Povero Letta, rimasto con il cerino in mano…

“Io sono un riformista!”, “Taccia lei! Io sono più riformista!”. Sembra un dialogo da un film di Totò, ma è semplicemente un pezzo della campagna elettorale in Italia. Come tutte le parole che vogliono dire tutto e niente hanno ampio spazio nell’attuale dibattito politico.

Riformista: colui che vuol ri-formare un qualcosa, quindi cambiare l’assetto di un sistema politico, economico, religioso, fiscale, ecc… Tutti i dizionari tengono a precisare: cambiare ma in maniera pacifica, usando le armi della democrazia.

Le vicende nel nostro paese, del socialismo riformista ad esempio, non sono state una storia ricca di successi a cominciare dall’adesione all’intervento nella Grande Guerra per “senso patriottico” e alla vana lotta al fascismo, che si è voluta combattere con le armi della democrazia. Fallimento lucidamente intuito e predetto da Antonio Gramsci.

Lutero è stato sicuramente un Riformista, il Riformista per antonomasia e la chiesa di Roma con la sua Controriforma, anch’essa è stata una Riformista. Non senza qualche piccolo danno collaterale: guerre, persecuzioni, massacri ed esecuzioni sommarie. Guerre non tra infedeli e cristiani, come ai bei tempi delle crociate, ma tra cristiani, cosa che scandalizzò non poco John Locke e lo spinse a scrivere i suoi saggi sulla tolleranza. 

Scrive Lutero (da: Lettere a tavola ; citato in Lutero di Scott.H Henrix, Ed Hoepli, pag.251) :” Sono nato per questo: combattere e scendere in campo contro folle e demoni. Perciò molti dei miei libri sono tempestosi. Devo strappare erbacce e radici, tagliare spine e cardi, asciugare paludi. Sono il furioso boscaiolo che deve aprirsi una nuova strada. Ma Mastro Filippo [Philipp Schwarzerdt, latinizzato Melantone] giunge con cura e calma dietro di me, coltiva e pianta, semina e innaffia con gioia, secondo i talenti che Dio gli ha riccamente donato”. La sequenza temporale mi pare evidente: prima Lutero, poi Melantone. Prima della nuova semina, bisogna estirpare la precedente ed estirpare non mi sembra un verbo “pacifico”.

Credo che le riforme radicali portano con sé sempre violenza; in Italia forse c’è solo bisogno di combattere l’evasione/elusione fiscale, di investire su scuola e formazione, mettere in campo politiche industriali e del lavoro efficaci e cercare di combattere le diseguaglianze. Più che riforme, scelte politiche, nel solco di quella diade che è sempre stata presente in politica: destra e sinistra. Semplicemente due modi di affrontare uno stesso problema, senza fare tanti gambalebri.

Anche “Giorgia in my mind” se vincesse, vorrebbe riformare qualcosa; anche se nel famoso discorso in Spagna ad un raduno di Vox poco è mancato che urlasse ¡ que viva falange!. Certo non ritornerà il fascismo, così assicurano i savants della nostra stampa liberal, ma che ne pensa Giorgia della 194, dell’eutanasia, dello jus soli et scholae, dei diritti LGBT et similia? Soprattutto, non vorrà mica riformare la Costituzione? Queste forse sono riforme da evitare.

Altra parola molto di moda, anche questa tutto e nulla, è moderato. In meteorologia: venti moderati da est (Quanti nodi? Moderati), in musica, tipo di tempo : andante moderato, marcia moderato, allegro moderato, moderato cantabile moderato basta.

Recentemente hanno chiesto in TV alla Signora Carfagna cosa intendesse per moderato (ricordo che la suddetta Signora potrebbe avere votato in Parlamento per l’ipotesi Ruby-Rubacuori = nipote di Mubarack): tutte le desinenze in ente– valente, competente, coerente, benefacente, sapiente, piacente ecc…- poi essere prudenti, giusti, forti e temperanti. Attendevo con ansia almeno la citazione dell’amato Orazio, moderato da modus (est modus in rebus…) macchè, niente e niente su disoccupazione, diseguaglianze, politica estera, caro bollette, emigrazione, lavoro ai giovani, la scuola.

Poi c’è un nuovo rassemblement: moderati al centro del centro-dx (3,4% totale, forse), ma per conto loro. Nell’ordine: Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, Udc di Lorenzo Cesa, Italia al Centro di Giovanni Toti. Misteri di ingegneria elettorale.

Ma la fantasia dei moderati non è “moderata”, è incontrollabile. Ad esempio mi pare fantastica la lista Liberamente Lucchesi (Lucchesi da Lucca non da quidam Signor Lucchesi. Ah! Le vecchie libertà comunali); si definiscono cittadini liberi, centristi, moderati, pensanti (meno male).

I veri maestri del centro moderato/riformista (le due parole tutto- e- niente insieme) sono però Renzi e Calenda ( 2%+2% ) che salveranno l’Italia ( speriamo) se Draghi accetterà di governare al loro posto dopo che loro avranno vinto le elezioni. Un bel programma davvero; lo stesso Draghi ha detto che non sa cos’è la sua agenda. Fantastico. A Genova c’è un modo di dire orribilmente osceno e sessista che però si attaglia bene a questa situazione. Non riesco a scriverlo, è veramente greve, ma chi è di Genova e dintorni lo avrà certamente capito. 

Un breve accenno ai 5stelle. Di Maio ha una lista sua ma non si candiderà con quella lista; Giuseppi Conte non si sa cosa farà (tornerà in cattedra a Firenze?), Dibattista non si candida (neanch’io e il mio amico Nino, peraltro) e ce ne faremo una ragione. Nel frattempo Berluskaz si candida a Presidente della Repubblica (sic!), previe dimissioni di Mattarella, ovviamente, se no avremmo a Roma un altro Emerito dopo Ratzinger. Poi c’è il 50% che non vota, comprensibile anche se non condivisibile, almeno per me, che dovrebbe essere il vero pascolo per tutti i partiti.

Per ora a dx e sx siamo solo alle liste e alle assegnazioni tipo Cencelli; nessuno parla ad esempio di cosa comporti la riduzione del numero dei parlamentari (accolta entusiasticamente dal popolo) in termine di ridisegno dei collegi; poi vedremo i programmi, o le promesse.

Questo è il quadro illuminato fiocamente dal cerino acceso rimasto in mano al povero Enrico Letta e al PD sempre pronto a salvare la Patria sotto ogni bandiera e a rimetterci le penne (non sarà così! assicura il risorto Del Rio, ci sottovalutano, dice, speriamo.). Comunque a settembre noi vituperati ottantenni, peso della società, mi raccomando, tutti a votare PD, perché in fondo in fondo pensiamo che il PD sia sempre il vecchio PCI, un po’ più confuso e annacquato forse, ma sempre lui…

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Giacomo Orlando

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