Domenica a Capanne di Marcarolo la fiera delle antiche razze di bestiame

L’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese e l’Ecomuseo di Cascina Moglioni, in collaborazione con il Settore della Regione Piemonte “Lavori di sistemazione idraulico-forestale di tutela del territorio e vivaistica forestale”,  i Comuni e le Unioni Montane del territorio, organizzano la XXII edizione della Fiera del bestiame delle antiche razze locali domenica 23 luglio 2023 a Capanne di Marcarolo – Bosio (AL).

L’edizione 2023 è uno degli eventi inseriti nel calendario del 40° anniversario di Piemonte Parchi, la rivista ufficiale on-line delle Rete Regionale dei Parchi del Piemonte che ha realizzato per l’occasione una campagna promozionale per la fiera intervistando alcuni allevatori e produttori della fiera e delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese.

Per questa edizione, che riparte dopo 4 anni di stop dovuti alle emergenze sanitarie del Covid, prima, e della PSA, l’anno scorso, il programma di massima sarà il seguente:

  • Ore 9.00 Inizio fiera con particolare attenzione alle razze tipiche dell’Appennino delle quattro provincie (vacche e buoi montagnini e vacche capannine) e le razze a rischio di abbandono (pecore sambuca, capre roccaverano, cavalli barghigiani, conigli grigi di carmagnola,…)
  • Dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16: Laboratori “Crea il tuo arazzo in feltro” e “Filalalana”; il primo è un laboratorio di feltro artistico con la mastra feltraia della Valle Stura Romina Dogliani, a cura dell’Ecomuseo della Pastorizia di Pontebernardo (CN); il secondo è curato da Elisa Arecco – collaboratrice dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni (max 10-15 persone per ogni fascia oraria)
  • Ore 14.30 Messa nella chiesa di Capanne di Marcarolo
  • Ore 15.30 Presentazione e premiazione dei migliori soggetti delle esposizione
  • per tutta la durata della fiera: sfilata dei carrettieri dell’Appennino piemontese con buoi, muli, cavalli e asini; dimostrazioni di antichi macchinari agricoli; dimostrazioni di lavoro dell’impresa forestale Il Ciapin di Voltaggio.

Alla fiera 2023 parteciperà il Consorzio del Roccaverano DOP con uno stand informativo e di vendita del formaggio tipico delle langhe alessandrine-astigiane. Lungo la strada provinciale dalla chiesa delle Capanne a località Foi, chiusa al traffico veicolare, saranno presenti numerose bancarelle principalmente di produttori locali ma anche di attrezzatura per attività agro-salvo pastorale, vestiario da lavoro e da pastore, libri, foto naturalistiche e artigianato in legno.

Nella fiera saranno presenti inoltre gli stand informativi delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese e del progetto didattico Young Ranger del progetto LIFE WolfAlps EU.

Saranno attivi i due ristoranti di Capanne di Marcarolo, la trattoria degli Olmi e il Rifugio Foi, e ci saranno tre punti di ristoro: nel prato di fronte all’esposizione degli animali ci saranno i “ravioli da passeggio” della Casa del raviolo di Gavi; dal Rifugio Nido del Biancone ci saranno specialità alla piastra con la birra di Pasturana e vini Ghio; dalla chiesa saranno servite focaccette semplici e farcite
Nel Centro visite dell’Ecomuseo di cascina Moglioni sarà infine visitabile la mostra fotografica “Percorsi dello sguardo ispirati dal luogo – Valorizzazione fotografica del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo” di Virginia Repetto.

La fiera sarà servita da un servizio di bus navetta gratuito dai parcheggi della Benedicta e Prato Rondanino.

UN PO’ DI STORIA

La Fiera di Sant’Isidoro – come veniva chiamata un tempo – a Capanne di Marcarolo era organizzata tradizionalmente il 23 Luglio e rappresentava, per questo lembo di territorio appenninico, in cui le attività commerciali hanno radici storiche, l’evento annuale più importante. 
Fino agli anni ’80, infatti, nel territorio di Marcarolo, le cascine erano tutte abitate e nelle stalle non mancavano le bestie: pecore, capre, ma soprattutto buoi e vacche, che fornivano latte, carne e forza lavoro, costituendo una importante risorsa per l’economia della famiglia contadina.

LE RAZZE LOCALI 

Le razze bovine più diffuse erano la Montagnina (Tortonese – Varzese) e la Cabannina, due razze con attitudini diverse ma con peculiarità di rusticità e di adattamento simili. 
La Montagnina, diffusa su tutto l’arco appenninico di Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, è una razza che, a seconda dei diversi areali di diffusione, si è differenziata con ecotipi diversi, ognuno con proprie attitudini, da carne, da latte o da lavoro. 
Un tempo invece la razza era a triplice attitudine, come gran parte delle antiche razze: fino a non molti anni fa veniva infatti utilizzata per la produzione del latte (anche se non in grandi quantità, ma sufficiente per il consumo quotidiano e la piccola produzione di formaggio), per il lavoro (anche le vacche e non solo i buoi) e, a fine carriera o i maschi non diversamente utilizzabili, da carne. 
La Cabannina, storicamente allevata sul versante ligure dell’Appennino, ma diffusa anche in Piemonte, ha principalmente un’attitudine da latte, con una produzione non molto elevata compensata però dalla qualità e dalle proprietà organolettiche superiori a quelle di altre razze, che si presta facilmente alla produzione di formaggio. 

Queste due razze, come conseguenza dell’industrializzazione anche della zootecnia a partire dagli anni ‘60, sono state col passare degli anni sostituite con razze indubbiamente più specializzate e produttive ma che si sono dimostrate inadatte all’utilizzo dei pascoli collinari e montani e al tipo di allevamento estensivo fino ad allora praticato nelle aree marginali; oggi quindi molte razze di bestiame locali sono a rischio di estinzione con il rischio di una perdita di variabilità genetica ma anche di un valore storico-culturale- tradizionale, del mondo rurale, importante.

IL RECUPERO DELLA BIODIVERSITA’ AGRICOLA 

Questo è il motivo per il quale negli ultimi anni, grazie anche ai finanziamenti della Comunità Europea, si sta cercando di invertire questa tendenza, recuperando e valorizzando il più possibile anche la biodiversità agricola, sia vegetale che animale. I motivi sono semplici: innanzitutto, per incentivare un’economia locale alternativa in grado di competere sul mercato con l’alta qualità e la tipicità; in secondo luogo i prodotti locali sono a pieno titolo “sostenibili” ossia rispettosi dell’Ambiente e del territorio di provenienza; infine non si può trascurare il grande valore storico, culturale e folcloristico che rappresentano le varietà agricole e le razze zootecniche locali che possono contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio dell’Appennino Settentrionale.

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