Oggi i centri storici vengono ricostruiti con il polistirolo: noi abbiamo l’originale

Lungi da far polemica. La mia proposta, come già detto nel primo articolo, dovrebbe essere condivisa con la Città, e, a mio parere, rappresenta un salto in avanti – come sottolineato da alcuni commentatori – rispetto a quanto è stato fatto finora. Dovrebbe coinvolgere, per dirla ecumenicamente, “tutti gli uomini di buona volontà”, in modo che ciascuno porti la propria esperienza e cultura, ma aperta anche agli operatori economici (senza inutili personalismi). Andrebbe costituito un Comitato di esperti per garantirne la scientificità, onde sfuggire la tentazione di inserire qualunque proposta, trasformando il progetto in una sorta di bazar.

Per quanto mi riguarda – anche perché sollecitato – provo a spiegare da dove nasce la mia proposta, senza voler rivendicare alcuna primogenitura: lo spirito è sempre quello di rendere un servizio alla Città.

È spesso capitato che persone amiche mi abbiano chiesto dove trovavo il tempo da dedicare alle mie ricerche, alla elaborazione degli articoli e alla stesura dei libri che, via via, ho pubblicato: le classifiche sulla realtà delle vendite le lasciamo agli editori. Scherzosamente ho sempre risposto: “… mentre gli altri guardano le partite di calcio”. Nei primi anni Ottanta, quando lavoravo in ferrovia, spesso rientravo a Novi nelle prime ore del mattino; mentre tutti ancora dormivano, dopo aver gustato un caffè al DLF ed un pezzo di focaccia appena sfornata, passeggiavo lungo il centro storico, guardando, affascinato, i nostri palazzi dipinti – all’epoca in stato di degrado – ma attratto dalla loro unicità. Non avevo competenze specifiche, ma ne “sentivo” la bellezza; nel tempo, ho molto letto e studiato.

Non è il caso di “mostrare” curriculum a proposito, né di appropriarsi di studi altrui: non era questo – e non è – lo spirito della mia proposta. Se a qualcuno interessa il tema della “paternità”, ovvero di chi ha fatto cosa, l’Archivio comunale potrà essere illuminante: “carta canta”.

Si può affermare che l’idea del Museo civico all’aperto fosse già in “nuce” in alcune iniziative realizzate a partire dagli anni Ottanta. Nel tempo si sono concretizzate opere e manifestazioni notevoli, quali l’apertura della nuova Biblioteca civica, il riordino dell’Archivio storico, il recupero del Teatro Marenco, la realizzazione del Museo dei Campionissimi, la Rassegna Dolci Terre di Novi, tutte di iniziativa pubblica: è bene precisare questo punto, onde evitare confusioni o appropriazioni che non giovano a nessuno, tanto meno alla Città. Aggiungiamo, poi, il meritorio recupero di molte facciate dipinte dei palazzi, vere opere d’arte, da parte dei privati cittadini, anche grazie agli incentivi comunali. Anche i palazzi “parlano” di storia, ad esempio delle Fiere di Cambio del XVII secolo.

Tali iniziative hanno reso il nucleo storico cittadino sempre più importante ed interessante; oggi possono nuovamente essere volano per il rilancio del centro medesimo, nonché del commercio e del turismo. Si tratta di una considerevole opportunità per l’economia novese, ma bisogna esserne consapevoli, pena il declino della Città. Non si tratta di una visione romantica o di una posizione meramente conservatrice, bensì della consapevolezza che, mentre in altri luoghi, non tanto lontani da noi, i centri storici vengono copiati e ricostruiti con il polistirolo, noi, per dirla con una battuta e un pizzico di orgoglio, abbiamo l’originale: abbiamo una città che trasuda di storia, che dobbiamo far conoscere ed apprezzare.

Le polemiche non mi riguardano, né mi interessa sapere se sia nato prima l’uovo o la gallina; sottolineo ancora che il mio è un contributo, nato dalla passione, dallo studio, dalla lunga esperienza di amministratore, per rilanciare la nostra Novi, che ultimamente ha perso parecchio “smalto” e che versa in una situazione poco felice.

In altre parole, non si tratta solo di mettere in rete ciò che già esiste, ma di fare un salto di qualità che abbia, prima di tutto, dignità scientifica, ma che, al tempo stesso, sia fruibile – come diceva un famoso giornalista scomparso – anche dal bracciante di Matera e dalla casalinga di Voghera, rifuggendo la tentazione di trasformare le iniziative in una sorta di spettacolo o, peggio, di avanspettacolo.

Ribadisco che il fulcro del Museo civico diffuso dovrebbe essere Palazzo Pallavicini. La questione non si può liquidare con una battuta del tipo: “E poi c’è Palazzo Pallavicini”. Non credo di infastidire se ricordo che, tra quelle mura, dalla fine del 1700 è stata vissuta gran parte della storia cittadina – e non solo quella istituzionale – spesso dimenticata anche da alcuni commentatori. A Palazzo Pallavicini potrebbe essere contenuta la storia della città, come inizio del percorso museale, non costituito da documenti polverosi o, peggio, cumuli di “carabattole”. Lo schema, in linea di massima, potrebbe essere quello del Museo dei Campionissimi, così come inizialmente elaborato dal gruppo di professionisti incaricati dal Comune, guidato dal compianto architetto Mauro Porta. I documenti possono essere lasciati in Biblioteca e nell’Archivio civico, resi disponibili digitalmente a chi ne desideri prendere visione per conoscenza e studio, magari prevedendo una postazione all’uopo anche a Palazzo Pallavicini. 

Palazzo Pallavicini in una stampa dei primi anni del Novecento
Atrio d’ingresso di Palazzo Pallavicini
Salone di rappresentanza dove, nel tempo, si sono svolte importanti riunioni, convegni e congressi (immagini tratte da pubblicazioni del Comune di Novi).

Se si ha a cuore lo sviluppo della Città, si tratta di mettersi a disposizione con umiltà, senza protagonismi di sorta, che possono nascondere anche mire di altra natura; è necessario riconoscere il lavoro altrui, citando sempre le fonti da cui si sono tratti i documenti. Il tutto, ribadisco, coinvolgendo i giovani e le scuole.

Un’ultima considerazione, ma non ultima per importanza: sottolineo che la realizzazione del progetto potrebbe portare alla crescita di nuove attività economiche ad esso collegate, con la creazione di nuovi posti di lavoro; la stessa gestione del Museo civico diffuso necessiterebbe di personale culturalmente qualificato.

Ringrazio la redazione di “Panorama di Novi” per lo spazio dedicato alla mia proposta e di aver incentivato il dibattito in merito, nonché il “Moscone” per aver pubblicato la mia prima riflessione.

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Lorenzo Robbiano

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