L’allora granitica maggioranza (ovvero: “Meno siamo, meglio stiamo”)

Correva l’anno 2019, mese di giugno, e il centro-destra novese, per la prima volta dal 1946,inaspettatamente persino per una parte di loro, vinceva le elezioni amministrative.

Non molto tempo dopo la granitica, nonché gioiosa maggioranza, eleggeva una altrettanto graniticaGiunta, formata dal Sindaco Giampaolo Cabella e dagli Assessori Diego Accili (vice sindaco), Roberta Bruno – da Alessandria -, Costanzo Cuccuru, Giuseppe Dolcino, Marisa Franco – da Serravalle Scrivia -. In forza della parola d’ordine “prima i novesi”, due assessori su cinque erano foresti.

E tutti vissero eternamente felici”, citando Dario Fo in “Sansone e Dalila”. La luna di miele, invece, non è durata molto a lungo; alcuni mesi dopo, sempre parafrasando Dario Fo (op. cit.), proprio come Dalila qualcuno esclamava: “Basta, basta, eternamente felici (cfr. op. cit.).

“mal di pancia” fino ad allora latenti (derivanti, anche, da mancate nomine di amici ed amiche in aziende collegate, e, si diceva, da negate promozioni di carriera in Comune) si sono manifestati (come recentemente detto) in Consiglio comunale, al momento della approvazione del primo bilancio nell’era leghista.Successivamente, nell’Assemblea cittadina, due consiglieri eletti nella Lega avevano votato contro una proposta del Sindaco, mentre Bertoli, all’epoca capogruppo leghista, non potendo votare contro – a ragione del ruolo ricoperto – si era, significativamente, astenuto. 

Da quel momento la frattura è stata manifesta.

L’incrinatura era emersa in maniera ancor più evidente quando due striscioni – in realtà brandelli di lenzuola – erano stati pubblicamente affissi; l’uno, “sgarbatamente”, additava al pubblico ludibrio i due consiglieri che avevano votato contro la proposta del Sindaco, l’altro “svergognava” poco elegantemente il capogruppo leghista e l’Assessore Cuccuru, invitandoli a rassegnare le dimissioni. Una gogna di antica memoria, che ha avuto una notevole ricaduta mediatica, danneggiando l’immagine della maggioranza e, soprattutto, quella dell’istituzione comunale. Eppure, “quanno ce vo, ce vo”; si è trattato della celebre “rivoluzione del buon senso”!

Continuando sulla linea “muoia Sansone con tutti i filistei”, durante la notte di Halloween, con il fare decisionista che lo ha sempre caratterizzato, il Sindaco prendeva atto delle dimissioni – cosiddette spontanee – dell’Assessore Dolcino, privando in tal modo la città delle sue sottili intuizioni, quali la giustificazione della “regalia” di cinque milioni ad Alessandria per l’erigendo ponte sul Bormida. Infatti, ben si ricorderà, il personaggio aveva sostenuto, acutamente, che sul futuro ponte alessandrino sarebbero transitati anche i novesi (ergo i tortonesi, non avendo contribuito all’opera, sarebbero probabilmente stati costretti a guadare il fiume); tuttavia, il Sindaco aveva dimesso dimperio l’Assessore Cuccuru, insensibilmente reo di non aver accolto i “lenzuolati consigli”. Inutile rammentare che la motivazione doveva ricercarsi, invece, nella questione relativa alla gestione degli impianti sportivi, nonché per le posizioni dell’Assessore (al quale era stata sbattuta la porta in faccia – e non l’aveva presa bene -) sul tema della futura gestione del teatro (che Lor Signori avevano trovato praticamente pronto da inaugurare) e, più in generale, sul settore culturale, posizioni non coincidenti con quelle che venivano assunte in riunioni tenute in qualche abitazione privata. Si narrava, infatti, della esistenza di una sorta di Assessorato ombra alla cultura.

“Pazienza”, frattanto esclamavano alcuni seguaci o, per meglio dire, fans di Cabella: dopo il terremoto provocato nel giugno 2019, qualche scossa di assestamento è normale. 

Il Sindaco poi, sempre con ferma decisione, era andato a rimpolpare la Giunta, nominando due nuovi Assessori: Andrea Sisti da Genova (forse, già all’epoca, in pectore suo aspirante candidato Sindaco) e Maurizio Delfino da Alessandria. Di questa ultima nomina, che andava ad occupare la poltrona del Bilancio, i maligni sostenevano si trattasse di una sorta di commissariamento della Lega provinciale, nei confronti di chi, fino a quel momento, si era occupato del documento contabile, ovvero il Sindaco. 

Dunque, le new entry erano entrambe “foreste”: Gli “stranieri” salivano da due a quattro, su cinque membri della Giunta. Corretta applicazione del motto: “Prima i novesi!”

Il Sindaco, però, andava spiegando che fosse più opportuno avere Assessori foresti: chissà poi perché? Forse la non più granitica maggioranza non era in grado di far salire in barca personaggi novesi, con pedigree da almeno tre generazioni. 

Si sa che quando la nave inizia a imbarcare acqua … chi può …si salva (nel caso specifico, neppure ci sale). 

E dopo il rimpasto, tutto sistemato?

Giammai! Il giorno 10 novembre, in diretta sul canale YouTube, a godimento dell’universo mondo, andava in scena una nuova puntata della telenovela. I due consiglieri dissidenti della Lega chiedevano ragione del fatto che nessuno, in seno alla maggioranza, li aveva difesi dagli insulti ricevuti attraverso i Samizdat maccheronici affissi alla mercé di tutti; superfluo ricordare che la stampa aveva dato rilievo alle poco “diplomatiche” grida. Le accuse reciproche si andavano sprecando: in Consiglio comunale la Lega biasimava il suo capogruppo di connivenza con il PD, a sua volta Bertoli sosteneva che il Sindaco fosse manovrato dal nipote, stigmatizzando altresì il licenziamento di Cuccuru e affermando che il consenso grazie al quale il centro-destra aveva vinto le elezioni non esisteva più. Pertanto la Lega novese si confermava partito di lotta … interna.

Trascorse un paio di settimane, si verificava il patatrac. I tre consiglieri dissidenti della Lega – Bertoli, Bonvini e Sabbadin – lasciavano il partito ed il gruppo consiliare per il quale erano stati eletti e creavano un nuovo gruppo, chiamato “Solo Novi”, determinando una nuova scossa tellurica per Cabella & Co.; tuttavia la scossa pareva non turbare le notti di quel che rimaneva della maggioranza.

decisionisti, frattanto, dichiaravano che, entro il 31 dicembre, sarebbe stato approvato il Bilancio 2021, anche se i numeri per assumere tale decisione erano sempre più incerti; e infatti il 21 dicembre il Consiglio comunale, anticipando i doni natalizi per quel che restava della maggioranza, aveva votato contro la delibera che aumentava la tassa rifiuti (riproposta nel 2021 in forma un po’ mitigata). Una doccia fredda, anzi, considerata la stagione, gelata. Il bilancio 2021 poteva attendere, così come la città. 

Un autentico capolavoro: ad un anno e mezzo dalle elezioni, il gruppo consigliare leghista era dimezzato e la Giunta formata da quattro Assessori foresti, su cinquePer la serie: “prima i novesi, ma anche no”.

Apparentemente, però, nulla scuoteva l’establishment leghista di via Amendola, che teneva la barra dritta. Avrebbe potuto adottare, come inno, la canzone di Renzo Arbore: “Meno siamo, meglio stiamo”.

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