Che fretta c’era?

L’inaugurazione del Teatro Romualdo Marenco, avvenuta il 6 novembre scorso, aveva sollevato polemiche relative al programma della manifestazione, nella quale il grande musicista novese, cui è intitolato il teatro, era stato quasi dimenticato. Qualcuno lo aveva chiamato Romano e non Romualdo, altri –nentepopodimenochè l’Assessore regionale alla Cultura – ne aveva storpiato il cognome in MarenGo: forse, transitando da Spinetta, si era domandato se il musicista fosse nato da quelle parti. Meglio era andata alla ballerina Loredana Furno, la quale, candidamente, aveva ammesso di non sapere che Romualdo Marenco fosse nativo di Novi. Nel parterre inaugurale cosa c’entrasse la signora Panicucci non è dato sapere (la sua partecipazione sarà costata?).
Le polemiche, tuttavia, sono andate oltre. L’attuale Amministrazione comunale – che si è ritrovata il teatro pronto all’uso (non curandosi, però, di sistemarne il loggione e chiedendo all’ultimo minuto permessi provvisori per l’apertura), si è “dimenticata” non diciamo di ringraziare, ma almeno di citare gli artifici del recupero: i Sindaci precedenti, i quali avevano lavorato da una ventina d’anni sul tema, così come i precedenti Presidenti della Fondazione Teatro, nonché l’ex Ministro Sandro Bondi, che, con il suo interessamento, aveva assicurato una cospicua somma del Ministero dei Beni Culturali per il restauro.
Evidentemente non si tratta di dimenticanze, bensì del maldestro tentativo dei leghisti di addossarsi meriti non loro. In compenso, un posto in prima fila era stato assicurato a Valerio Merola (dimenticando di affiancarlo al suo referente novese). Forse l’invito era funzionale, come si vocifera, alla organizzazione di un nuovo spettacolo per fine anno, in virtù della locuzione latina panem et circensesspettacolo che sarebbe sfumato per mancanza di quattrini.
Dopo la settimana di iniziative dedicate ai festeggiamenti per la riapertura, al “Marenco” – è proprio il caso di dirlo – è calato il sipario, a quanto pare per una questione di vil danaro e di permessi non ancora acquisiti.Per ora niente stagione teatrale, ad eccezione di un reading dal sapore, si direbbe, politico. Il Direttore artistico avrebbe chiesto 300 mila euro – cifra piuttosto cospicua – alle casse comunali per allestire la stagione.
Forse, prima di decidere l’inaugurazione, sarebbe stato meglio programmare la stagione teatrale, come fecero i nostri antenati nel 1839, proprio quelli che: “ee pù lucu u suòna ee viulèin”. E non c’era nemmeno bisogno di conoscere la storia, bastava utilizzare un poco di buon senso. Ah, sarebbe anche stato necessario chiedere i permessi di agibilità del teatro … ma non è andata così …

Allora, che fretta c’era?

Forse la premura derivava dall’azione di una Consigliera comunale, delegata dal Sindaco ad occuparsi del Teatro, la quale aveva anzitempo e incautamente dichiarato che il Marenco sarebbe stato riaperto il 2 ottobre, lo stesso giorno in cui era stato inaugurato nel 1839?
Forse la premura derivava dalla volontà dell’Assessore alla Cultura, il quale, avendo perduto l’occasione di celebrare il 180° anniversario della nascita di Romualdo Marenco, voleva in qualche modo recuperare? È andata male … durante l’inaugurazione, come detto, il musicista non è stato quasi citato.
Altre voci sostengono che il Direttore artistico, insignito dell’incarico dal Consiglio Comunale il 21 aprile 2021, voleva dimostrare di aver lavorato ed essersi impegnato.

Più realisticamente, si può ipotizzare che l’Amministrazione comunale avesse necessità di una buona dose di maquillage, ovvero di un neppure tanto leggero ritocco alla propria immagine, che risulta proprio spenta, oltreché sbiadita.

Dopo aver cercato di addossare – per mesi – i propri problemi alle passate amministrazioni, i leghisti hanno cercato di rifarsi il trucco con un’opera realizzata dalle precedenti gestioni; ma, ai più, è sembrato solo un trucco, poiché, per quest’anno, di stagione teatrale non si parla.
Il Sindaco, unitamente all’Assessore alla cultura, ha affidato ad un comunicato la sua ira per le notizie riportate da “certa stampa” (che non risulta essere “rivoluzionaria”) in merito alla stagione teatrale che quest’anno non partirà. Sostiene Cabella che le notizie sono solo frutto d’invidia, in quanto il teatro è stato inaugurato dal centro-destra; a noi pare non sia così, considerato il fatto che il teatro è stato inaugurato e poi, teatralmente, richiuso. Le critiche (non solo di “certa stampa” che, ripetiamo, non risulta essere “rivoluzionaria”) provengono da molti cittadini delusi, una parte dei quali non ha neppure potuto vedere il teatro; forse, quella “certa stampa”, non ha fatto altro che raccogliere e pubblicare l’amarezza dei novesi. Lamenta il Sindaco danni d’immagine per il teatro stesso, derivanti da tali articoli, e sostiene che il teatro riaprirà a marzo insieme al “Giacometti”. Però, ci si permetta di dire che, se l’immagine del Marenco è un po’ offuscata, lo è perché si è voluto inaugurare senza un minimo di programmazione teatrale, che fretta c’era? “Per il futuro”, sostiene Cabella insieme all’Assessore, “è in corso una riflessione sulle strategie più idonee per garantire la coesistenza di alta qualità dell’offerta ed equilibrio di bilancio, al quale, nell’interesse pubblico, non vogliamo in alcun modo derogare”. Forse, dopo settanta anni di chiusura, si sarebbe potuto attendere qualche mese in più e organizzare le cose diversamente. Ma i nostri amministratori stanno riflettendo. In due anni non hanno avuto il tempo.

P.S. L’ultima sistemazione del loggione e la richiesta dei permessi di agibilità, forse, sarebbe toccata agli attuali Amministratori comunali, per esempio all’Assessore ai Lavori Pubblici, (altrimenti chiamato selfie-man), così come la ricerca dei fondi per la stagione teatrale sarebbe spettata, per esempio, all’Assessore alla cultura, il quale avrebbe anche potuto ridimensionare le richieste del Direttore artistico. Evidentemente costoro erano in altre faccende affaccendati … il primo a cercare le cacche dei cani, il secondo a stendere lenzuola in via Girardengo e a firmare cataloghi di mostre … 

Ma il Sindaco lo sa?

Un giornale titolava, poco elegantemente, che è stato “silurato” il Comandante della Polizia Municipale Armando Caruso. La fonte della notizia non era né il Sindaco, né tantomeno il neo Assessore, il quale, oltre ad occuparsi dei conti pubblici, dovrebbe occuparsi anche del personale comunale. La fonte “autorevole” era invece l’uomo dotato di grande savoir faire, il quale, illo tempore, infischiandosene di trovarsi in una riunione ufficiale del Consiglio comunale, aveva alzato il dito medio verso il cielo, in risposta ad una richiesta di sue dimissioni. Il gesto è uno dei più antichi conosciuti, palese sinonimo d’insulto. Il suo significato è inequivocabile: “Il dito medio rappresenta il pene e le dita arricciate su entrambi i lati, i testicoli”. L’uomo, introducendo una propria definizione, destinata a far modificare dizionari ed enciclopedie mondiali, aveva affermato che, dalle sue parti, tale gesto non significa nulla, non specificando, però da quali parti egli provenga: sarà forse il mondo dei rifiuti? Il tipo è membro di una Commissione consiliare che deve occuparsi della Polizia municipale e non ne è neppure il Presidente; ma, a rafforzare la sua posizione, è arrivato il nipote di Cabella, confermando una possibile riorganizzazione dell’organo (e sono due anni e mezzo che pensa come rimuovere Caruso). Il Comandante dei Vigili Urbani ha dichiarato allo stesso giornale di non essere al corrente della sua rimozione dall’incarico e di aver appreso la notizia dal giornale stesso. In merito, non si conosce il pensiero del Sindaco e dell’Assessora alla Polizia municipale. 

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