Tedeschi: ecco perché è caduta la Giunta Cabella

Lo scioglimento del Consiglio comunale sta giustamente provocando un fitto dibattito in Città, che spazia dal ruolo del Commissario agli assetti in vista delle prossime elezioni. Personalmente ritengo che il punto di partenza di ogni ragionamento non possa che essere una riflessione attorno alle ragioni che hanno portato la Giunta a cadere.

Dopo tutto, soltanto tre anni fa la vittoria di Cabella era apparsa come un fatto epocale. Certo era maturata per poche centinaia di voti, ma il centrodestra si era presentato per la prima volta unito, aveva messo in campo un giusto mix di amministratori esperti e volti giovani e, così facendo, era stato capace di intercettare un’innegabile richiesta di cambiamento.

All’indomani delle elezioni, proprio questa voglia di cambiamento aveva indotto molti, anche fuori dal centrodestra, a dare a Cabella un’apertura di credito. Certo la pandemia, esplosa a soli otto mesi dall’insediamento della Giunta, ha rappresentato una sfida difficile, ma comune a tutte le altre amministrazioni in carica. In effetti, la gestione della crisi non è mai stata oggetto di polemiche né interne alla maggioranza, né con l’opposizione (che pure ha spesso sottolineato problemi e avanzato proposte alternative rispetto alle scelte della Giunta).

Dunque, cos’è andato storto in questi tre anni? Perché è caduta la Giunta Cabella? Diciamolo subito, il rifiuto di interloquire con l’opposizione e la fuga dal Consiglio sono stati certamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma, ovviamente, ci sono ragioni più profonde.
La Giunta cade per i litigi interni che da oltre un anno le avevano impedito di far passare qualsiasi provvedimento in Consiglio Comunale.
Cade per le promesse tradite: il CIT che doveva essere riassorbito in Comune ed è stato svenduto, la raccolta differenziata che doveva essere profondamente modificata, la circonvallazione ferroviaria che doveva essere ripristinata, solo per citarne alcune, ma l’elenco potrebbe continuare.
Cade per le scelte fatte a danno della Città: dall’aumento dell’IMU e della TARI ai 5 milioni regalati ad Alessandria, dallo smantellamento delle politiche sociali al blocco dell’urbanistica, ecc. (anche qui mi fermo, ma l’elenco potrebbe continuare parecchio).
In parte, se mi è consentito dirlo, cade per le nostre scelte. Come opposizioni (tutte), siamo riusciti a rimanere sempre propositivi, mettendo così in evidenza le contraddizioni di cui sopra.

Queste però sono solo conseguenze di una ragione più profonda. A monte di tutti i guai patiti in questi anni dall’Amministrazione, e purtroppo dalla Città, c’è stata la presunzione di poter amministrare Novi “da soli”. Il dialogo con la Città è stato azzerato, il Consiglio comunale e le sue Commissioni ignorate, le stesse figure istituzionali del Sindaco e della Giunta sono spesso state sminuite o sconfessate. Ogni decisione che avesse un minimo di rilievo, in questi anni, è stata presa nella segreteria della Lega, una sede ristretta, priva di contraddittorio e fortemente influenzata (quando non esplicitamente eterodiretta) da logiche alessandrine o addirittura romane. Chiunque non si adeguasse è stato considerato con sospetto e ostilità.

Perocchio e Cabella hanno visto nemici ovunque: nelle società sportive cui andava tolta la gestione degli impianti, nelle “pericolose cooperative di comunisti” che gestivano parti più o meno rilevanti dei servizi sociali, nei dipendenti comunali, persino delle aziende del Comune (Acos in testa), insomma, in tutti coloro che in città non appoggiassero a prescindere ogni loro decisione. Ovviamente è stato visto come un nemico anche chi all’interno della maggioranza ha sollevato obiezioni, magari incalzato dalle proposte che, come opposizione, non abbiamo mai fatto mancare. È così che Bertoli, Sabadin e Bonvini sono stati malamente spinti all’opposizione a suon di insulti e si è arrivati dritti alla fuga e alla goccia che fa traboccare il vaso di cui sopra.

Le vicende di questa Giunta devono spingerci a riflettere profondamente. Certamente sono state esasperate, ma sono figlie di un’idea autoreferenziale della politica, oggi molto diffusa. Il centrosinistra non è mai arrivato a questi livelli di chiusura. Ma se vogliamo essere onesti anche noi in passato non siamo stati immuni da una certa idea di autosufficienza (a Roma come a Novi) e spesso abbiamo amministrato al grido di “chi ci ama ci segua”, salvo poi accorgerci che molti non ci avevano seguito. Tra i motivi della sconfitta nel 2019, c’è a mio giudizio, anche questo. 

Nel prossimo anno il Commissario avrà il compito di amministrare e lo farà certamente con serietà e precisione. Io credo che come centrosinistra dovremmo cogliere questo periodo come un’opportunità per superare le polemiche e le recriminazioni che troppo spesso (e spesso nostro malgrado) hanno segnato il dibattito in questi anni; dovremo aprire un ampio confronto con la Città, ascoltando con umiltà le esigenze di tutte le sue articolazioni e di tutte le realtà che la compongono (dalle scuole all’ospedale, dallo sport alla cultura, dalle case popolari ai quartieri residenziali, dal commercio all’industria, dai pendolari ai sindacati…). Dovremo metterci al servizio della Città, dare il senso di una storia nuova che inizia, provando a costruire un progetto di Amministrazione che, idealmente, tutti i novesi possano sentire come proprio.

Si tratta di un lavoro ancor più necessario oggi che la Città sta attraversando un momento di grande fragilità e di cambiamento profondo. Come in gran parte del Paese, il covid ha fatto emergere fragilità personali che inevitabilmente hanno avuto il loro riflesso sulla vita della comunità intera e hanno accelerato processi in atto da molto tempo.

Ci sarà tempo per riflettere su questi cambiamenti, cogliendone problemi e opportunità, ma credo che fin da oggi due temi debbano essere messi al centro. Da un lato va ripensato il welfare cittadino, assumendo il punto di vista dei più fragili che lo siano per ragioni di salute o per ragioni economiche. Dall’altro, va messa al centro la questione ambientale: dall’assetto idrogeologico alla qualità dell’aria, questa deve diventare la lente d’ingrandimento attraverso cui leggere le politiche urbanistiche, i lavori pubblici e le strategie delle nostre aziende.

A partire da queste sensibilità, il centrosinistra misurerà la propria capacità di interpretare la voglia (potrei dire la necessità) di cambiamento, tradita dalla Lega, che ancora segna le aspirazioni dei Novesi. 

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Simone Tedeschi

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