Silenzio stampa

Domani e lunedì si torna, finalmente, alle urne. Il voto è un diritto con il quale si sceglie chi governerà la nostra città nei prossimi anni: un diritto che è stato conquistato nel nostro Paese dai partigiani, dalla Resistenza, dopo la cacciata dei fascisti e dei nazisti (forse definibili, secondo qualcuno, come una “banda” … ma non propriamente musicale). 

Un diritto sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza (ripetizione voluta). 

Per ricordare: chi se ne fosse dimenticato può consultare l’immagine sotto riportata.

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 27 dicembre 1947

Oggi possiamo scegliere liberamente chi sarà il Sindaco della Città. 

Nel ventennio fascista governava il solo Podestà, il quale, al massimo, prendeva ordini dal Partito fascista, l’unico esistente ed ammesso dalla legge. Il Podestà veniva nominato dal Governo centrale, ovvero da Mussolini, che, forse, sapeva dove si trovava Novi per essere sceso sul marciapiede della stazione ferroviaria il giorno 27 ottobre 1923 (e subito risalito sul treno).

Domani e lunedì

Non si vuole, qui, tentare di condizionare il voto. Per chi voterà il Malalingua, si suppone lo si sia intuito” negli oltre cento sabati nei quali ha tenuto compagnia ai lettori per qualche minuto; lo hanno sicuramente compreso anche coloro i quali sono stati oggetto di scherzose riflessioni; si auspica, peraltro, di non aver procurato bruciori di stomaco.
Tuttavia, auspici sono possibili. Ad esempio vorremmo una città partecipata, nella quale i cittadini siano coinvolti nelle scelte; una città senza un uomo solo (tele) comandato, da qualche ”colonnello” di partito nostrano, o da qualche “generale” esterno alla città; una città ove nessuno prenda ordini fuori dai confini, per interessi di partito o per ambizioni personali. 
Una città nella quale chi governerà sia competente, sappia amministrare, non offenda i dipendenti comunali e faccia gli interessi di tutti i cittadini – senza esclusione alcuna – e non quelli di una parte, o, peggio, quelli personali. Dove la gestione della cosa pubblica non sia una semplice occupazione del potere.
Una città dove si ascolti ogni persona, e non solo gli amici degli amici.
Una città che valorizzi i giovani e si occupi degli anziani.
Una città dove la sanità sia pubblica e la salute dei cittadini una priorità.
Una città che ponga tra i suoi obiettivi lo sviluppo economico per la creazione di nuovi posti di lavoro. Dove il lavoro venga pagato in maniera equa.
Una città in cui la cultura sia considerata un valore, dove la storia non sia raccontata a seconda delle convenienze politiche; dove, all’interno delle istituzioni culturali pubbliche, operino persone capaci, e non atte a coltivare i propri interessi. 
Una città in cui non vengano più fatte regalie ad altri Comuni, ma in cui si collabori con i vari Enti, animati da spirito di sussidiarietà e solidarietà. Enti che non devono prevalere gli uni sugli altri.
Una città in cui la raccolta differenziata dei rifiuti sia potenziata al massimo (come ha deciso in questi giorni dal Consiglio Regionale che ha negato la possibilità che sia costruito un termovalorizzatore a Novi) e venga applicata la tariffa puntuale, grazie alla quale ogni cittadino pagherà il giusto, in base ai comportamenti tenuti; e, naturalmente, una città pulita e accogliente.
Un ambiente liberato dall’inquinamento. Una città che venga protetta dal pericolo di nuove alluvioni.
Una città ove si persegua il diritto allo studio per tutti.
Una città sicura, dove le persone possano passeggiare liberamente, di giorno e di notte.
Un centro storico che torni all’antico splendore rilanciando il commercio e il turismo, anche come forma di presidio sul territorio.
Una città in cui vengano valorizzate cultura, storia, specificità territoriali e culturali, nonché le “Dolci Terre”, anche per incentivare il turismo
Una Novi dove tutti abbiano diritto di cittadinanza, così come previsto dall’Art. 3 della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Una città in cui la solidarietà sia un valore.

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il Malalingua

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