Dall’utopia al turismo di massa: il mito di Matala

Oggi il vostro Moscone vi porta in giro per il mondo, grazie a questo reportage di Debora Bergaglio sui Matala, un villaggio di pescatori greco dove “il domani non arriva mai”… Buona lettura!

DESTINAZIONE CRETA, MATALA

Villaggio greco del Comune di Festo, nato come borgo di pescatori, luogo di pace e acqua incontaminate sul Mar Libico, oggi Matala rappresenta una delle destinazioni turistiche più apprezzate e interessanti di Creta. È situata nella parte meridionale e dista quasi 70 chilometri da Heraklion. E’ abitata da circa 300 anime e meta di numerosi turisti durante l’estate. La sua baia offre una bellissima vista sulle isole di Paximadia, due isolotti disabitati.

La sua caratteristica spiaggia circondata da una scogliera puntellata di grotte risalenti all’antichità, fa parte della rete Natura 2000 e rientra nel gold standard dei beach awards. Qui si trovano anche le tartarughe Caretta Caretta, così come sulla vicina spiaggia di Kommos, più selvaggia e solitaria. Bellissima anche la spiaggia rossa di Matala, raggiungibile a piedi dopo un breve, ma intenso trekking, che ripaga per l’angolo di paradiso selvaggio che protegge.

La spiaggia di Matala

La storia di Matala va molto indietro nel tempo e nel mito. Nell’antichità fu il porto di Festos e Gortyna, affascinanti siti archeologici dell’era minoica, mentre secondo la mitologia Zeus approdò sulla spiaggia di Matala con sembianze di toro insieme a Europa dopo averla rapita, per poi portarla a Gortina e renderla madre di Minosse, il futuro Re. La leggenda continua e si arricchisce poi negli anni Sessanta con l’arrivo della generazione hippie, esperienza immortalata nella canzone di Joni Mitchell dal titolo “Carey”, ispirata ai figli dei fiori di Matala. All’inizio del paese si trova oggi una pittoresca scultura ricavata dal tronco di un vecchio ulivo realizzata da un artista ex Hippie, che introduce al mito di Matala.

IL MOTTO DI UNA GENERAZIONE: TODAY IS LIFE, TOMORROW NEVER COMES 

La baia di Matala, nella costa sud dell’isola di Creta, al centro del Mediterraneo, non ha mai smesso di accogliere viaggiatori curiosi in cerca di un angolo di paradiso. La Grecia è già di per sé un arcipelago di bellezza e magia, capace di attirare turisti da tutto il mondo e incantare per la sua storia e i suoi paesaggi, ma Matala ha qualcosa in più. Qui rivive una storia straordinaria da raccontare che ci riporta ai favolosi anni Sessanta. Se un turista del nuovo millennio approdasse qui, nella provincia di Heraklion, senza essersi prima documentato (cosa abbastanza improbabile vista la mole di informazioni facilmente accessibili on line), capirebbe subito, dopo una semplice passeggiata nel centro del villaggio, di che storia si tratta. Basterebbe spostare lo sguardo dai negozietti di souvenir, dai caffè attaccati l’uno all’altro ai ristoranti e guardare in basso, proprio dove si calpesta la strada. Il messaggio si trova “on the road” per dirla alla Jack Kerouac, che di viaggi se ne intendeva.

La spiaggia rossa

Sono frasi, disegni, citazioni di canzoni famose, simboli, espressioni di creatività, riferimenti all’attualità. Un lungo percorso colorato che si snoda per tutto il centro e che porta fino al mare, dove si staglia, su una parete bianca, in colore blu intenso come quello del mare, il messaggio di Georgios Germanakis, pescatore di Matala e protagonista di questa straordinaria vicenda umana. “Welcome to Matala. Today is life, tomorrow never comes.” (Benvenuti a Matala, la vita è adesso, il domani non esiste). Quel muro bianco dipinto di colori vivaci è oggi meta di selfie da postare su Instagram e altri social, facendo risaltare il proprio profilo, magari con l’aggiunta di qualche filtro. Ma cosa capirebbe, oggi, di quella frase che racchiude il messaggio di Georgios, oltre il suo letterale significato, un utente di Facebook, Tik Tok o Instagram? Una chiave di lettura la si trova un po’ più a sinistra della scritta, dove si legge “Peace, NO War”. Lungo la strada spuntano qua e là stralci delle canzoni di Bob Dylan, John Lennon, simboli della pace, esortazioni a fermare la guerra, anche quella in Ucraina, messaggi sulla libertà, sull’uso dei bitcoin, e altro ancora che potrete scoprire voi stessi, guardando rigorosamente all’ingiù. Messaggi e disegni che vengono “rinfrescati” ogni anno in occasione del Matala Beach Festival, che si tiene nel mese di giungo in ricordo di quando, negli anni 60-70, la baia di pescatori e allevatori, divenne meta prediletta di giovani figli dei fiori in viaggio verso l’Oriente e in fuga da un’Occidente impregnato di imperialismo e ipocrisia. Non si sa di preciso come, ma sicuramente anche grazie al passaparola, la spiaggia a Sud dell’isola di Creta, divenne meta di una vera e propria comunità hippie, dove giovani provenienti da tutti i Continenti si ritrovavano per alcune settimane o mesi. Insieme sperimentavano una vita di condivisione, abitando in quelle grotte che erano state tombe cristiane prima, rifugio dei soldati nella Seconda guerra mondiale e infine ostello per una generazione che desiderava ardentemente un mondo diverso.

Difficile stilare un profilo preciso degli hippies di Matala; troppo diversi erano, forse, le condizioni di partenza, i contesti geografici, le situazioni famigliari, professionali, e poi non esistevano manifesti o codici da osservare, ma tutti avevano in comune un rifiuto dei valori borghesi trasmessi dai genitori e una forte aspirazione verso un mondo migliore, pacifico, come descritto nel bel libro “ The Myth of Matala” di Arn Strohmeyer, che visse in prima persona quell’esperienza.

La strada verso un mondo migliore risiedeva nel miglioramento di sé stessi, nella crescita spirituale diremmo noi oggi, sarà per quello che, nei racconti dei figli dei fiori di quegli anni a Matala si ricorda di persone che meditavano e facevano risuonare l’om durante tutto il giorno. Si viveva in modo libero e spartano, anche dormendo sulla spiaggia, quando non c’erano grotte disponibili. Si cantava, si ballava, si fumava, ci si scambiavano storie ed esperienze di vita al chiaro di luna per poi buttarsi in quel mare splendido. Ci si sentiva liberi dalle convenzioni, dai soldi, dai doveri di una società troppo lontana dai veri bisogni dell’uomo. Tra la popolazione locale c’era chi li apprezzava e li aiutava, anche economicamente, facendogli per esempio credito, mentre altri li criticavano, per quella vita libera e istintiva. Quell’esperienza degli anni ‘60-’70 ebbe fine a seguito di interventi delle forze dell’ordine nelle grotte, arresti e stigmatizzazioni da parte del Vescovo di Gortyna, che vedeva in quei giovani troppi liberi un pericolo sociale. A poco a poco le tensioni raggiunsero un picco così alto da indurre i giovani a lasciare quel luogo, in cerca di nuove mete. Il loro punto di ritrovo era la spiaggia principale di Matala, dove oggi si trovano diverse file di ombrelloni e tanti locali pronti a soddisfare ondate di turisti, probabilmente meno sensibili verso un mondo migliore e più attenti ai propri interessi individuali. I tempi sono cambiati e quel senso di comunità e collettività è difficile da rintracciare oggi. Ma sono rimaste le grotte, sempre lì da millenni, quelle cavità scure aperte sulle pareti porose di arenaria, che spiano come fossero occhi indiscreti i turisti di oggi. Anche loro, a volte, cantano e ballano, bevono e fumano, ma ognuno per conto proprio o in piccolissimi gruppi. 

CHE COSA RESTA OGGI DI QUEGLI ANNI? 

Il turismo si sa, quando arriva non guarda in faccia a nessuno, se non al ritorno economico. Da piccolo borgo di pescatori, Matala è oggi cresciuta diventando una delle località più apprezzate dell’isola, piena di ristoranti, locali e negozi. Le sue spiagge sono pittoresche e talvolta selvagge, come la spiaggia rossa e la spiaggia di Kommos, frequentate da nudisti che si richiamano in qualche modo, anch’essi, ad uno stile di vita più libero, come facevano i giovani degli anni ’60 e ’70. In alcuni locali si ritrovano chiari richiami al passaggio degli hippies, nelle scritte, nei simboli e nei colori. In centro paese, nella facciata di una taverna, si staglia la foto di Georgios Germanakis con un fiore rosso tra i capelli neri, l’autore della scritta “Today is life, tomorrow never comes”, in quella che un tempo fu la sua casa. Matala colpisce, inoltre, per la sua musica dal vivo, che risuona ogni sera da un locale all’altro, con i suoi toni rock, pop, blues o fusion, trasportando in epoche lontane e invitando tutti a ballare e lasciarsi andare.

il domani non arriva mai…

Ma ci sono ancora gli hippies? La popolazione locale racconta che ogni tanto arriva qualche anziano ex hippie a rivedere la “sua” Matala, con un bagaglio di nostalgia. A ben vedere, tuttavia, di persone sognatrici, in cerca di un futuro migliore o in fuga da qualcosa, se ne trovano ancora, pur senza capelli lunghi e sacchi a pelo. Cambiano gli anni, i tempi, il contesto, ma certe pulsioni ancora esistono, seppure in una versione individuale o ristretta, sicuramente non più collettiva. Ad inizio paese, per esempio, un gruppo di giovani volontari cerca di informare e sensibilizzare i turisti sulla salvaguardia delle tartarughe Caretta Caretta, che depongono le loro uova in queste spiagge di una bellezza autentica. In paese ho incontrato il proprietario del locale vegano Mad Irie, un italiano di nome Davide, che insieme alla moglie Michelle, ha deciso di stabilirsi qui per iniziare una nuova vita. Un’altra storia che mi ha colpito è quella di Maria Botea, che pratica sessioni aperte di yoga al tramonto, in cambio di un’offerta. 

LE INTERVISTE

MARIA, YOGA AL TRAMONTO E CONNESSIONE CON LA NATURA 

Maria Botea

Cosa c’è di più semplice e nello stesso tempo rivoluzionario che sentirsi un tutt’uno con la natura? Lo yoga è certamente uno dei migliori strumenti per sperimentare quel senso di unione con l’universo e quel cambiamento interiore che, secondo gli hippies, avrebbe potuto generare un cambiamento in tutta la società. Mi ha molto colpito l’esperienza di Maria Botea, (la potete trovare sul gruppo facebook open()space()yoga) con la quale ho avuto il piacere di praticare un meraviglioso saluto al sole sulla spiaggia di Kommos. La ringrazio per avermi dedicato tutta la sua energia e per aver risposto a queste domande. 

Quando sei arrivata qui per la prima volta e cosa ti ha portato qui?

Sono arrivata a Settembre 2020 per una settimana di vacanza. Mi sono subito innamorata di questa spiaggia, era come se la mia anima fosse tornata a casa. Alla fine, sono rimasta per un anno e mezzo. La settimana successiva ho iniziato a offrire lezioni aperte di yoga sulla spiaggia e sessioni private su richiesta. Ritorno ogni anno per il periodo estivo e lavoro anche come fotografa free lance. Quando arrivai ero molto giù di morale perché avevo chiuso una relazione. Alla prima nuotata in questo mare ho sentito una voce in testa che mi chiedeva: “Chi sei tu senza la tua storia?” Ho cercato di immaginare chi sarei stata se non avessi avuto ricordi e all’improvviso ho sentito una profonda connessione con lo spirito del luogo, della terra, del mare e ogni mia frustrazione è stata trascinata via.

Perché hai deciso di offrire lezioni aperte di yoga sulla spiaggia e cosa si prova praticando qui?

Adoro offrire lezioni aperte di yoga nella natura. Lo facevo anche nella mia città, ad Atene, nei parchi e sulle spiagge, prima di arrivare qui. Il motivo per cui amo praticare yoga in questi contesti è che mi aiuta a sentirmi più connessa alla mia natura. Anche il prana (l’energia vitale) è più elevato all’aria aperta, specialmente qui, a Kommos, che era il porto dell’antico regno minoico di Festos, dove ho sperimentato un’energia intensa e una vibrazione curativa. Mi piace offrire lezioni basate su donazioni gratuite, in modo che tutti possano provare la pratica indipendentemente dalla propria situazione finanziariaSono immensamente grata per il fatto di poter fare ciò che amo in un luogo bellissimo e così speciale. E’ stupendo che persone provenienti da tutto il mondo partecipino alle lezioni, sia principianti che avanzati, e sono veramente felice della possibilità di gioire tutti insieme della pratica dello yoga, che è la pratica dell’unità, in questo scenario maestoso.

DAVIDE E MICHELLE, UN LOCALE VEGANO E LA FAME DI VITA 

Cosa vi ha portato a Matala la prima volta e cosa vi ha convinto ad aprire qui un’attività? 

Cosa ci ha portato a Matala? Crediamo il destino. 13 anni fa ho lasciato l’Italia ed un lavoro in banca per un nuovo inizio, una nuova vita e sono andato a St. Lucia, ai Caraibi. 

Davide e Michelle

Qui ho incontrato Michelle e ho aperto un ristorante, ‘I 2 Balordi’, ( li potete trovare su facebook alla pagina “MAD IRIE) che ho gestito per più di un anno per poi venderlo e iniziare a lavorare sull’isola come Chef freelance per resort e ambasciatori nelle loro residenze private. Dopo sei anni, ho accettato la proposta di un proprietario Saudita per trasferirmi in Inghilterra, precisamente nelle Cotswold, a Stow on the Wold, in qualità di Sous Chef nel suo Hotel 5 stelle. Esperienza professionalmente fantastica, ma la voglia di libertà e la ‘fame’ di vita mi hanno spinto dopo un anno a ricercare nuove avventure. 

Quindi ho chiesto sui social media se qualcuno conoscesse opportunità in qualsiasi posto al mondo, ma con mare e clima caldo temperato. Uno dei commenti parlava di un piccolo negozio libero a Matala … ed eccoci qui.

Una volta arrivati abbiamo deciso di aprire un piccolo snack bar con cibo esclusivamente vegano- vegetariano e grazie alla qualità del nostro cibo, l’entusiasmo e l’amore per questo lavoro, siamo cresciuti costantemente negli anni.

Matala era il paese degli hippies, cosa resta di quella straordinaria storia oggi?

A Matala lo spirito hippie e l’energia magica sono ancora presenti in una comunità variegata di anime provenienti da ogni parte del mondo, che hanno deciso di vivere una vita più semplice ed umana. Purtroppo, a causa dell’avidità di alcuni proprietari, Matala ha lentamente e progressivamente perso l’impronta hippie e di libertà che l’aveva resa famosa. Le troppe gelosie, il lento spopolamento dovuto al selvaggio fiorire di decine di B&B e il poco interesse delle istituzioni stanno cambiando in peggio l’atmosfera del villaggio, ma seppur in pochi, alcuni di noi mantengono e manterranno vivo lo spirito e la magia di questo fantastico angolo di Creta.

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Debora Bergaglio

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