Emergenza incendi, occorre ripristinare le guardie forestali

È l’apocalisse dell’estate. Dal nord al sud, isole incluse, gli incendi divorano vastissime parti del territorio nazionale. Il danno in termini ambientali è incalcolabile ed in termine economici di difficile quantificazione. Se poi si pensa alla terribile sorte della fauna selvatica, arsa viva senza possibilità di scampo ed al bestiame di allevamento, quello che non si riesce a mettere in salvo, coinvolto nella stessa orribile sorte.
Le estreme variazioni ambientali hanno determinato ottimali condizioni alla combustione dei boschi e della macchia mediterranea.
Tutto questo potrebbe ancora essere arginato, controllato e circoscritto con il contenimento degli incendi distruttivi ma l’uomo ci ha messo del suo sia con l’azione politica sia con le azioni criminali e speculative.
Non da molto tempo è stato sciolto il servizio delle guardie forestale che aveva la funzione di sorveglianza e di prevenzione antincendio, circoscrivendo i danni e limitando gli abusi edilizi. Venendo a mancare il loro impegno, con le funzioni passate genericamente all’arma dei carabinieri, lo Stato si è privato di una forza specifica di salvaguardia del patrimonio boschivo e del territorio in genere.
Un’altra condizione di notevole indebolimento alla prevenzione si è determinata con l’esodo della popolazione boschiva che faceva da argine alla salvaguardia, sia con la presenza fisica che comportava la cura de sottobosco sia per la selezione degli alberi da abbattere per il commercio del legname.
Infine, ed è l’aspetto più ripugnante, l’incremento esponenziale dei piromani che si scatenano nel periodo più critico della stagione ma più favorevole per la violenta propagazione degli incendi. Questi agiscono per varie ragioni, difficilmente per lacune mentali come suggerirebbe l’assurdo atto criminoso, ma sospinti da interessi speculativi tra i più diversi ed articolati tra loro.
Purtroppo il sistema giudiziario, in balia di leggi farraginose, fa sì che i responsabili, i pochi che vengono scoperti, quasi sempre se la cavino con pene ridicole o addirittura la fanno franca pertanto trovano conveniente persistere negli atti criminali. Il crimine è redditizio. Le conseguenze disastrose conseguenti all’aumento di incendi dolosi fanno supporre : piani appositamente congegnati con regie occulte, affinché si espandano con la massima rapidità e capacità distruttiva. 
Da qualche parte ho letto che, all’epoca di Napoleone, nel sud della Francia, si sviluppavano un numero esorbitante d’incendi ed i più erano di natura dolosa. Napoleone indispettito dal fenomeno, diete ordine al prefetto di fucilare sul posto i presunti colpevoli. Fatto sta che gli incendi miracolosamente cessarono.
La nostra democrazia, le nostre garanzie costituzionali, il nostro ordinamento giudiziario, la nostra stessa civile considerazione della vita, anche per quella dei criminali più efferati, ci impediscono di adottare soluzioni cruenti, o solo pensarle, così estreme e radicali ma anche l’eccessivo buonismo che incoraggia l’atto criminale è una visione distorta che va corretta.
Assistiamo alle dichiarazione di tutti i politici, scandalizzati ed inorriditi dal gesto dei piromani. Esponenti di varia estrazione, predicano l’applicazione di pene severe.Vedere immani distese carbonizzate, animali bruciati e delle volte anche persone che rimangono imprigionate nei roghi, ci fa inorridire di sdegno e ci fa condividere le intenzioni di severità che vengono proposte.
Poi assistiamo alla commedia della revisione della giustizia, da qualche giorno licenziata dal parlamento che, con tutta l’ipocrisia possibile, tutto contiene tranne la severità sia della pena sia della blanda certezza di applicazione della medesima. Di sicuro non è un segnale che possa scoraggiare chi è propenso o interessato all’atto criminale.
Il disastro ambientale, causato da incendi sempre più estesi e frequenti è una e vera sciagura nazionale che va risolta, indifferentemente dalle posizioni politiche. La severità della pena è una delle condizioni indispensabili per scoraggiare i piromani, l’assoluta certezza della medesima va applicata e scontata in severi carceri. Dovrebbero essere i primi dei tanti provvedimenti che dovranno essere individuati ed applicati con il massimo rigore è un deterrente indispensabili per per incoraggiare un’azione di prevenzione . Il crimine non deve essere tollerato, ne tanto meno la sensazione che possa farla franca. Va inoltre ripristinato il corpo delle guardie forestali ed improntata una programmazione politica di cause ed effetti che si contrappone a forme di speculazione occulta sulle conseguenze delle distruzioni.
Ma in cima alla piramide di tutto quello che si vuol fare e si deve fare ci deve essere sempre l’esempio di chi è proposto al comando, che non deve solo apparire integerrimo e incorruttibile ma essere un faro di riferimento e un esempio al quale bisogna ispirarsi. Altrimenti non se ne esce, si possono emanare le leggi più severe, le pene più dure ma se viene a mancare l’esempio di chi guida il tutto diventa aleatorio.
Certo vedere nel parlamento, addirittura nel governo e nella magistratura, abbondanza di individui chiacchierati e pretendere onestà di comportamento dal popolo è sicuramente una forma di ipocrisia generalizzata che genera una confusionaria inefficienza.

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Francesco Giannattasio

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