Se al museo c’è la bici di Franchino, ci può stare anche lo scudetto della novese

Proprio ieri, sabato 28 maggio, è caduto il centenario della conquista dello scudetto del tricolore biancoceleste.
Una ricorrenza sottotono, solo qualche nostalgico ne parla, la stessa amministrazione comunale ne da un ricordo appena visibile come distribuire alcuni gagliardetti nei negozi; ma la più reticente è la dirigenza dell’attuale società sportiva che non ha trovato il modo ed il tempo per un’adeguata rappresentazione dello storico evento.

Se i giornali locali non ne avessero dato notizia con ampie rievocazioni dell’eccezionale impresa sportiva, questa avvenimento storico ed unico della storia sportiva locale, sarebbe passato sotto silenzio. Eppure è stato un avvenimento di eccezionale importanza che ha collocato la società Biancoceleste, associata al nome della città, negli annali degli avvenimenti sportivi di assoluto rilievo storico nazionale.

Una piccola città che riesce in un’impresa sportiva di tale portata, si è conquistata il diritto di esibirne il gagliardetto della conquista del titolo, con orgoglio ad ogni occasione e non solo è: una vittoria che meriterebbe una attenzione particolare da parte delle autorità comunali.

Abbiamo realizzato il museo del ciclismo nel quale si mantiene vivo e si onora la memoria dei grandi campioni della bicicletta. E’ un fiore all’occhiello per la città e ci riempie di orgoglio ed è diventato un’attrazione turistica, punto di riferimento per gli sportivi di tutto il mondo. Quale luogo può essere più adatto , per realizzarci uno spazio che ci permette di ricordare e onorare degnamente , in modo tangibile, i nostro eroici campioni. Si possono raccogliere tutti i cimeli dell’epoca ma sopratutto i ritratti degli autori e i loro profili, le loro storie, in modo che i giovani talenti di tale sport vi possano trovare nelle rivendicazioni: ammirazione, stimoli ed orgoglio da quelli che li hanno preceduti.

Le Autorità comunali, hanno trovato le motivazioni per esporre la bicicletta di Franchino, nel museo del campionissimo.  Franchino preso ad esempio non so per quali meriti, se non quello di confezionare pizze e muoversi con una comune bicicletta. Comportamento sicuramente meritevole ma non certamente da concedergli un’attenzione al museo. Di tutt’altro tenore sarebbe l’ubicazione nel sito degli eccezionali fenomeni dell’unico titolo di campione d’Italia, conquistato dei Biancocelesti.

Sono passato i cento anni dalla straordinaria impresa e credo che non saranno sufficienti altri cento anni affinché possa ripetersi una impresa analoga. E’ molto probabile che resterà l’unica nella storia del calcio novese è per questo è ancora più preziosa e degna di essere ricordata con tutte le accortezze e l’orgoglio possibile. Oggi le condizioni per vincere un campionato nazionale al massimo livello sono difficilissimi se non impossibili per una compagine di provincia. Data la grande professionalità del torneo , occorre mettere in campo una compagine di altissimo livello con alcuni fuoriclasse e un grande allenatore in grado di amalgamarli . Questo richiede delle notevoli risorse economiche che la città di Novi non è in grado di garantire per cui quelle condizioni che permisero la grande impresa non sono ripetibili. Questo la fa diventare ancora più preziosa per cui è d’obbligo dargli tutto l’attenzione che merita e un posto d’onore al museo dei campionissimi sarebbe il giusto riconoscimento.

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Francesco Giannattasio

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