Per quanto ci sentiamo assolti, siamo per sempre coinvolti

Non ho mai picchiato una donna. Non ne ho mai neppure avuto la tentazione. Non ho mai pensato che le donne avessero maggiori doveri, verso gli uomini, di quanti ne hanno gli uomini nei loro confronti. Non ho mai pensato che noi uomini abbiamo maggiori diritti di loro, e non ho mai pensato che con la forza si possa risolvere qualcosa. 

La tentazione di tirarmene fuori ce l’ho. La tentazione di dire che io con Filippo Turetta, e con quelli come lui, non ho nulla a che spartire la abbiamo, noi uomini. Uomini  che sono lontani anni luce da comportamenti come quelli che hanno fatto si che oggi in Italia si contino un centinaio di donne uccise in un femminicidio dall’inizio dell’anno. 

Possiamo tirarcene fuori? Possiamo dire io non c’entro? Oppure, parafrasando la “canzone del maggio” di Fabrizio De Andrè, per quanto ci sentiamo assolti, siamo per sempre coinvolti?

Per ogni volta che ho sentito parlar male di una donna, perché aveva tanti uomini, e parlare bene di un uomo, perché aveva tante donne, e ho taciuto. 
Per ogni volta che ho sentito una mamma o un papà dire con il sorriso “mia figlia è un maschiaccio” e per ogni volta che non ho sentito dire a una mamma o un papà “mio figlio è una femminuccia”. 
Per ogni volta che ho taciuto quando qualcuno diceva “non è un lavoro per donne”, oppure “voi donne certe cose non le capite”. 

Nessuno di noi può tirarsene fuori. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa. Non serve una donna o un  uomo che facciano una rivoluzione, ma servono milioni di piccolissime rivoluzioni individuali nel nostro paese. 
Perché intorno a persone come Filippo Turetta, c’è un sottobosco fatto di piccoli pregiudizi, di antiche tradizioni, di modi di dire, di menefreghismo, di “machismo”. 
Dobbiamo cambiare tutti. Ci vorranno purtroppo anni, ma possiamo farlo. Possiamo costruire un mondo migliore, partendo da noi stessi. 

Ps. Venerdì sera al Teatro Giacometti c’è  uno spettacolo organizzato in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Si tratta di  “Belves – Antropologia di donne con e senza zanne” scritto e diretto da Elena Forlino. Durante la serata, a ingresso gratuito, le volontarie delle “Dame di San Vincenzo” raccoglieranno fondi che verranno destinati a donne in difficoltà residenti in città.

Io vado. Venite? 

Ti è piaciuto questo articolo? Offrici un caffè con Ko-Fi

Segui il moscone su Telegram per ricevere una notifica ogni volta che viene pubblicato un nuovo articolo https://t.me/ilmoscone

andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

Torna su

Contact Us