del bilancio comunale che divide le spese del comune in due grandi famiglie: le spese per investimento e le spese correnti. Immaginiamo – o almeno, speriamo – che l’assessore al bilancio Edoardo Moncalvo lo sappia bene, ma probabilmente i nostri lettori no. Quindi cerchiamo di spiegare la faccenda…
Le spese per investimento, banalmente, sono le spese per le strutture: ad esempio costruire una scuola, oppure più semplicemente comprare un’auto per la polizia municipale. Le spese correnti sono le spese “a perdere”: gli stipendi dei dipendenti, la benzina per le auto della polizia municipale. 
La regola, la legge, ed anche il famoso buonsenso, dice che con i proventi delle vendite di beni comunali si possono finanziare solo le spese per investimento, e non le spese correnti. Banalmente, è come se uno si vendesse l’automobile per andare in ferie. Se i beni pubblici si vendono per tirare avanti la baracca (le spese correnti) alla fine si va in bancarotta. 
Ma perché lo chiediamo all’assessore Moncalvo? Per via delle sue dichiarazioni al giornalista Gino Fortunato de “La Stampa” nell’articolo pubblicato il 25 gennaio, dal titolo: Novi Ligure: ex Sip e altri beni da vendere, l’assessore: “Per pagare gli aumenti del gas”.
Dice Moncalvo nel virgolettato dell’articolo: “Spero che riusciremo a vendere tutti gli immobili a bando per fronteggiare gravi aumenti ad esempio del gas che cresceranno di circa un milione l’anno ma vorremmo incamerare risorse anche per la gestione del Marenco».
I beni che il comune cerca di alienare sono vari: quello più noto è l’edificio che ospita la sede della filiale della Banca Carige (l’ex Sip), in viale Saffi, base d’asta 656 mila euro.  Poi c’è l’ex supermercato del G3, in via Terracini, per 75 mila euro. Tre appezzamenti di terreno al Cipian ( rispettivamente da 33 mila, 41 mila e 94 mila e 300 euro), uno in in via Ovada (59 mila euro) ed infine un’area con fabbricato in via Concordia per 147 mila euro.

C’è chi ha parlato di “gioielli di famiglia” ma forse esagera. Comunque, sono beni del comune – e quindi di tutti i novesi – che sono stati messi in vendita ed i cittadini hanno diritto di sapere come verranno usati gli eventuali proventi. 
Al di là delle prescrizioni di legge, che poi magari una strada si trova, resta il buon senso: vendiamo i beni comunali per pagare la bolletta del gas? Per pagare la stagione teatrale? Forse non sarebbe più sensato – e a norma – usare i proventi ad esempio per mettere a posto le scuole? 
Forse il giornalista ha interpretato male il pensiero dell’Assessore, ma non abbiamo letto smentite; in caso, la mandi pure al Moscone che la pubblicherà volentieri. Oppure, forse, Moncalvo – a casa sua – potrebbe ritenere giusto vendersi la macchina, o il garage, per pagare la bolletta del gas o per andare a teatro. Ma qui non siamo a casa sua, ma a casa dei novesi. Anche per rispetto a quei novesi che hanno amministrato Novi in passato, e magari oggi non ci sono più, e che ne hanno aumentato il patrimonio comunale, e non venduto. Come quel sindaco Pagella a cui Cabella ha detto di ispirarsi…
Del resto, la palazzina ex Sip è affittata ad una banca, che paga regolarmente (immaginiamo) l’affitto. Soldi che possono essere usati, questi sì, per pagare la bolletta del gas. Senza vendere nulla, sopratutto nel bel mezzo della più grossa crisi del mercato immobiliare dal dopoguerra.

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