Il grido di allarme del sindacato: le case di riposo pubbliche sono a rischio chiusura

Sono ormai anni che le case di riposo pubbliche sono in grave sofferenza, sia economiche che organizzative, il tentativo di trasformarle in soggetti privati ha aggravato ancor di più la situazione. Così abbiamo assistito alla chiusura della casa di riposo di San Salvatore, poi quella di Castellazzo Bormida, ne seguiranno altre?

La casa di riposo di Alessandria ha una esposizione debitoria che supera il milione di euro, la casa di riposo di Bosco Marengo ha una esposizione debitoria di centinaia di migliaia di euro, così pure la casa di riposo di Ovada, di Strevi e la casa di riposo di Cassine dove da poco è stato nominato il nuovo consiglio di amministrazione e dove è in corso una riorganizzazione con un affidamento di parte dei servizi ad una cooperativa, e le lavoratrici dell’ente, da alcuni mesi ricevono gli stipendi con settimane di ritardo.

Lo scenario ci porta a dire che da qui a poco queste strutture potrebbero essere messe in liquidazione o date in concessione a dei privati, con quali conseguenze? In primis il disagio degli ospiti che verrebbero spostati in altre strutture, in secondo le lavoratrici che verrebbero poste in disponibilità ma senza stipendio perché gli enti non avrebbero la disponibilità economica per pagarle. Essendo dipendenti pubblici non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale, si ritroverebbero dalla sera alla mattina senza sostentamento, così come è successo per le tre lavoratrici di Castellazzo.

Ora, prima che questo accada chiediamo ai comuni, alla provincia, alla regione, all’asl di attivarsi per far si che queste lavoratrici trovino tramite bandi di mobilità ricollocazioni negli enti pubblici. Parliamo di 40 addetti, un numero che in provincia di Alessandria è facilmente ricollocabile tra comuni, asili, scuole materne e naturalmente Asl. Per far questo serve la volontà politica, una politica che non a chiacchiere sia vicino ai cittadini, una politica che abbia a cuore gli interessi e i bisogni delle proprie lavoratrici, che nel dissesto sopra evidenziato non hanno nessuna responsabilità. Forse, visto che si avvicina la campagna elettorale, qualche sindaco, qualche assessore, qualche politico regionale o provinciale si prenderà a cuore le sorti di queste strutture che ospitano i nostri anziani? Speriamo che questo grido di allarme non resti inascoltato. 

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Giovanni Ciarlo - FP CGIL Alessandria

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