Quel bamboccione del Museo…

Esistono luoghi “fisici” che esistono e si manifestano all’interno del nostro territorio. Alcuni realizzati con uno scopo pratico, altri costruiti per generare mero profitto ed infine ci sono quelli “nati senza camicia”. Appena venuti al mondo, neonati, vengono già scannerizzati della pseudo amica, spesso vecchiotta ed antipatica. Hai visto che orecchie grosse? Uh che testone, tutto sua madre eh! 

Poverini loro. Incolpevoli. Senza possibilità di replica, oltretutto. Tritati da una critica che nasce da lontano. E che c’azzecco io? Pare chiedersi il pupone bello spaparanzato? Perché queste persone ridono scomposte alla spalle del mio bel passeggino? (…perché il neonato pare “babbo” ma sente tutto, eh!) Cosa posso avere fatto di cosi sbagliato? In fondo sono appena nato! Boh! Forse gli ho rubato la scena? Forse lo stanno facendo per attirare l’attenzione? Mah.

A proposito, perché ci troviamo a parlare di neonati? Forse perché in questo giorni, dal mio passeggino dorato, leggo di flop museali, anacronismi ed “angolini” da destinare. Mi riferisco ovviamente ai Musei di Novi. Quello dei Campionissimi, vivo e vegeto, e quello del Cioccolato, sogno mostruosamente proibito di altri.

E anche questa volta sono pienamente d’accordo a metà con il mungitor cortese, come diceva un famoso difensore, provando a descrivere il rapporto con il suo allenatore. Perché questo è il mio ruolo, il ruolo del pupone. Difensore. O almeno è questo il ruolo che alcuni mi attribuiscono… In realtà la maglia, anche se talvolta pizzica, è quella dell’attaccante, per segnare tante reti e far vincere alla nostra bella città una delle partite più importanti, quella della cultura.

Crescendo ho giocato tanto, alcune volte vincendo altre no. Una cosa ho però imparato in questi diciotto anni (…sono maggiorenne!). Ogni match deve essere giocato, fino in fondo, con la sola idea di vincere, per tutti i tifosi cittadini. I nostri ultras! Tutti insieme. Senza sgambettarsi tra compagni di squadra, senza totonero e senza fare “il biscotto” da regalare al fidanzato. Perché se la cultura novese perde i suoi tifosi (ehi sveglione! Mi riferisco a figli e/o giovani) quelli saranno soltanto più poveri e tristi.

Quindi? La critica, quando diretta e costruttiva, è un reazione ai nostri comportamento. Quando è costruttiva deve riferirsiall’operatoQuando qualcuno dichiara che un tassello della città “…è un flop…” oppure “… un fallimento…” si trova di fronte a due soluzioni. Rimediare o esimersi. Facile no?

Un flop, in italiano fiasco, indica l’insuccesso rispetto alle aspettative riposte. Quando un imprenditore investe ha tutto il dovere di pretendere. Siamo d’accordo. E per capirsi torniamo al nostro pupone, perché il suo è un caso assai curioso. Quello di un neonato cresciuto felice e sorridente, anche senza ricevere il miglior latte. Solo qualche cracker avanzato dalla tavola. Orbene il padre non dovrebbe gioirne? In questo caso no. E’ nervoso. Il bambino ride, quasi a sfidarlo, Hai visto papà che muscoletti? Forse potrei addirittura tagliare la farinata da solo! Le cose non stanno affatto così. Un flop “scritto sui giornali” è una critica al comportamento di lavoratori e visitatori, spesso studenti, in ogni caso incolpevoli. 

Carissimi picconatori, ve la sentiresti di gridare alle centinaia di persona che visitano le mostre, partecipano ai laboratori, ai piccoli che vivono l’avventura della notte al museo: voi siete un floooooop! Tornate a casa, presto! Ma come fate a non accorgervi che siete un fallimento, ma che fate! Vi state divertendo? State imparando qualcosa? Siete per caso impazziti! Non erano questi i patti! Che fate ancora li? Adesso si è fatto tardi ed ho il passeggino in doppia fila. Se una critica non riguarda qualcosa di specifico, allora è superflua o strumentale. E questo genere di giudizi agli occhi delle persone per bene non viene mai preso in considerazione, perché è distruttivo. Come un virus. Avete per caso presente? Stop. Ho parlato tanto e mi si è seccata la gola, il tempo di bermi il succo d’arancia più amato degli anni ‘80 e volo a fare un riposino. 

Il Pupone

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